Sul sito web dell’UAAR una delle regole non scritte è: “vietato parlare dell’UCCR“. Tutti avranno notato l’enorme sproporzione tra la quantità di volte che il nostro sito viene citato nei commenti degli aderenti della setta e l’assoluto silenzio da parte dei redattori delle “Ultimissime”.
Un silenzio molto rumoroso e significativo comunque, dato che Carcano & Co. parlano soventemente del sito “Pontifex”, del forum “Cattolici Romani” e di tanti altri blog religiosi. Ma guai a parlare dell’UCCR, chissà perché? Eppure guardando i numerosi rosicatori, non passiamo di certo inosservati da quelle parti. Inoltre, non sono poche le segnalazioni che ci arrivano da parte di commentatori del sito razionalista con le quali veniamo informati della censura dei loro commenti se contengono link diretti al nostro sito. Abbiamo provato anche noi, ed effettivamente constatiamo questa divertente fobia verso UCCR. Ognuno può fare la prova per verificare di persona. Allora non avevamo strumenti per giudicare le parole di Valentina Bilancioni, una delle tante ex responsabili dell’UAAR epurata per non essersi voluta sottomettere all’ideologia che l’associazione atea le imponeva (cfr. Ultimissima 31/3/11), quando dal suo blog definiva Raffaele Carcano, il responsabile dell’UAAR, , «l’anello mancante tra l’homo sapiens e le anguille [...] vuoto riempito da qualche senso d’inferiorità». Lei lo ha conosciuto bene per anni, ma anche noi oggi abbiamo le prove.
Un esempio di questo senso d’inferiorità lo abbiamo notato recentemente sul sito “Sono un itagliano”, dove è stato dedicato un articolo legittimamente critico all’UCCR. Le argomentazioni appaiono un po’ superficiali dato che si pretende criticare dei contenuti di alcuni articoli come fossero stati scritti direttamente da noi, mentre è solo semplice divulgazione di informazioni già presenti in testate giornalistiche locali, nazionali e internazionali. Si vuole poi screditare certi sondaggi da noi divulgati solo perché la fonte arriverebbe dal “Rasmussen Reports”, il quale -secondo l’autore dell’articolo- avrebbe ricevuto delle critiche su Wikipedia. Ma ognuno può verificare l’autorevolezza di questa società americana proprio dalla pagina di Wikipedia, dove l’associazione americana viene addirittura paragonata al Gallup (anzi, sembra anche avere ancora più credibilità da parte dell’opinione pubblica) e riceve delle critiche e degli elogi, come è normale e giusto che sia. Ma lasciando perdere queste assolutamente legittime, lo ripetiamo, seppur banali osservazioni, vogliamo concentrarci su uno dei commenti che è presto comparso a seguito dell’articolo.
L’autore è Valentino Salvatore, nientepopodimeno che lo “sbarbatello dell’UAAR”, come lo chiamano gli amici. Classe 1983, tra i responsabili delle “Ultimissime UAAR”, si definisce “laureando in Scienze Politiche” e quindi sostanzialmente uno studente fuori corso. La militanza con l’UAAR (è diventato adepto della setta nel 2006), lo ha probabilmente eccitato troppo, facendogli durare l’università 9 anni al posto che 5 (e non si è ancora laureato). Tra l’altro, leggendo le “ultimissime” che pubblica, pare che la mascotte dell’associazione di atei militanti, perda parecchio tempo divagando su islamici e gay: il 90% delle notizie pubblicate su queste due categorie, infatti, risulta esser a sua firma. Salvatore ha lasciato un commento all’articolo citato e disobbedendo alle direttive di zio Carcano, ha parlato del sito web dell’UCCR. Lo ha paragonato a quello dell’UAAR e, prima di tentare un’opera di proselitismo nei confronti dell’autore del sito, ha sostenuto che il portale della setta razionalista sia migliore di quello dell’UCCR perché in esso vengono citate anche fonti cattoliche (ah si? Tipo?), si è più sintetici e la scelta delle notizie non né tematica, né “orientata”, né ideologica, né faziosa. Oltre alla evidente e prevedibile alienazione dalla realtà di questo soggetto, ci è parso divertente leggere che lui non vuole occuparsi mai di «diatribe filosofiche ormai secolari o calcolare il grado di “ateità” o “agnosticità”». Eppure articoli come questo (diatriba secolare), questo e questo (esempi del grado di “irreligiosità”) paiono proprio essere firmati da lui.
Complessivamente, l’intervento dello “sbarbatello dell’UAAR” risulta essere notevolmente significativo dato che il semplice sito parodistico dell’UCCR, nato liberamente il 2 febbraio 2011 da qualche giovane universitario e aggiornato per puro divertimento durante l’ora di merenda in qualche remota aula-studio di qualche università italiana, viene paragonato a quello dell’UAAR, una setta religiosa nata nel 1984, beneficiaria del 5×1000, sparsa in tante micro-sette in tutta Italia e gestita da decine di pensionati (o quasi-pensionati), il cui pontefice è un lavoratore part-time. Vogliamo anche ricordare allo sbarbatello che l’UAAR investe nel proprio sito web 1.503,16 € all’anno (cfr. Bilancio 2010), offre collaborazioni retribuite ai redattori, i quali oltretutto hanno il banale compito di occuparsi di criticare la religione tradizionale, un argomento trattato ovunque da migliaia di fonti al giorno, al contrario dell’ateismo che, essendo un credo religioso di nicchia, non se lo fila nessuno.
Sentono proprio l’esigenza di doversi paragonare a noi? Il nostro ironico obiettivo allora è già stato raggiunto (in 8 mesi) ed ecco anche la prova dell’assurda volontà di competizione da parte dell’UAAR.