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Våga minnas

Creato il 12 agosto 2013 da Eraserhead
Våga minnasÈ proprio poca cosa Våga minnas (2012), documentario in cui Ewa Cederstam, svedese, una carriera come direttore della fotografia e una nomination a Berlino ’04 per il suo cortometraggio Kvinnans plats (2004), ricopre sia il ruolo di regista che quello di protagonista poiché, come fa capire senza mezzi termini la frase introduttiva, Ewa stessa a diciotto anni è stata violentata da uno sconosciuto, e ora che di anni ne sono passati venticinque, la ferita, sebbene tamponata da un voluto oblio e dall’edificazione di una famiglia, continua a sanguinare, a portare dolore, inquietudine, malessere, stati d’animo che qui non si smettono mai di rimarcare anche se forse il difetto principe dell’opera è esattamente connotato dalla rintracciabilità di tali elementi che una volta intuiti soltanto che al leggere della sinossi smagriscono di portata con la loro effettiva presenza nel cuore della Cederstam, in altre parole: non c’è poi molto da stupirsi se una donna che ha vissuto un’esperienza tremenda porta ancora i segni dell’abuso risalente a cinque lustri prima.
Va bene l’istanza intimista, probabilmente esorcizzante per la regista, ma il risultato globale è congelato, previa vaticinazione si centra l’obiettivo opposto: la contro-empatia, non la si vivequesta video-confessione, nemmeno durante le conversazioni con l’amica del cuore o con la madre (e sorvoliamo sul puzzo artificioso delle diatribe col marito davanti alla camera o del padre che “proprio ora” confida un vecchio segreto alla figlia) che appaiono posticce, piatte, troppo troppo sedute, ad esclusione del dialogo con il poliziotto in cui viene ricostruita a parole la cronistoria della violenza, Cederstam passa buona parte del film a stupirsi di come dal giorno del fattaccio a oggi abbia dimenticato a mo’ di meccanismo di difesa dettagli e situazioni della vicenda, come se lo spettatore fosse obbligato a stupirsi anch’esso di fronte alla più famosa funzione di rimozione psicologica. Oltre a qualche finestrella paesaggistica, magari retaggio della principale professione della Cederstam, non c’è nient’altro degno d’attenzione.

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