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Uscite discografiche 2011: Daniele Silvestri - S.C.O.T.C.H.

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

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Recensire un album con tale ritardo dalla sua uscita può suonare ostico, come se ci si fosse dimenticati di un pezzo – importante, poi – per la via. Tuttavia, a mio modesto parere, il tempo trascorso ha sicuramente aiutato a digerirlo meglio. L ’abbiamo analizzato e psicoanalizzato, e sappiamo dirne qualcosa, se ci piace ancora ascoltarlo, ad esempio. Non si sottovaluta l’importanza del tempo per un dico – è quello che lo fa rimanere grande. Oppure rende grande l’artista, la persona che si cela dietro una lista di pezzi sul retro di una custodia per cd. Quello che rimane è la sua anima.

Scotch ha due anime, e chi lo ascolta lo sa. Del resto, unisce due persone che di per sé starebbero da sole, separate, e seguirebbero due linee parallele che non s’incontrano mai. Un’anima di Silvestri è malinconica, nostalgica anche in caso di vibes ritmati, e perennemente innamorata di un sentimento: l’amore appunto. L’altra è polemica e politicante, veloce, scanzonata – perché cantare le disgrazie dello stivaletto è più facile se lo fai in maniera scanzonata. Detto in maniera semplice, fa il suo dovere di cantautore italiano: canta sventure e incomprensioni d’amore come solo lui sa fare, e qui si avvale anche dell’aiuto di uno come Fabi ( che di disgrazie è perito); poi si cimenta nell’impegnato e del sensibile quando serve. Le voci che lo aiutano attingono un po’ a tutti i poli della musica italiana, Bollani, Raiz, Bunna, Gaber – anche attori, eh. Insomma, una miscellanea di mondi, per descrivere l’Italia appunto, e gli italiani.

Sin dal singolo d’esordio, Ma Che Discorsi, si comprende facilmente che Silvestri non ha mai abbandonato il suo stile incantato e disincantato al tempo stesso, di chi guarda, comprende e sorride Sornione (vera perla dell’album ). Quando si mette a parlare del nostro belpaese si perde abbastanza. È un po’ come se tutto il realismo con il quale affronta la dolcezza di amori frustranti e mai troppo idilliaci venisse meno. Rimane generico, nonostante la verve non gli manchi perde la carica della sua penna, quella con cui concentra in una frase un pensiero complesso ( e lui lo sa fare, ed è bravissimo ), col rischio di sembrare ripetitivo o circolare ( un pezzo come Precario E’ Il Mondo dice tutto e niente al tempo stesso, e stride con la cover di Gaber Io non mi sento italiano ); l’Appello, per quanto sua un pezzo impegnativo mi lascia poco.

Meglio lo Scotch, pezzo per il quale si avvale di un lungo monologo di Peppe Servillo a fine track che dovrebbe svelare al fido ascoltatore il quid di tutto l’album: chi parte crede che basti lo scotch, ma non chiude un granchè, dice Silvestri. Fa anche ironia sul mondo sei social network parodizzando su e con Gino Paoli – La Chatta è un pezzo incredibilmente simpatico. Non perde l’occasione di essere più leggero sulla quotidianità di coppia, in ogni caso; ma c’è sempre spazio per quello che Seneca chiamò ‘secum stari et morari’, stare da soli e realizzare i propri guai – prendi un pezzo come Acqua Stagnante, ne è un esempio perfetto. E se non ha svelato nessun arcano segreto, ha riportato alla mente la valenza di un gesto automatico di chi prende e se ne va. Nel mondo di Silvestri la fine di qualcosa – storia o crisi che sia economica o d’amore – non è un momento, ma una dimensione di vita con tanto di movimenti jazz e meta contesti teatrali.

Mi piace Daniele Silvestri, mi piace come canta, mi piace come artista – perché non si limita, e spazia. L’importante è non cadere nei clichè, o non darsi a banalizzazioni. Mi piace la sua anima nostalgica che va a fondo nei dislivelli di un sentimento, lo studia e analizza e te lo serve su di un piatto d’argento, sicchè comprendo l’inutilità di qualsiasi reazione. Il suo applicarlo al mondo sociale ed economico mi piace di meno, perché perde parecchio nelle sue capacità. Ma, come è stato già detto, quella del non poter allontanarsi dal proprio mondo ed arzigogolare sui massimi sistemi senza prendere in considerazione politica etc etc è una componente inscindibile del cantautore italiano – e ignorarla del tutto sarebbe biasimevole. Del resto, Scotch è una parabola – o supposta parabola – sull’Italia di oggi, a livello di coppia, presidenti e libero mercato e sul suo essere un patchwork di realtà attaccate con un collante grezzo; il che è vero, ma rischia di risultare eccessiva o distorcente, come potrebbe essere l’effetto di una striscia di scotch.

Marzia Picciano


Voto Marzia : 5 ,5/10
Voto Nico: 6/10
Tracklist:

1. Le Navi
2. Sornione
3. Cos’è ‘Sta Storia Qua
4. Fifty-Fifty
5. Acqua Stagnante
6. Precario E’ Il Mondo
7. La Chatta
8. Io Non Mi Sento Italiano
9. Monitor
10. Ma Che Discorsi
11. Acqua Che Scorre
12. Lo Scotch
13. L’Appello
14. In Un’Ora Soltanto
15. Questo Paese

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