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Nulla da dire, solita partita arrendevole di italiana all'estero? Pas de tout! E' invece un esito che fa inczz ... ehm irrita alquanto.
I punti topici per analizzare la prova sono molteplici: il primo è il parziale 16-3 del primo tempo, provocato da una meta abbastanza evitabile dell'ala 19enne Eli Walker al 20' e da tre punizioni subite nel primo quarto per un parziale di 9-0.
Ma ci sta, va dato onore al merito di una squadra di casa che sinora abbiamo criticato nel suo nuovo "abito" succinto e molto giovanile, dopo esser stata spogliata per esigenze di budget della gran parte dei veterani che l'han portata alla conquista dello scudetto celtico. S'è rivelata oggi (almeno a chi scrive) la nuova "fibra" degli Ospreys: meno illuminazioni e individualità e molta coralità veemente sia davanti che dietro, pilotata bene da un Biggar molto "Dan" (Carter) che finalmente ha dismesso i panni del "Sexton in red" e fa il suo sano buon lavoro di apertura manovriera. E' evidente il modello "All Blacks" in testa al coaching team per questa banda di giovani dal potenziale altissimo, forti ma inesperti ma plasmabili, più qualche grande vecchio. Utilissimi questi ultimi per "copiare" dagli AB il non trascurare la cruciale dominanza in mischia chiusa e nelle fasi statiche in genere, grazie alla esperienza dei Jones, Adam e Alun-Wyn e di Jonathan Thomas, sempre più simile a un Parisse, a un Fernandez Lobbe celtico nel gioco aperto. Ne risulta una gara in cui per molto tempo s'è visto un dominio totale Ospreys nei punti di incontro e in mischia ordinata.
Diciamocelo: la difesa Benetton, messa costantemente sul piede arretrante, è stata eroica nel contenere a una sola meta e tre calci il passivo del primo tempo: bravi tutti ma citazione meritata per Favaro, poi nel secondo tempo anche per l'aggressivo Minto e il risorto Vosawai. Nel secondo tempo però si aggiungevano ad aggravare lo scenario per i trevigiani già provati, errori gratuiti seriali nei calci di spostamento da parte di Kris Burton e in una occasione anche di Luke McLean, che causavano campo e opportunità perdute.
Alle soglie del terzo quarto, finalmente i Benettoniani oltre alla difesa riescono a sfruttare più appropriatamente il solito loro paio di armi letali: il controllo della rimessa laterale propria e la maul. Le energie profuse dagli Ospreys tutti a tentare di infrangere il muro difensivo avversario si facevano sentire (non è vero che si consumano energie a difendersi, caro Dondi: se lo fai bene, ne fai consumar tante anche a chi attacca).
Così, dopo vari errori (calci) ed omissioni (calci in touch invece di piazzare), il pack di Treviso si ritrova finalmente avanzante e mette in condizione i trequarti di cercare e trovare un paio di break: il primo di Benvenuti genera una rimessa laterale in posizione micidiale che si concluderà con maul in meta di Vosawai, il secondo è di McLean che "buca" la difesa. Un uno-due da ko tra 55' e 57' che apre il punteggio sul 23-17 ed è foriero, a guardar le facce degli Ospreys e a sentire i fischi di paura del pubblico, di spaccare la partita: solo gli errori degli ospiti in azzurro li potrebbero salvare.
Invece la situazione viene risolta dall'arbitro. Non che quello lì che non merita nemmen di venir nominato, sia intervenuto solo nell'ultimo quarto: a quel punto la sua azione è solo diventata da evidente a impudente. Una autentica ver-go-gna, è ora di dirlo chiaro e forte. Gli Ospreys beninteso magari con l'orgoglio la portavano in porto da soli questa partita, decisamente indirizzata come quella recente di Edinburgh; avrebbero ottenuto quattro punti e uno di bonus andava agli ospiti, come sarebbe stato buono e giusto per quel che s'è visto in campo.
La serie di "aiutini" diciamo, è iniziata fin dal primo tempo, punendo a raffica chi si difendeva (cioè i trevigiani) ed estraendo tre cartellini (uno ai gallesi, due agli ospiti). Se nel primo tempo Benetton riusciva a limitare i danni, gridano vendetta nell'ultimo quarto le punizioni del tutto ingiustificate - quel cartellino giallo a Favaro e altre amenità assortite, in mischia e nei placcaggi, che procuravano possessi e decine di metri al team gallese - e le "perdonanze" (ha già la mano sul cartellino per Adam Jones l'arbitro, ma poi si rende conto che sarebbe stato il secondo, scattava quindi il rosso; e se lo ripone in tasca).
E così da due mete per parte all'ora di gioco, ospiti sul piede avanzante e padroni di casa lingua fuori e sguardi smarriti, si passa a quattro mete a due al fischio finale, con doppietta regalata alla giovin ala Hanno Dirksen, che sarebbe già bravo di suo e i regali gli fan solo male allo sviluppo.
Tant'è, si sapeva che per affermarsi ai new kids on the block serve diventar non solo più forti degli avversari, ma anche dei propri errori e di pregiudizi e malafede "ambientale"; solo che oramai sono anni e certi spettacoli indecenti son sempre quelli. Per accelerare il processo, sarebbe ora di far tornare ad arbitrar le loro scuole un po' dei più indecenti tra questi piscia-birra britons.
Sempre per restare nelle avventure delle italiane all'estero, dove invece l'arbitro, foss'anche vestito di viola, non c'entra verosimilmente nulla è in Euro Challenge.
Massacro a Grenoble, dove I Cavalieri rimediano un umiliante 59-3, nove mete a zero. Segnano equamente titolari e panchina, avanti e trequarti.
Pure peggio a Bayonne, dove al Mogliano vien dato un caldo "welcome in Europe" dai Rokocoko, O'Connor, Gerber, Boutaty, Lovobalavu, Heymans e Mike Phillips che suona 71-7, undici mete a una. E se il buongiorno si vede dal mattino, c'è da stare allegri. Altro che difesa dei quattro posti italiani in Euro Challenge: di questo passo alla ERC o chi per lei verrà l'idea di copiare il baseball, istituendo un fine gara anticipato per "manifesta superiorità".
L'altro risultato degli anticipi di Euro Challenge: giovedì Gloucester reggeva il (modesto) tentativo di rientro dei padroni di casa agevolati dal cartelino rosso a Mazell e batteva il poco focalizzato Mont de Marsan per 6-11: meta dell'ala 20enne Ian Clark, esordi dalla panchina per Jimmy Cowan bandiera storica dell'estremo Sud neozelandese, per i nostri Tommaso d'Apice e (stagionale) per Dario Chistolini.
In Heineken Cup, Ulster non trova problemi con Castres: finisce 41-17 dopo il primo tempo 23-10, quattro mete a due con doppietta per il mediano Paul Marshall, che intende così segnalarsi a futura memoria, mentre in panca torna il titolare del posto e reduce del Championship Ruan Pienaar. A proposito di panca e manco a dirlo, molti ospiti "di pregio" da lì partono (Kockott, Tekori): tipico comunque dell'attitudine diversificata "casa-trasferta" dei team Pro, più che desiderio di risparmiarsi.
Sudafricani come se piovesse da ambo le parti: tre di casa (Muller, Pienaar, Herring più gli australi neozelandesi Afoa e Jared Payne), quattro dall'altra (Coetzee, l'ex Wannenburg, Kockott e Claasens, più gli australi assortiti Tekori, Kirkpatrick, Seremaia Bai, Faasalele e Cap-Ortega).
La partita è singolarmente simile all'altro anticipo che coinvolge la Benetton, solo che la reazione dei Castrensi è più "distribuita" nel tempo, quindi meno efficace e dirompente e il controllo della gara dei padroni di casa non si afferma solo negli ultimi cinque minuti (per colpa di chi, chi, chi ....).
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