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La prima considerazione di oggi, scusate se a titolo puramente personale, è che Giulio Tremonti ha involontariamente copiato l’idea originale del libro “La Fuga dei Talenti“. “Uscita di sicurezza/emergenza” era il working title del volume uscito tre anni fa, da cui ha preso il via questo blog. Un titolo che poi la casa editrice decise di cambiare, per esigenze editoriali.
Accenno a questo aneddoto personale, per sottolineare l’ironia della situazione: vale a dire, uno degli attori istituzionali che hanno posto le basi del disastro attuale (salvo poi redimersi recentemente, con la politica del rigore), filosofeggia adesso sui mali del nostro tempo. Non leggerò il libro di Tremonti, premetto: il mio tempo è poco, e non mi piace sprecarlo. Dico solo che il trasformismo della classe dirigente italiana fa venire i brividi: l’ex-Ministro dell’Economia, che parla di “bisca della finanza” e “primato delle regole”, mi pare proprio la stessa persona che una decina di anni fa regalava condoni ai peggiori evasori di questo Paese, e che a metà degli anni 2000 riceveva abbondanti pacche sulle spalle dai colleghi francese e tedesco, consentendo a Roma, Parigi e Berlino, di annacquare il patto di stabilità euopeo. I risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Caro Tremonti, l’”uscita di sicurezza” non è quella che indica lei. E’ quella che da 15 anni i nostri migliori giovani professionisti cercano -in modo autonomo- da un Paese che lei ha co-governato, con i risultati che ben osserviamo oggi. Non basta un anno di politica del rigore a cancellarne sette di politica del non rigore, perdonando gli evasori, evitando accuratamente ogni investimento nelle politiche per la crescita, ignorando le riforme e dimenticando i giovani. Di quale “uscita di sicurezza” vogliamo parlare, allora?
Faccio questa premessa per venire ai giorni nostri: il pacchetto liberalizzazioni del nuovo Governo è stato ampiamente discusso, e ora passa al vaglio del Parlamento. Contiene un paio di norme, quella per l’avvio di società giovani con un solo euro di capitale, e quella relativa ai tirocini nel corso dell’ultimo biennio di studi, che sono assolutamente interessanti. Si poteva fare di più? Certo. E’ insufficiente il pacchetto, nel suo complesso? Ovviamente. Ma dopo decenni di distruzione sistematica del percorso di crescita di questo Paese vi aspettavate forse Batman, che ripulisce Gotham City?
E’ importante che questo percorso di liberalizzazione e crescita prosegua, fino allo sbrigliamento dell’ultimo laccio corporativo dell’Italia. Mario Monti non deve avere paura di andare fino in fondo. Non esistono vie di mezzo: o vince e sbanca, o perde. L’Italia onesta è con lui.
Ora però quello che mi preoccupa è il rischio -sempre più concreto- di una “fuga dei talenti” europea. Anche in questo abbiamo fatto da battistrada: si parla di quattromila greci emigrati in cinque mesi in Australia, di sessantamila spagnoli che hanno lasciato il Paese iberico in nove mesi, di cinquantamila irlandesi che lasceranno l’isola di smeraldo nel 2012. E anche i portoghesi fuggono. Vanno sempre più di moda l’Australia, il Brasile e tutti quei Paesi emergenti, in grado di offrire una prospettiva di futuro. La “nave Europa”, in particolare quella del Sud, si sta inabissando. O sembra sul punto di inabissarsi. Chi è furbo capisce l’occasione storica: il Governo brasiliano ha allo studio un progetto per incentivare l’attrazione di talenti dall’Europa, per favorire l’arrivo di 400mila (!) professionisti altamente qualificati nel Paese carioca. “E’ la globalizzazione, bellezza!” E in questo momento ci vede perdenti. Riusciremo a invertire il trend? Difficile. Ma non impossibile.
Il timore, fondato, è che questa percezione stia già aggravando la “fuga di talenti” dall’Italia. E’ una sensazione molto forte, leggendo le e-mail che mi arrivano, i commenti a questo blog, i “post” sui social network. Difficile ancora quantificare le evoluzioni più recenti di questo trend di fuga, ma penso che -appena riusciremo ad avere i dati 2011- le sorprese saranno amare. La differenza è che gli altri Paesi qualche dato provano ad abbozzarlo: qui, come al solito, tocca ai giornalisti estorcerlo. E lo si estorcerà, anche stavolta.
Chiudo con due considerazioni, che lasciano -stavolta- un margine di speranza: la prima è un’informazione di servizio. Alla Camera è passato, in Commissione, l’emendamento che estende i benefici degli sgravi fiscali della legge Controesodo fino al 2015 (dal 2013). Due anni in più, dunque, per rientrare, usufruendo di un forte taglio sulle tasse.
La seconda, è la frase che Mario Monti ha dedicato agli studenti italiani della London School of Economics: “certamente non dimentichiamo le giovani menti brillanti, definiti come “cervelli in fuga”“. E’ un impegno che rileviamo molto volentieri, ma del quale staremo molto a attenti a verificarne l’attuazione.
Non è più tempo per sconti o dimenticanze. Ora si valuta solo ed esclusivamente sulla base dei risultati.
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