Firenze
A parte l’ultimo martedì di carnevale, esistono tre feste dell’anno in cui a Firenze non si guarda per il sottile sulla compagnia alla quale ci si unisce. Il richiamo e l’ansia di divertirsi sono tanti e tali che soltanto l’odio più feroce può indurre a rifiutare un invito o a declinare l’offerta di partecipare alla buriana. Cioè: lo scoppio del Carro il sabato santo; la festa del grillo alle Cascine che cade il giorno dell’Ascensione: e la sera della Madonna con relative rificolone e scampanate.
[…] La “scampanata” avviene sul tardi della festa, quando già la gente torna dai Lungarni o discende dalle terrazze dove ha assistito ai fuochi d’artifizio che a spese del Comune hanno luogo sulle alture del Viale dei Colli; e consiste in un adeguamento liberale della antiche burle che i giovani popolani infliggevani ai pellegrini nel chiostro dell’Annunziata. Si prendono di mira, v’informerà lo staderini, “i becchi e le ragazze gravide e i vecchi sposi maialoni”. E il teatro di Machiavelli giocato all’aria aperta, con una massa di figuranti quanta, strada facendo, se ne trascina dietro il corteo dei promotori. I protagonisti messi alla berlina, aprono la colonna, riprodotti in fantocci pini di paglia e stoppa; infilati dentro pertiche, essi oscillano sulle teste dei vocianti beffeggiatori. I quai recano sotto le finestre dove abitano gli originali in carne ed ossa, e con schiamazzi d’ogni specie, stornelli irriverenti, volteggiando i fantocci a mo’ di parodia, eseguono la “scampanata”.
[…] La “scampanata” è una burla senza secondi fini, una chiassata carnevalesca fuori stagione ma in piena tradizione, e gli stessi beffeggiati, dopo la collera istintiva e legittima del primo momento, lasciano cadere ogni risentimento e si limitano a dire che gli scampanatori non l’hanno indovinata: è al tale o al talaltro che avrebbero dovuto dal la baia.
( Vasco Pratolini – Cronache di poveri amanti )
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