E' proprio il caso di dire, piccole donne crescono. Annie Clark, alias St.Vincent, torna alla ribalta col suo nuovo disco, Strange Mercy, il terzo, dopo il promettente Merry me (2007) e Actor del 2009. L'intensa esperienza con i Polyphonic Spree e la band, o per meglio dire la “comune” di Sufjan Stevens, le hanno permesso di farsi le ossa e sviluppare così un più che apprezzabile gusto musicale. In una recente intervista, la Clark ha confessato di aver incentrato buona parte delle nuove canzoni sulla chitarra e di voler puntare a un disco “più umano”. Qualunque siano le sue intenzioni, il risultato è davvero ragguardevole. L'atmosfera chitarristica tipicamente indie rock si tinge di sintetizzatori, elettronica soft e di sfumature jazzistiche, estranee ai primi due dischi. Nonostante i grandi nomi legati alla produzione e alla registrazione del disco (John Congleton al mixer; il tastierista di Beck, Brian LeBarton, MacKenzie Smith dei Midlake alla batteria e Daniel Hart al violino), la sostanza è tutta farina del suo sacco. La voce è stabile, sicura (frutto di una lunga esperienza come corista); anche quando, in alcuni pezzi, viene falsata da effetti elettronici. Le qualità canore della Clark evocano incantevoli universi paralleli di facile ascolto. Basta infilarsi le cuffie per vivere nuove esperienze interiori. Cheerleader è un gioiello espressivo di notevole spessore. C'è spazio anche per canzoni più veloci, come Cruel o Northern light, capaci di incollare l'ascoltatore alla sedia grazie a chitarre acide e pattern ritmici irregolari. I bassi, spesso tondi e voluminosi, avvolgono l'ascoltatore, invogliandolo ad alzarsi e scatenarsi in balli febbricitanti. L'uso d'inserti elettronici (ormai usati da una miriade di gruppi o artisti della scena indipendente di oggi) si fa strada sin dalla canzone di apertura, Chloe in the afternoon, per poi riapparire a tratti fra le note delle undici canzoni che compongono il disco. Il risultato? Electro-rock allo stato puro. La voce della cantante/polistrumentista si fa sempre più dolce, sensuale, multiforme: consigliato un attento ascolto di Year of the tiger, forse una delle tracce più riuscite di Strange Mercy, perché impreziosita da incantevoli arrangiamenti orchestrali e da una voce dannatamente sensuale. Anche se la spensieratezza degli esordi lascia spazio a una ricercatezza formale, talvolta poco convincente (l'intermezzo caotico di Northern light è al limite dell'ascoltabile…), nel complesso, l'opera di Anne Clark è immediata e attesta il raggiungimento di una maturità compositiva che i fan più sfegatati si aspettavano di certo. Fra moog pazzoidi, elettronica e drum machine, sono voce e chitarra a emergere con più decisione, come a dire: largo ai nuovi mezzi, ma è ancora possibile fare buona musica con questi due strumenti; l'importante è saperli usare. E il risultato è senz'altro vincente.
Filippo Infante
Voto: 7/10
Tracklist:
1. Chloe in the Afternoon
2. Cruel
3. Cheerleader
4. Surgeon"
5. Northern Lights
6. Strange Mercy
7. Neutered Fruit
8. Champagne Year
9. Dilettante
10. Hysterical Strength
11. Year of the Tiger