Vacanze romane

Quando si dice la fortuna! Una figlia che se ne va in ferie per 15 giorni e una mamma che le chiede "Mi presti casa? Ho bisogno di una vacanza romana."
Lascio marito e gatti, tutti ben contenti di liberarsi di me e delle mie nevrosi e di starsene in panciolle.

Qui al 6° piano il traffico è continuo e martellante, ma il tipico rumore del "tranvetto" (per chi non è romano: tram) è musica per le mie orecchie, il frastuono delle rotaie è pane per i miei denti e nella fantasia c'è di nuovo la casa della mia infanzia, mamma, papà, i miei fratelli. Che bello, un delirante sogno ad occhi aperti.
Così esco, saggio l'asfalto sotto i miei sandali, guardo, respiro il profumo ferrigno della città assolata, incontro la mia amica di sempre al Colle Oppio, giardino dei miei giochi di bimba, ci prendiamo una cedrata al chioschetto, sedute da brave signore e parliamo, parliamo mentre il sole tramonta, mentre intorno si fanno altre chiacchiere, poi ritorno, sono felice.
Mangio, dormo, penso, leggo, sono e mi sento sola, ma fa bene all'anima, una lumaca messa a spurgare.
Assaporo i libri che a volte mi regalano brandelli di me stessa come questo:
"...Quando ci rifletteva, la sua vita gli sembrava un tessuto coerente, anche se fatto d'ispirazioni disordinate, sensibili alla fugacità del presente e di nessuna tenuta sul lungo periodo. Di grandi idee, di progetti fondamentali ne aveva avuti eccome. Ma non ne aveva portati a compimento nessuno. Non uno. Aveva sempre visto le sue più ferree risoluzioni soccombere alla prima sollecitazione, le sue promesse più sincere sfilacciarsi alla minima occasione, le sue parole più vibranti dissolversi nella realtà. Non c'erano santi.... Basta esserne consapevoli. Efficace a volte perfino eroico nell'istante, sulla media durata si sapeva sconfitto in partenza..." (F. Vargas - Chi è morto alzi la mano)