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Vacanze all’ombra del caro spiaggia

Creato il 14 luglio 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Vacanze all’ombra del caro spiaggia15 LUGLIO – Estate. Tempo di vacanze, di sole e di mare. Nonostante le tendenze degli ultimi anni che hanno visto un recupero della montagna, infatti, il mare resta ancora la meta preferita dagli italiani per le proprie vacanze. Non resta, dunque, che partire, pagare per il proprio ombrellone e due lettini e godersi le meritate vacanze. Ma gli stabilimenti balneari sono l’unica soluzione possibile?

Niente affatto. La situazione delle spiagge italiane è diventata con gli anni tanto scandalosa da essere percepita come normale. Il 60% delle spiagge italiane risulta privatizzato, con punte del 90% a Napoli, contro una media europea del 30-35%. Chiunque sia stato al mare all’estero ha potuto vedere ad occhio nudo la differenza. Le spiagge, in realtà, sono di proprietà demaniale, vengono date in concessione dai Comuni a privati che possono così affittare le proprie attrezzature. Queste concessioni sono ormai diventate ereditarie e i privati ormai sono padroni di quei terreni, sui quali pagano canoni d’affitto davvero irrisori (basti pensare che uno stabilimento di 8000 metri quadri paga circa 1,20 euro per metro quadro). E chiunque, non ultimo Mario Monti, tenti di rompere questa prassi si ritrova oggetto di attacchi politici da ogni parte. Nel pacchetto liberalizzazioni del governo era stata inserita una norma che prevedeva aste pubbliche per la concessione dei terreni, ma subito i proprietari degli stabilimenti sono insorti minacciando costi più alti per i consumatori. Meglio allora continuare a gestire i prezzi a proprio piacimento e fare il bello e il cattivo tempo. Sul litorale romano, per esempio, sono sorti anche muri di cemento tra alcuni bagni che ostruiscono persino la vista del mare. Sempre a Roma per andare al mare c’è un biglietto d’ingresso, una vera e propria tassa sul mare.

La storia della legislazione in materia è molto lunga, così come lo è la lista dei regali più o meno velati alle lobbies negli anni per occupare ogni centimetro disponibile. Alla situazione odierna ci si è arrivati a causa di precise scelte volte a favorire le solite “amicizie che contano”. Per saperne di più riguardo alle leggi che regolano la gestione delle spiagge private potete consultare il Manuale di Autodifesa del Bagnante (link del sito), vero e proprio manuale di sopravvivenza presentato qualche settimana fa ad Ostia dal presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. Sul sito è, inoltre, possibile con moduli appositi inviare segnalazioni e foto di eventuali abusi. Attraverso la conoscenza dei propri diritti e degli strumenti a disposizione di tutti si punta a porre fine alla cementificazione selvaggia, facendo tornare il mare un bene pubblico usufruibile da tutti gratuitamente. «Andare al mare sta diventando per gli italiani un lusso e un privilegio, un diritto rubato a chi non può permettersi di pagare ombrellone e lettino – ha spiegato Angelo Bonelli -. La spiaggia libera è ormai diventata un miraggio mentre gli stabilimenti balneari continuano a fare affari d’oro». Leggendo il manuale si scoprono alcune cose interessanti. Sapevate che è possibile utilizzare il proprio ombrellone o la propria sdraio anche nelle spiagge libere attrezzate? Che ogni cento metri di arenile ci deve essere una postazione di salvataggio? Che le spiagge libere, sempre più rare e introvabili, devono essere sempre tenute pulite dai soggetti incaricati? Sapevate di poter raggiungere il mare anche passando per uno stabilimento balneare, fermarvi a riva, stendere il vostro asciugamano e farvi un bagno senza dover pagare, per questo, alcun biglietto di ingresso? Sembra incredibile, eh? Eppure è legge.

In tempo di crisi e di sacrifici, ogni modo per risparmiare va bene. Perciò, perché non cominciare da ombrellone e sdraio?

Michele Pasculli


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