Primo ascolto: che suoni straordinari. Secondo ascolto: bei suoni, ma qualcosa non torna. Terzo ascolto: sì ma, oltre ai suoni, nient’altro?
Questo schema riassume chiaramente quanto ci sia da dire su Mylo Xyloto, attesissimo nuovo album dei Coldplay, che palesa un evidente passo indietro rispetto ai suoi predecessori. E soprattutto se consideriamo tre assunti:
1) Nessun’altra band quanto i Coldplay è stata in grado di influenzare in maniera così profonda il pop-rock degli anni Zero, combinando allo stesso tempo eleganza compositiva, ricerca timbrica e melodie accattivanti.
2) Nell’ultima decade, nessun’altra band ha ottenuto il successo mainstream che hanno ottenuto i Coldplay.
3) I Coldplay non hanno mai “steccato” un disco finora.
Date per vere queste condizioni, ecco che Mylo Xyloto si configura come un disco scontato. Scontato a questo punto della carriera di una band talmente entrata nel cuore della gente da potersi permettere (quasi) qualsiasi cosa, anche la standardizzazione.
Se vogliamo proprio dirla tutta, oggi nessuna band gode di un potere promozionale tanto grande quanto il loro: l’exploit del primo singolo Every Teardrop Is A Waterfall ne è la prova, giacché dettato da una sovraesposizione mediatica senza precedenti (non è un caso che questo brano sia stato il più passato dalle radio nel 2011, ndr).
Per la serie: “gli stadi sono pieni, ora scriviamone gli inni”. Ed è così che Mylo Xyloto conta più “oh-oh-oh” di un coro dell’Atalanta e più “paraculate” - – mi si passi il termine – dell’ultimo disco di Rihanna. Proprio quella Rihanna che si rivela magicamente – perché? – in Princess Of China, canzone che Chris Martin ha pubblicamente salutato come “preferita” tra le 14 tracce finali. Al di là del fine propagandistico per quello che sarà un inevitabile singolo, non prendiamoci in giro: l’ascoltatore medio americano può anche accontentarsi di un duetto con la star del momento, chi li ha amati ed apprezzati dai (bei) tempi di Parachutes, no.
Voto 7, perché voglio essere ortofilo (amo la correttezza): al di là dell’eccessiva semplificazione/omologazione compositiva (verso sé stessi e il mondo pop in generale), si ascoltano brani certamente d’impatto (Hurts Like Heaven e Don’t Let It Break Your Heart su tutti) e suoni che superano di gran lunga la qualità media delle produzioni odierne. Del resto, avvalersi di musicisti quali Davide Rossi, Jon Hopkins, Markus Dravs, Daniel Green, Rik Simpson e Brian Eno - che per questo disco ha riciclato non poco dai suoi lavori solisti, si ascolti Up With The Birds - è cosa più unica che rara. Tante teste che “tengono famiglia”, forse troppe, per pubblicare un album che punti solo alla qualità. Come si dice, da Parachutes a “Paraculs”.
Simone Pase
Voto Simone: 7/10
Voto Nico: 6/10
Tracklist:
2. Hurts Like Heaven
3. Paradise
4. Charlie Brown
5. Us Against The World
6. M.M.I.X.
7. Every Teardrop Is A Waterfall
8. Major Minus
9. U.F.O.
10. Princess Of China
11. Up In Flames
12. A Hopeful Transmission
13. Don't Let It Break Your Heart
14. Up With The Birds