I Vegetable G tornano sulla scena indiepop con il loro nuovo disco “L’almanacco terrestre”. Si, avete letto bene: il titolo stavolta è in italiano. Dopo ben quattro anni di album cantati in inglese, il gruppo pugliese “parla” la nostra lingua, e sforna un disco liricamente surreale, dal sound sfacciatamente pop. Bene così, perché non c’è niente di meglio di un gruppo che non si nasconde dietro sterili cliché musicali e che ha il coraggio di gettarsi a capofitto nel pluri criticato oceano indiepop, il più delle volte definito, erroneamente, “commerciale”. Provate ad ascoltare canzoni come “Galaxy Express” o “La filastrocca dei nove pianeti”, titolo del loro precedente Ep: vi sorprenderete a canticchiarle senza pudore, passeggiando per strada mentre vi dirigete a lavoro o, nel più classico dei casi, sotto la doccia con uno shampoo per microfono.
Già a partire dalla title track s’intuisce l’insieme d’ingredienti dei giovani “vegetali”: sogni, poesie e avvolgenti galassie, simili ai vorticosi cieli di Van Gogh. Alcuni brani, come “La voce di Pan”, ricordano il cantato ardito e profondo dei Bluvertigo di “Metallo non metallo”. Un pizzico di Max Gazzè; una punta di ermetismo alla Battiato e il gioco è fatto.
L’originalità non sarà il loro forte, ma in più di un’occasione il gruppo dimostra guizzi di creatività davvero sorprendente. Proviamo a definirli “indie pop d’avanguardia”, capaci di esprimersi con freschezza, dalle soluzioni stilistiche immaginifiche e rilassanti. Più il disco scorre più sembra di avere a che fare con un concept album. Un affresco sonoro dove pianeti, razzi celesti e misteriosi algoritmi rivelano suggestioni di un mondo immaginario che, grazie a criptiche quanto semplici filastrocche dal gusto retrò, incanta sin dal primo ascolto.
Le tastiere, i synth e i notevoli giri di basso, girano e rigirano attorno a giocose melodie. “Il giardino delle sfere” è la canzone che non ti aspetti: un moderno madrigale, forse rimaneggiato da Enrico Gabrielli (Afterhours, Morgan, Capossela), curatore degli arrangiamenti del disco. Il brano è intessuto di malinconica gioia, niente affatto stucchevole o scontata. Certo, quello dei Vegetable G non sarà certo il disco dell’anno, ma è pur sempre un ottimo risultato per una band che, con qualche anno di esperienza alle spalle, si attesta più matura e sicura di sé. Per adesso godiamoci l’‘almanacco terrestre’; un domani (forse) muoveremo un nuovo passo verso le stelle.
Filippo Infante
Voto Filippo: 6,5/10
Voto Nico: 7/10
Tracklist:
- L'aritmetica che non capisco
- L'almanacco terrestre
- La voce di Pan
- Il cielo di Van Gogh
- L'uomo di pietra
- Il giardino delle sfere
- La filastrocca dei nove pianeti
- L'idea del plancton
- Galaxy express
- Le avventure dell'oblò