Perchè no, vivo in vacanza da una vita
Perchè no, tra una discesa e una salita
Beh, sono finite. Che altro c’è da dire? Questo blog riapre dopo due mesi d’ozio, la moda autunnale è in agguato, nuovamente inguardabile ma ci abitueremo, ci tagliamo i capelli, ci rivestiamo, riapriamo i giornali. Non è un inizio con molto mordente, ma l’importante è rimettersi in pista. Che è già qualcosa: c’è chi le vacanze le continuerà suo malgrado per un bel po’: ad esempio le migliaia di insegnanti il cui posto – precario o di ruolo – è stato cancellato dai tagli della finanziaria e della riforma gelmini.
Ed è strano che di vacanze – vere, non coatte – si senta tanto bisogno in un periodo in cui è proprio la scarsità di lavoro a preoccupare di più. Intorno a me spuntano come funghi persone – nemmeno vecchie: sui trentacinque, quaranta, e con professioni tipo avvocato giornalista ingegnere commercialista – che parlano, e qualcuno lo fa, di mollare tutto e aprire il famoso chiringuito/posada/agriturismo/atelier/negozietto in qualche posto strafigo, o comunque più passabile di Milano. In vacanza da una vita, come diceva Irene Grandi. Da una vita produttiva e però stressante, il cui senso compiuto “verticale”, di ascesa verso una meta, è diventato opprimente e non più poi tanto sensato. Prima dell’estate sono usciti – e immediatamente ristampati un sacco di volte – due libri su questo fenomeno (generazionale? forse, perchè già il nullologo generazionale fabio volo lo aveva preconizzato due anni fa nel suo orrido e però onnipresente in metropolitane hall aeroportuali e sale d’aspetto “un posto nel mondo”), che i sociologi chiamano downshifting: cambiare vita “al ribasso”, con meno carriera, meno soldi, meno ambizioni; e più natura, più fai-da-te, più affetti veri. Uno, edito da Chiarelettere, l’ho pure comprato. Non so, posso dire che a me viene un po’ la pelle d’oca? A me piace(rebbe) lavorare.
Ma le vacanze fanno bene. Non solo a chi le fa: ad esempio le ferie italiane del dittatore libico Muhamar-Michael Jackson-Gheddafi “porteranno grandi vantaggi e soprattutto la fine dell’epoca coloniale. Ne beneficeranno le imprese, si continueranno ad avere benefici sulla collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina e ci auguriamo potranno avere qualche risarcimento anche le migliaia di cittadini italiani cacciati su due piedi negli anni 70″. Lo dicono dal Pdl in risposta ai dipietristi, gli unici, su tutti i giornali online in questo momento, per bocca dei quali compare la parola “dittatore” riferita al nostro ospite, primo azionista Unicredit, socio Eni e Juventus, Impregilo e Terna, che in quanto tale non olet.
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