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Valentino G. Colapinto recensisce “1975″ su Liberidiscrivere.

Creato il 13 dicembre 2010 da Fabry2010

Valentino G. Colapinto recensisce “1975″ su Liberidiscrivere.

di Valentino G. Colapinto.

1975. Nonostante Pasolini, e purché Buzzanca non lo sappia, al liceale piacciono le donne” Franz Krauspenhaar: 120 pp. rilegato, prezzo di copertina €12 [Caratteri Mobili 2010].

Caratteri Mobili è una casa editrice barese appena nata, che ha posto tra i suoi obiettivi quello di pubblicare letteratura sperimentale o comunque non ovvia e di qualità. Una mosca bianca, quindi, nel panorama editoriale pugliese e non solo, cui indirizziamo i nostri migliori auguri per il coraggio dimostrato in tempi di crisi come questa.

“1975” di Franz Krauspenhaar è il titolo che inaugura la collana Molecole, dedicata per l’appunto ad “aggregazioni narrative poliatomiche, legami letterari covalenti, meccanica quantistica della materia scrittoria (…); avendo sempre come punto di partenza la letteratura, far collidere mondi narrativi tra i più disparati, intersecando gli orizzonti del racconto con i multiformi linguaggi dell’arte e dell’espressione umana.”

Franz Krauspenhaar (Milano, 1960) è uno scrittore con molte pubblicazioni alle spalle in dieci anni circa di attività ed è ben noto a chiunque frequenti i blog letterari italiani più importanti. Per anni redattore del lit-blog Nazione Indiana, è stato poi tra i fondatori de La poesia e lo spirito e della neonata rivista letteraria online Torno Giovedì.

In quest’agile operetta l’autore rievoca con uno stile letterario molto personale e intenso i suoi difficili quattordici anni. Correva l’anno 1975 nella Milano grigia degli anni di piombo e Krauspenhaar si racconta come un adolescente mingherlino e disadattato, con gravi problemi a rapportarsi con l’altro sesso e riluttante a qualsiasi tipo d’impegno scolastico. Rifugio dalla noia sono il tifo calcistico, la musica progressive, cupe elucubrazioni filosofiche e, soprattutto, un estremismo di destra fatto di chiacchiere e provocazioni infantili.

Durante il primo anno al Liceo Linguistico Colombo incontra i suoi nuovi amici come il figo Baratti, il tossico Bagnozzi o i camerati Paris e Carrassi. Ma il Nostro è uno studente svogliato, anzi svogliatissimo, e del resto sembra pervaso da una pigrizia invincibile nei confronti di qualunque cosa. “Volevo essere sconfitto su ogni fronte”, questo il suo augurio masochistico.

Con i suoi compagni di classe filo-nazisti sogna di formare un gruppo paraterroristico di estrema destra, l’Oder Neisse Gruppe, ed effettuare così attentati clamorosi, ma il primo e unico “attentato” che riescono a compiere è una pisciata collettiva nella cabina telefonica a Piazzale Loreto al termine di una delle consuete sbornie serali.

E lo stesso protagonista si rende conto di come tra giovani di destra e di sinistra non ci sia alla fine poi una grande differenza, per non parlare del fatto che la politica fatta veramente è una noia mortale. L’importante però è essere estremisti, opporsi a prescindere al centro democristiano, che rappresenta il male assoluto, ossia l’omologazione nel Sistema, così come il lavoro, altro demone da esorcizzare e rinviare quanto più possibile.

I mesi scorrono velocemente, sempre in bilico tra noia e paranoia, pervasi da una sottile ma insopprimibile e personalissima disperazione, e i ricordi del tempo che fu si intrecciano a riflessioni di ordine più generale, culturale soprattutto.

A fornire delle provvidenziali ancore di salvezza al giovane Krauspenhaar, evitandogli così di cadere nel baratro della droga o dell’estremismo politico (le due grandi tentazione dell’epoca), provvedono infatti gli amati dischi, i buoni libri e i film.

Due modelli esemplari spiccano su tutti: Lando Buzzanca, eroe personale del giovane protagonista, e Pier Paolo Pasolini, all’inizio odiato o quanto meno guardato con sospetto e poi sempre più compreso e ammirato. Due figure agli antipodi, ma l’autore scrive: “Oggi credo che i tempi siano maturati. Le ideologie sono state distrutte, anzi si sono autodistrutte, ma la sensibilità dell’uomo può essere più pulita. (…) Oggi possiamo mettere insieme Buzzanca e Pasolini, possiamo vivere di cose estreme e discordanti tra loro, riuscendo a trovarne un nesso.”

Nel corso di quel fatidico anno, si consuma progressivamente il distacco del giovane Franz dalle ideologie di estrema destra, che si conclude con il ripudio sia delle iniziali simpatie filo-naziste che degli amici camerati di un tempo.

“1975” è, quindi, un mix tra memoir e riflessione esistenziale da parte dello scrittore, che giunto sulla soglia dei cinquant’anni si trova a fare i conti con gli inevitabili bilanci di una vita. Il libro ricostruisce in maniera sintetica ma essenziale l’atmosfera di un’epoca che oggi ci sembra lontana anni luce, vista sia con gli occhi di un ragazzino che sta diventando uomo che con quelli più stanchi ma non ancora spenti del cinquantenne che rammenta i (non bei) tempi andati.

Evento culmine è l’uccisione di Pasolini il 2 novembre, l’eliminazione del testimone scomodo, il profeta non ascoltato, l’ultimo grande poeta civile. E a fornire la chiosa finale sono proprio dei versi di Pasolini, tramite i quali Franz Krauspenhaar si richiama alla “disperata vitalità” pasoliniana, citandola come unica forma possibile di resistenza attiva contro la vita. Rivoltare quindi la propria disperazione, facendone un punto di forza.



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