Vares di Anders Engström non è altro che un giallo, molto classico nella struttura e nello svolgimento.
Però è un giallo ben fatto, ben costruito e capace di creare un’atmosfera cupa e molto interessante.
Jussi Vares è un detective privato, di quelli costantemente senza lavoro e che hanno sempre bisogno di soldi.
Finalmente viene assoldato da una famiglia facoltosa che vorrebbe scoprire chi ha ucciso la figlia.
Il corpo della ragazza è stato ritrovato nel bosco ma la polizia ha da tempo gettato la spugna.
Così Vares si butta a capofitto nel caso scoprendo torbidi intrighi all’interno della famiglia e vecchie amicizie tra ragazze che nascondono segreti.
Nel caso finiscono anche amici, informatori e conoscenze varie del detective.
Come vedete niente di strano, niente di indimenticabile, niente di rivoluzionario.
Addirittura la struttura narrativa è di quelle tradizionali, col detective che racconta la vicenda come voce narrante, palesando pensieri, dubbi e soluzioni.
Però il film è buono, Engstrom fa un lavoro da artigiano notevole e ci mette dentro caratteristiche che rendono questo Vares davvero godibile.
Intanto i ritmi lenti, cupi, che si adattano perfettamente al clima gelido della Finlandia.
Vogliamo chiamarlo un giallo alla finlandese?
Credo che la definizione potrebbe esssere adatta.
E poi c’è il tono noir su cui viaggia tutta la vicenda.
Situazioni cupe e squallide, bassifondi abitati dalla feccia della delinquenza nordica, droga, loschi intrighi.
Tutto un panorama desolante che diventa scenario splendido per la vicenda.
Naturalmente Antti Reini ci mette del suo per rendere il personaggio di Vares inquieto, per niente luminoso.
Duro, provato dalla vita, ma con un istinto di giustizia insito ed incancellabile.
E nella miglior tradizione dei detective classici, sporchi e cattivi riuscirà anche a portarsi a letto la bella di turno.
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