Avete mai avuto un amico di penna? O un’amica, se preferite…
Io sì, uno solo, e ammetto che ancora oggi ripenso a quei tempi con tanta nostalgia.
Ricordo ancora oggi quando in seconda media ci era stata fatta la proposta di scambiare qualche missiva con un altro ragazzo della nostra età. Se non ricordo male era un progetto scolastico, finanziato dalla regione, se non sbaglio, in cui era data la possibilità agli studenti di scegliere un paese e affinare così le capacità linguistiche assimilate fino a quel momento.
Visto che con l’inglese non ho mai avuto problemi, la scelta è stata facile.
Almeno all’apparenza…
Sapete, non sono mai stato un ragazzo che amava il calcio, lo sport, il wrestling o altre cose del genere. Amavo camminare, gli animali, leggevo molto e apprezzavo il silenzio e la solitudine. Quindi potete immaginare il mio timore quando mi venne consegnato il biglietto dove avrei trovato il nome e l’indirizzo di questo nuovo corrispondente.
Di cosa avremmo parlato? Avrebbe risposto alle mie lettere?
Vedete, ero piccolo e mi facevo tanti problemi che oggi, col senno di poi, sembrano stupidi. Ma allora, davanti a quel pezzo di carta, sigillato per rispettare la privacy, ero teso.
Poi mi decisi e aprì la busta…
Una ragazza… scozzese, con un cognome che, UAU, solo leggerlo mi stimolò così tanto la fantasia che ancora adesso mi chiedo se non fosse in qualche modo legata al famoso investigatore.
Fatto sta che gli scrissi, poche righe, tanto per presentarmi, e scoprì qualche settimana dopo che il destino era stato magnanimo.
Lei studiava in un istituto privato, suonava il violino e andava a cavallo.
E amava leggere!
Tanto bastava. ero conquistato, e ci scrivemmo per quasi due anni.
Acquistai carta da lettera, mi munii di un buon dizionario e ogni volta che ricevevo una sua lettera era sempre un piacere.
Poi, senza un vero motivo, la cosa si fermò.
Noi eravamo cresciuti, diversi, e la vita ci colse impreparati.
Ma non l’ho mai dimenticata.
Non c’era nulla di più di un paio di parole su un foglio di carta, nulla di trascendentale, ma sapere che, dall’altra parte del continente, qualcuno sapeva chi ero e io sapevo di lei, rendeva tutto un misterioso e affascinante gioco.
Ogni tanto sento ancora il desiderio di inviarle una lettera, così, per farle sapere che non mi sono dimenticato di lei. Ma poi rifletto e mi chiedo se ne valga la pena.
Magari l’indirizzo è cambiato, magari finirebbe cestinata ancora prima di essere aperta…
O magari sarebbe contenta.
Chi lo sa…
Rimane il fatto che credo che in questo mondo, al giorno d’oggi, si sia perso per strada un pezzo di mistero. Ormai viviamo nell’era dei social network, delle immagini veloci, delle informazioni immediate e senza fatica. Chi andrebbe ancora ad imbucare una lettera, scritta a mano, a qualcuno che si è visto solo in fotografia?
Be’, per quanto mi senta parte di questo futuro, una capatina nel passato me la farei volentieri.
Tanto per ricordarmi che sapore aveva…