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Main dans la main (Francia 2012, col., 90 min., drammatico) Nulla a che vedere con il capolavoro La guerre est déclarée, l'ultimo film di Valérie Donzelli non è all'altezza del suo talento cinematografico. Se la guerra era stata dichiarata, qui la regista si ferma in una logorante guerra di trincea che non porta da nessuna parte. Joachim Fox (Jérémie Elkaim) è vetraio in un paesino di provincia. Hélène (Valérie Lemercier) dirige a Parigi la scuola di danza al teatro d'opera Garnier. Nulla li lega, ma quando s'incontreranno nulla più li separerà, letteralmente! In attesa di un vero e proprio attacco al nemico, dopo aver dichiarato guerra efficacemente, Main dans la main risulta essere un miscuglio di generi che non riesce ad amalgamarsi alla perfezione. La pellicola ruota intorno al valore letterale del termine "inseparabili", utilizzato metaforicamente nella vita di coppia: questo è il punto di forza della pellicola. Essa scade laddove tenta di far ridere a tutti i costi. E' vero che lo "scherzo" iniziale di Donzelli sorprende lo spettatore, ma lo fa negativamente. Si è infatti stupiti nel notare il tono da commedia surreale e fuori dall'ordinario dei primi minuti della pellicola, risultando anche a tratti fastidioso e fuori luogo. Se la trovata del tacco infilato nel piede può far sorridere, le prime vicissitudini della coppia (improponibile) Valérie Lemercier e Joachim Fox sono imbarazzanti. Tutto è troppo veloce, rapido e frastornante. Non si capisce perchè Donzelli abbia scelto di interpretare il ruolo della sorella del protagonista e non quello di Hélène, molto più adatto alla giovane regista francese: se l'idea di fare tutto in tandem (Donzelli e Elkaim) è quasi una scelta stilistica (finzione-realtà), perchè non proseguire in questa direzione? Ma tant'è e per fortuna la pellicola prosegue su altri toni, trasformandosi prima in una commedia-drammatica, per poi sfociare in qualcosa di drammatico e sentimentale. E' in tali frangenti, allora, che si apprezza il cinema della Donzelli. Caratteristiche già presenti in La guerre est declarée: "il film assorbe una certa varietà di registri [...]; alcune stucchevoli dissolvenze vintage e infine ma non ultima, la voce fuori campo, non nella classica funzione narrativa-onnisciente, ma come estensione della sceneggiatura" (cit. recensione di La guerre est declarée di Stefano). Sono in effetti queste caratteristiche che rendono importante la regista (a parte le sequenze stucchevoli), ma qui, in Main dans la main, esse appaiono fuori luogo e inserite solo per "marchio di fabbricazione". L'estetica ha senso se non è gratuita e se apporta qualcosa alla pellicola, ma non c'è bisogno di ricordarlo. E' su queste qualità, miste al senso narrativo dunque, che la Donzelli deve puntare in futuro, perchè ha la stoffa per stare fra i grandi del cinema francese contemporaneo. La metafora danzante della coppia che si crea per caso, ma che non riesce più a lasciarsi (e non solo fisicamente), è un'ottima idea per esempio, nonchè la vera chiave di volta della pellicola. Essa però è priva di legame con gli altri frammenti narrativi, in un collage ricco e incoerente. Peccato per l'occasione persa, ma ci sarà il tempo per rifarsi.
Mattia Giannone
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