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Uscite discografiche 2011: Oh Petroleum - Oh Petroleum

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

Questo articolo è stato scritto per la webzine BeatBear e lo trovate a questo link

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La Primavera musicale Italiana cresce bene. Chi ancora sostiene che in Italia non si fa buona musica si sta perdendo la crescita di tutto il movimento alternativo italiano e che acquisisce sempre più una dimensione internazionale. Ed è questo il caso di Oh Petroleum, pseudonimo dietro il quale si cela il brindisiono Maurizio Veriucci.

Con la benedizione di Cristina Donà, nel 2007 debutta con il moniker Creme con l'album SullaCollina puoi sepellire ciò che non ami più(Faier Entertainment) nel quale venivano fuori i due lati dell'artista pugliese: quello più intimistico da pochi accordi di chitarra e più folk e quello più sfacciato da puro rock 'n'roll. La particolarità di quel disco (come di quello di cui andremo a parlare) è che Veriucci faceva tutto da solo (nei live invece si fa aiutare da Davide Niccoli alla batteria, Angelo Scalas al basso, Enrico Martello alla chitarra).

Dopo quattro anni da quell'esperienza arriva il progetto Oh Petroleum che abbandona quasi del tutto le atmosfere del progetto Creme per produrre un album che prende la direzione del blues-rock più oscuro e a tratti “inquietante”, nel senso che riesce a colpire a fondo l'anima dell'ascoltare e a scuoterlo interiormente.

E lo fa già la copertina dell'album ovvero un uccello dal cui occhio scende una lacrima di Petrolio: un immagine desolante e forte che da un lato esprime un disagio interiore e dall'altro quello esteriore del decadente mondo in cui viviamo. Le sonorità rimandano alle atmosfere rarefatte dei Calexico e dei più intensi White Stripes, all'intensità interpretativa di grandi artisti come Nick Cave e Mark Lanegan e la voce ha uno stile vicino a molti cantanti dell'era post-punk

Si parte con l'incalzante “Black Sound che ha una vena più rock 'n'roll e si prosegue con la lenta e coinvolgente “Here I Standche mi ricorda molta all'arrangiamento di “Oh Death” dei Camper Van Beethoven: l'armonica è il tocco di classe del pezzo.

Il suono si evolve ancora in “Not me” che prende più una direzione folk-rock in pieno stile Bob Dylan di Blonde on Blonde (Stessa discorso vale per “Certain Destruction” e “Summer Breeze” che ha però ha influenze più melodiche e il risultato è un suono meno insidioso). Lo stile è variegato ma l'album è tenuto ben saldo da una vena malinconica e una certa “americanità” del suono.

Il Blues torna prepotentemente in “If you don't want to” che riprende un po' la traccia d'apertura. La migliore traccia dell'album l'ho indviduata in “The Hunter” dove compaiono quelle che dovrebbero essere maracas: il pezzo unisce perfettamente le due anime del cantautore e a mio parere il brano in questione offre la performance vocale più emozionante.

Si accelera in modo maestoso “Ragged Jacket” che sembra una miscela di Stooges e Cream. Il disco si conclude in modo soft con la ballata “Malediction”, forse il pezzo meno interessante dell'intero lavoro di Oh petroleum

Maurizio Veriucci conferma la sua bravura e la sua ecletticità che gli hanno permesso di confezionare un disco eterogeneo ma compatto, suonato e cantanto magistralmente e quasi senza pecche. La scena Italiana deve esser fiera di questo cantautore che se continua su questa strada e continua ad esplorare i mondi a lui più affini, può diventare il fiore all'occhiello del nostro Paese anche a livello internazionale.

Nicola Orlandino


Voto: 7,3/10

Tracklist:

Black sound
Here I stand
Not me
If you don't want to
Summer breeze
The hunter
Certain destruction
Ragged jacket
Malediction


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