L’ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele, dopo 60 giorni di carcere presso la gendarmeria del Vaticano, dovrà dunque scontare gli arresti domiciliari. La fase istruttoria si è conclusa per Paolo Gabriele che potrà godere dei contatti esclusivamente con famigliari. Come ha riferito Lombardi, al momento, resta l’unica persona indagata e la commissione cardinalizia ha fatto avere nei giorni scorsi al Papa il rapporto conclusivo dei suoi lavori.
Il legale di Paolo Gabriele, fa sapere che il suo assistito, ha offerto “piena collaborazione” davanti al giudice istruttore e, qualora si dovesse arrivare al processo la difesa farà leva sulle “buone intenzioni” che hanno indotto Paolo Gabriele ad agire. L’avvocato Fusco, così puntualizza: “Paolo Gabriele è un fervente cristiano e, come a suo tempo vedeva nel suo lavoro un servizio alla Chiesa altrettanto ora ha agito spinto per così dire da una motivazione ideale. Paolo ha avuto l’idea di fare qualcosa per evitare una situazione. In pratica, è come se avesse voluto aiutare il Papa a fare pulizia nella Chiesa”. I difensori di Paolo Gabriele dicono poi che l’ex maggiordomo “si è pentito sapendo del dolore provocato al Papa. Paolo ha manifestato la voglia di chiedere perdono al Pontefice e, se non lo ha ancora fatto, farà arrivare un messaggio al Papa”. L’ex maggiordomo, aggiunge Fusco, avrebbe agito da solo, senza l’aiuto di altre persone.