Alice ha attraversato lo specchio e ha trovato la solitudine: nella sua gabbia di sangue dove si aggira silenziosa in cerca d’uscita, questa creatura oppressa non ha lacrime né voce; pare interrogarsi sul suo destino poi, improvvisamente, incrocia lo sguardo dello spettatore e pone un perché. Ma non c’è rabbia nella fanciulla del non luogo, protagonista del video Kizuna, realizzato dall’artista piemontese Valerio Berruti: è una giovane donna delle finzioni letterarie, intrappolata tra le paure di un inarrestabile divenire; una galeotta, sospesa nell’intimo di un mondo minimale, costretta ad abbandonare le certezze di un’incosciente mediocrità. Lavora, assorta e senza sosta, agendo tra i doveri di un eremo bidimensionale che non ammette realtà al di fuori di essa, fino al Kizuna (il momento in cui due sguardi si incontrano): chi c’è dietro lo specchio? la fanciulla percepisce un mondo parallelo, guarda oltre quella soglia e cerca indulgenza -e complicità- in quegli esseri, fino a quel momento, spettatori indolenti. Valerio Berruti, classe 1977, realizza Kizuna montando in sequenza oltre 300 disegni in preziosa lacca su carta giapponese: la video animazione, realizzata in stop motion, si fregia della colonna sonora – composta espressamente per il progetto- del maestro Ryuichi Sakamoto, vincitore del premio Oscar per la miglior colonna sonora, nel 1988, con il film L’Ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.
La figura enigmatica della fanciulla è motivo ricorrente nelle opere del Berruti, che già in altri lavori aveva osservato i procedimenti strutturati dell’ibrido dell’innocenza: così è stato, ad esempio in Almost Queen e ancor di più in La figlia di Isacco, video di animazione presentato alla Biennale di Venezia del 2009 e realizzato con le stesse direttive di Kizuna. Anche qui degna di nota la colonna sonora in questo caso affidata a un’icona della musica italiana: Paolo Conte.