Già dal sottotitolo di questo blog ci si può rendere conto di quanto mi sia piaciuto (e mi piaccia) il film V per Vendetta.
E così un grande appassionato di fumetti (il mio fidanzato) mi ha regalato la graphic novel ‘V for Vendetta’, di Alan Moore e David Lloyd: ne ho finito la lettura da poco.
Sapevo che dovevo attendermi qualcosa di un po’ diverso dal film, ma il primo impatto mi ha comunque lasciata disorientata.
A leggere in copertina c’è pur scritto: “Il fumetto che ha ispirato il film dei fratelli Wachowski”.
‘Ispirato’, appunto. Il film è una creatura a sé, giustamente.
Man mano anche il fumetto mi ha molto presa, e l’ho riletto con più calma, perché a mio avviso si apprezza di più ad una seconda lettura.
L’ambientazione è un’ipotetica Inghilterra dominata da un regime totalitario. Dopo una devastante guerra atomica, che ha distrutto mezzo mondo, il partito fascista ‘Fuoco Norreno’ è salito al potere approfittando del caos nel paese affamato e allo sbando.
Rispetto al film quindi abbiamo una popolazione inglese ancora più passiva, dato che nella pellicola il dittatore Sutler, col suo partito, aveva scalato i vertici elaborando mostruosi inganni per raggirare la popolazione, creando false notizie e falsi attentati attribuiti a ‘terroristi’ inesistenti, seminando panico e malattie per poter presentarsi come colui che avrebbe riportato la tranquillità (mediante la repressione).
Mentre nel fumetto il popolo, affamato e concentrato a sopravvivere nell’immediato dopoguerra, semplicemente ‘lascia’ acriticamente che il vuoto al governo sia occupato a mani basse da questo insieme di ‘corporazioni fasciste’.
Questa passività della popolazione, il suo non aver quasi alcuna parte nella storia, la mancanza di una vera presa di coscienza (come avviene nel film) permane durante tutto il fumetto, rendendo molto incerto l’esito finale.
L’”ordine” è dal regime concepito come repressione, privazione della libertà, violenza da parte del potere, controllo totale dei media; come creazione di campi di concentramento (in un delirante ritorno a una forma di nazismo) per neri, omosessuali, ebrei, socialisti, comunisti e chiunque sia anche solo sospetto di avere idee diverse da quelle del partito.
Il popolo è controllato da telecamere (come in ’1984′ di Orwell) e sorveglianza telefonica, oltre che da pattuglie armate e delinquenti assoldati come milizie segrete.
In questo contesto comincia ad agire il misterioso individuo ‘V’, unico sopravvissuto del campo di Larkhill, un essere eccezionale, eroe o folle o entrambe le cose.
La sua strada si incrocia con quella di Evey; e la storia di ‘V’ è intrecciata con quella di tutti.
‘V’ deve vendicarsi e vendicare: uccide, per anni in sordina, quasi tutte le persone che lavoravano a Larkhill; l’ispettore Finch si rende conto che deve aver ucciso circa 40 persone, ma che nessuno aveva notato gli omicidi poiché ‘V’ ha fatto in modo che sembrassero morti accidentali.
Poi ‘V’ alza il tiro e punta ai più alti responsabili, uscendo allo scoperto.
‘V’ ha un piano in cui tutti saranno suoi strumenti, per distruggere l’”ordine” del regime, portare il caos e l’anarchia; la sua speranza finale è che dopo i distruttori arrivino i creatori: “Due facce indossa l’anarchia, il creatore e il distruttore“.
Il ‘leader’ al vertice massimo del partito nel fumetto si chiama Adam Susan, ed è intimamente convinto di portare il paese “fuori dalla desolazione del ventesimo secolo” mediante il fascismo, poiché questo presuppone “unità di scopo, uniformità di pensiero, di parola, di azione“. Ergo, per il bene dell’Inghilterra sono bandite tutte le diversità e la libertà: “questi sono lussi, la guerra ha messo fine ai lussi, la guerra ha messo fine alla libertà“, è la sua distorta concezione di ‘bene del paese’.
Dunque questo ‘leader’ è diverso dal ‘Gran Cancelliere’ Sutler del film: Sutler è un efficacissimo dittatore da manuale, che grida e comanda attraverso uno schermo televisivo, che tende a concentrare il proprio potere, soverchiando gli alti funzionari del regime a cui fa regolari lavate di capo corredate da minacce.
Nel fumetto invece il ‘leader’ ha un rapporto più riflessivo con gli altri membri del partito, con cui discute alla pari, e spesso a quattr’occhi, lasciando libertà d’azione, ascoltando i suggerimenti, tollerando perfino il pensiero di Finch, l’ispettore che non condivide l’ideologia del Fuoco Norreno.
Ma questo ‘leader’ è anche talmente convinto della sua ‘missione’ da esserne progressivamente schiacciato fino a scivolare lentamente nella pazzia.
Il fumetto ha diversi personaggi in più rispetto al film: il regime rappresentato nella graphic novel è sì guidato dal ‘leader’, ma è tuttavia composto da molti altri comprimari, più o meno potenti, ai vertici delle varie sezioni del regime, di importanza quasi pari alla sua (un regime fascista ‘corale’ mi viene da dire); personaggi che hanno ognuno le proprie complesse storie, sia private che pubbliche; e alcuni di loro hanno i propri intrallazzi per ascendere al potere massimo, alla carica ultima.
Ci sono, dicevo, varie figure che sono state eliminate nell’adattamento cinematografico, comprese due donne, entrambe mogli di due di questi uomini ai vertici, che hanno una parte attiva nelle vicende del ‘partito’, contribuiscono a determinare le sorti del regime stesso, s’incrociano coi piani di V (come tutti), favorendoli involontariamente mentre al contempo ne subiscono a loro volta le conseguenze.
Il coesistere di tanti personaggi (e altrettante vicende) nella graphic novel rende la storia più complicata e per questo al primo impatto l’ho trovata ostica: ho dovuto rileggerla anche perché nella prima lettura facevo fatica a stare dietro a tutti i nomi e ai ruoli rispettivi dei personaggi, e la fatica era anche dovuta al fatto, puramente materiale, che nel fumetto i volti dei personaggi non sempre sono abbastanza riconoscibili, anche perché i personaggi sono molti, e sono poco caratterizzati nell’aspetto (eccetto ‘V’ e Evey).
Per fortuna gli stessi autori il più delle volte provvedono a inserire in qualche modo nei dialoghi il nome dei soggetti presenti.
La scelta fatta per il film, di eliminare alcuni di questi personaggi e modificare leggermente alcune storie o particolari, è stata perfetta a mio avviso: non riesco a vedere bene, condensata in un racconto che deve essere per sua natura più conciso, questa ridda di personaggi e storie intrecciate talora in modo un po’ ..troppo elaborato al primo impatto.
Quel che io nel fumetto o in un libro posso andare subito a rileggere, se non l’ho capito o se è complesso, nel film invece devo poterlo cogliere immediatamente. E’ vero che esistono i DVD, ma al cinema non si può chiedere di rivedere un pezzo di cui si è capito poco!
E dunque, dall’eliminazione e/o trasformazione di alcuni personaggi sono nate altre variazioni inevitabilmente conseguenti, nell’adattamento cinematografico.
Ora che ho letto anche il fumetto mi appaiono ancor più condivisibili ed inevitabili queste scelte, infatti il film dà un racconto lineare, coerente e compatto, senza sbavature né confusioni: il film ha usato la concisione propria dell’arte cinematografica, ha semplificato senza nulla togliere, ma solo per rendere più ‘fruibile’ al pubblico i contenuti del fumetto.
Semplicemente c’è stata una traduzione da una forma d’arte ad un’altra, e ciascuna delle due ha le sue regole.
Con buona pace di Alan Moore, che, come moltissimi autori di libri e testi, non ha compreso che la sua ‘creatura’ non è stata affatto ‘stravolta’, ma è stata rielaborata secondo le regole di un’altra arte, che cammina da sola e parla un linguaggio diverso: è la reazione tipica di molti scrittori che non comprendono che materialmente non si può portare un’opera scritta in forma di film lasciandola al 100% identica; poi per fortuna ci sono quelli che capiscono quando una trasposizione cinematografica è buona o eccellente (e anzi, ha portato ancora maggiore notorietà al fumetto, in questo caso: io stessa, per esempio, se non avessi visto e rivisto il film, avrei ignorato la graphic novel, e nessuno avrebbe comprato quella copia per donarmela, quindi, qualche acquisto in più agli autori gli sarà arrivato eccome). Per fortuna l’altro autore, Lloyd, invece s’è detto molto soddisfatto del film: ha capito.
Il mio cuore è ancora per il film, ovviamente più serrato in dialoghi e storia, più spettacolare e con maggiore azione, e che ha mantenuto comunque la forza dei contenuti del fumetto; ma consiglio davvero la lettura della graphic novel a chi non l’avesse già fatta: è un fumetto appassionante, specie se riletto per bene.
Un’altro particolare, per gli appassionati delle belle e colte citazioni contenute nel film ‘V for Vendetta’.
‘V’ parla talvolta per citazioni anche nella graphic novel, ma non sono le stesse citazioni che ben conoscono coloro che hanno visto il film: sono frasi per lo più per noi piuttosto oscure (eccetto una citazione da Macbeth), tratte da qualche canzone o da qualche personaggio a noi molto meno noto di Shakespeare (per esempio cita Aleister Crowley). Quelle citazioni ormai famose che tanto ci piacciono nel film… nel fumetto non ci sono!!!