Per Valentina Vezzali, regina indiscussa del fioretto d’ogni tempo, basti pensare alle sue 74 vittorie in Coppa del Mondo, ai suoi tre allori olimpici individuali, alle moltissime medaglie mondiali e la lista potrebbe proseguire ancora, infinita, il rapporto con Torino è d’amore e odio. Molte le soddisfazioni, infatti, in Coppa soprattutto, ma in mezzo al suo specialissimo prato verde qualche erba “gramigna” spunta, qua e là. Un esempio, l’amarissimo argento mondiale conquistato nel 2006, l’edizione più bella di sempre della nobile manifestazione a detta di tutti gli addetti ai lavori, alle spalle di una sorprendente Margherita Granbassi. Nell’ultima uscita di Coppa, sabato e domenica 10 e 11 marzo, la fantastica jesina, oggi 38enne, ha steccato. Almeno la prova individuale, uscendo infatti al secondo assalto di diretta contro la polacca Parolina Chlewinska (14-13), al minuto supplementare e con priorità a sfavore. A nulla è servita la sua reazione nella fase finale del terzo tempo quando è riuscita a riportarsi in parità (13-13) dal 10-13: «Ho accelerato i tempi di recupero dopo l’incidente d’auto del quale sono stata vittima a fine 2011 – ha detto al termine – e in questo periodo sono fisicamente in recupero. Ora ci sarà Budapest tra due settimane, poi utilizzerò il mese di aprile per riportarmi in pari sotto il profilo fisico». Preoccupata per la sconfitta prematura?: «Sì, proprio perché fisicamente non mi sento a posto. In ogni caso abbiamo ancora sette gare prima dell’Olimpiade di Londra, Europei compresi, e cercherò di arrivare al top nell’occasione dell’anno». Dopo la sconfitta Valentina è stata “catechizzata” a lungo, sulle tribune del Palaruffini, dal suo maestro, Giulio Tomasini: «C’è ancora molto tempo – ha dichiarato il tecnico – per rimettere le cose a posto. Non sono allarmato,
certo occorre lavorare ma Valentina ha sempre saputo riprendersi in grande stile e uscire ancora più forte dai momenti delicati». Una parziale risposta alla debacle è infatti immediatamente arrivata dalla gara a squadre, brillantemente vinta dalle italiane anche grazie ad una “Vale” d’autore, capace di infliggere pesanti parziali a tutte le rivali affrontate. A Torino, a soffrire con lei, c’erano anche la mamma e il figlio Pietro, immancabile presenza e fonte d’ispirazione per questa grande mamma dello sport italiano.
di Roberto Bertellino