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Uscite discografiche 2011: Soviet Soviet - Summer, Jesus

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

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I Soviet Soviet, trio pesarese post-punk, hanno suonato a Pescara in 3 Agosto nella rassegna Indie Rocket – Eventi Collaterali. E' stata una possibilità per ammirare dal vivo una band che sta avendo molti riscontri positivi, in terra patria come all’estero.
Parliamo di post-punk. Anzi no, di revival post-punk. Sinceramente, non saprei dirvi granchè. Uno perché odio le etichettature, due perché odio il fatto di dover usare nomi che a livello pratico non sanno spiegare il motivo della loro quintessenza.

Ascolto un album quale Summer,Jesus e ho impressa in testa l’immagine di Ian Curtis, e relativo accompagnamento semantico: Madchester a go go, giorni acidi, tetri e bui ( ma altrettanto gloriosi ). E’ indubbiamente una mia pecca, oltre che una vile generalizzazione. Ma tutto l’ambaradan a preambolo è per dire che: i Soviet Soviet non avrei mai pensato fossero italiani, e forse non sono l'unica a pensarlo. Per lo meno quelli di questo Jesus, Summer. Eccezion fatta per l’iniziale Contradiction, che fa un po’ eco dei Diaframma , il resto dell’album è molto più british che italiano made in Pesaro ( con tutto il rispetto ).

Fa davvero strano perché di contamination ne vedo davvero poco. Sono fedelissimi alla linea. Una via di mezzo fra Joy Division e Gang Of Four e un po’ i Sonic Youth , a tratti. Accenni di New Order direttamente da Love Power And Corruption (Human Nature comincia come Age of Consent ma poi continua come un cantato di Thurston senza Kim Gordon ).

Non sento Miro Sassolini, non sento CCCP, non sento molto post punk italiano. Un tono dark alquanto interpoliano  degli albori (il sacrosanto Turn On The Bright Lights ), ma senza mai prendere il volo (Warmata ricorda un po’ Roland, non trovate? Come del resto The Beasts Are Brave).
Pitchfork (il prestigioso sito made in Chicago ) li aveva recensiti nel (lontano?) 2009, all’uscita di Marksman e ne aveva tessuto lodi – pur scherzando sul loro command of english, ma pur sempre riconoscendogli un valore, quello di ignorare le vili ‘restrizioni territoriali’ imposte dalle band a cui si ispiravano e di fare quel determinato genere di musica senza soffrirne troppo.
Quest’ultimo album rappresenta un ulteriore sviluppo dark- romantico, con i suoi bassi metallici e pieni e i suoi ritmi serrati. Prince, Prostitutes è in perfetto stile divisioniano;  E la stessa cosa si può dire per Aztec Aztec: procede cupa, ritmica e melodicamente malinconica.

Insomma, attingono direttamente alla fonte prima, e rispettano bene i contorni e le regole dettate dai grandi. E se non si sono inventati nulla di nuovo, certamente non hanno mancato di rispetto a nessuno. E il risultato è più che lodevole.

 

Marzia Picciano


Voto Marzia:  7
Voto Nico: 7+


Tracklist:
01 Contradiction
02. Human Nature
03. Prince, Prostitutes
04. Warmata
05. The Beasts Are Brave
06. Aztec



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