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Vedere la realtà autentica

Da Sharatan
Vedere la realtà autentica
“L’occhio è formato dalla luce per la luce”(Johann Friedrich von Goethe)
I cabalisti dicono che maggiore è la complessità della nostra impronta dell’anima, più abbiamo difficoltà a essere compresi dagli altri, infatti più una struttura è complessa più diventa ridotto il numero di persone che possono comprenderla. Nell’essere profondi e nello sviluppo di un'individualità particolare si corre il rischio di restare isolati nella propria unicità. Vi è un forte rischio nell’essere delle persone profonde, sebbene l’adesione al nostro essere più autentico e alla nostra impronta dell'anima costituisca un'esperienza magnifica e potente.Gurdjieff diceva che la missione umana alla grandezza è, nel contempo, sia terribile che straordinaria, perciò la vera condanna dell’uomo è il fatto di non venire addestrati a impersonare noi stessi, e che l’espressione della nostra autenticità vada conquistata con un lavoro molto doloroso e faticoso. Il mito di Mosè è quello in cui il concetto viene spiegato in modo esemplare, perché Mosè aveva una impronta dell’anima preziosa e unica, ma il mito biblico narra che fu anche uno degli uomini più soli, sebbene fosse un leader politico, un capo spirituale e un sommo profeta. Nella consapevolezza biblica, la profezia veniva considerata un’esperienza spirituale molto unica e molto rara, infatti il profeta doveva affrontare il mondo in un modo che non è tipico dell’uomo comune. Il profeta era una persona che aveva trascorso molto tempo in meditazione e in solitudine, perciò egli aveva lavorato molto duramente per sviluppare delle doti intellettuali e morali. Il profeta era un giusto a cui Dio si rivelava, perciò era necessario un lungo lavoro fisico, intellettuale e morale per poter diventare il vaso giusto per ospitare l’energia potente della profezia, perciò il profeta viveva in un livello particolare. La realtà può essere vista da punti di vista molto diversi, perciò cambiando la prospettiva si può vedere oltre i confini della nostra percezione ordinaria e il mondo può essere diverso pur restando identico: questo è quello che avveniva nell’animo del profeta. Il profeta accedeva a una visione soprasensibile del mondo, ma questa esperienza era troppo inconsueta e incomprensibile per gli altri, perciò Mosè viveva isolato e non trovava nessuno per condividere la sua visione del mondo. Se l’impronta dell’anima è molto perfezionata diventa troppo vasta per essere contenuta da altri, perciò Mosè era diventato un profeta molto elevato, ma era anche diventato un uomo solo e isolato, perché era giunto ad una percezione unica. Anche un dono stupendo può diventare un peso troppo pesante, perciò l’essere speciale gli aveva causato l'isolamento dell’esemplare unico, e la grandezza della sua anima dava a Mosè il maggiore piacere e il massimo dolore. I cabalisti usano l’espressione “Bechinat Moshe” per indicare la qualità mosaica che è presente in tutti gli uomini, perché una condizione incomunicabile è presente in tutti gli uomini, perciò anche avere degli aspetti che non possono essere condivisi è un fatto naturale, e questa necessità va compresa. Ogni qualità dell’anima possiede il suo lato oscuro che coesiste con la parte luminosa, perciò l’anima grande e potente che impersona la più completa autenticità e fedeltà a se stessa sperimenta anche l’esperienza della più intensa solitudine. Questo è il motivo per cui cerchiamo di fuggire l’individualità, e perché cerchiamo qualcuno in cui perderci per sentirci integrati nell’essere dell’altro.Ognuno ha un aspetto in cui possiede una visione che equivale al dono di un angolo di paradiso personale: il nostro paradiso è una conoscenza, un talento o una inclinazione da cui ricaviamo una realizzazione e un piacere particolare che si manifesta come in Mosè: è questa la qualità mosaica che vive in ogni anima umana. Nel mito biblico vediamo che Mosè affrontò dei rischi e subì molte prove per restare fedele al suo Sé superiore e per incarnare totalmente la sua impronta dell'anima sapendo restare fedele a ciò che credeva. Il simbolismo cabalistico è molto più profondo del fatto di segnalare la solitudine e l’isolamento che accompagnano i capi religioni e politici, e l'incomprensione che subiscono i pionieri del progresso, infatti i cabalisti indicano la nostra necessità di sentirci vicini ai nostri simili, ma indicano anche che la comunicazione va imparata. Il mito dice che Mosè era balbuziente perché le sue labbra non erano purificate, perciò che egli non fu accolto perché non sapeva comunicare avendo una scarsa padronanza della lingua. A livello simbolico è suggerito che dobbiamo essere noi stessi, ma che dobbiamo conquistare degli strumenti per imparare a comunicare, perciò non dobbiamo pretendere dagli altri la loro comprensione se non li accogliamo per primi. Spesso tralasciamo di comunicare e interrompiamo la comunicazione con gli altri ottenendo il vuoto dell’incomprensione perciò, nel momento del bisogno, restiamo soli e le nostre aspettative vengono deluse. Nell’uomo vi è riluttanza a comprendere e accogliere gli altri, perché il modo di essere degli altri è percepito come una sfida e come una provocazione al proprio modo di essere, perciò se siamo degli insicuri iniziamo delle dure competizioni. L'incapacità di accogliere gli altri è aumentata dall'amore per la competizione e dall'accanimento che facciamo contro chi ci appare troppo diverso, perché rifiutiamo tutto quello che appare come una minaccia.Se conosciamo qualcuno che mette in crisi la percezione che abbiamo di noi stessi, e se sentiamo un segreto piacere vedendo i suoi dolori e i suoi fallimenti questo avviene perché abbiamo una scarsa consapevolezza del valore del nostro essere, e coltiviamo una stima personale che è troppo fragile. Molte persone cadono nella tentazione di opprimere e di escludere gli altri, perché non sanno amarsi e non si accettano, ma è necessario sapere che se non ci amiamo non potremo amare gli altri. Secondo i cabalisti in ogni idea anche elevata e nelle condizioni più privilegiate si nasconde un aspetto che è oscuro e inquietante, infatti vedere l’impronta degli altri ci espone al rischio della reazione di colui che viene osservato. L’anima, nel suo livello inferiore, possiede un forte istinto di sopravvivenza che è collegato alla sua sensibilità animale, perciò l'uomo crede che la sacralità e la preziosità siano delle qualità diffuse in maniera limitata. Spesso si teme che altre stelle possano brillare in modo più luminoso fino a oscurare il cielo con il loro fulgore, perché non sappiamo che tutti possano migliorare per diventare preziosi, e che questo avviene senza che nessuno venga escluso da questa potenzialità. La vita è vissuta in modo difensivo perché non sappiamo accogliere gli altri e perchè non coltiviamo la comprensione dell’altro, infatti ignoriamo che l'osservazione degli altri ci aiuta a evolvere più velocemente: questo ruolo scomodo è svolto dai grandi maestri, dai guru e dai santi. Quando non sappiamo vivere l'autenticità del nostro essere abbiamo la difficoltà ad accogliere gli altri, perciò usiamo le maldicenze, le menzogne e gli inganni per opprimere e per scagliare all’esterno la rabbia e la frustrazione di sentirci carenti e di essere manchevoli nel paragone con gli altri. La volontà di sminuire, di offendere e di denigrare gli altri sono la manifestazione dell'insicurezza interiore, perché le radici della calunnia affondano nella patologia di chi le usa, perciò la guarigione è nell’amore e nella comprensione di noi stessi e degli altri. La vita ci ripaga sempre con la medesima moneta che noi abbiamo speso nel mondo, perciò il rifiuto e l’intolleranza verso il modo di essere degli altri rivela il profondo rifiuto che nutriamo verso noi stessi, e che viene proiettato all’esterno. L’incapacità di comprendere gli altri dimostra l’incapacità di comprendere noi stessi, e l’incapacità di amarli dimostra lo scarso amore che possediamo interiormente, perché non possiamo dare ciò che non abbiamo. Se scendiamo più profondamente vediamo che tutte le persone che appaiono troppo speciali e troppo irraggiungibili scatenano una forte ostilità e un forte desiderio di compromettere la loro integrità fisica. Spesso l’umanità viene accecata dalla sua incapacità d’amare perciò uccide chi viene per risvegliarla, infatti lo stolto quando vede chi gli indica la luna, trova più conveniente distogliere lo sguardo dal cielo per amputare il dito che aveva indicato la meta.Buona erranzaSharatan

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