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Veneto, aumenta il consumo di suolo e le proteste non bastano più

Creato il 23 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Anche in Veneto il terreno agricolo è stato venduto per affari, con risultati vergognosi, determinati non da una combinazione contingente di fattori imprevedibili bensì da un precisa volontà: far soldi alla svelta, senza preoccuparsi che il suolo è uno, il pianeta è uno ma i pretesti sono infiniti. Il Veneto come altre Regioni, Emilia Romagna compresa, che ha asfaltato più che poteva malgrado le proteste di Legambiente, sta distruggendo il proprio ambiente e la propria agricoltura, negli stessi anni in cui Xaia – si firmava così, in dialetto – mungeva soldi dall’Europa come ministro per aumentare i doc e gli Igp. E lasciar fare all’edilizia un’attività di bassa qualità. La Lombardia, purtroppo, ha fatto anche peggio, considerati gli strani affari di Milano e non solo. C’era volta l’architettura, ma anche l’urbanistica, e forse – diremo – l’agricoltura.

Superfici agricole, Azzalin e Pigozzo: “Quadro drammaticamente noto, è necessario andare oltre gli slogan ed affrontare il problema del consumo di suolo: rinviare oltre sarebbe colpevole”
I vicepresidenti delle commissioni Agricoltura ed Urbanistica insieme al presidente del Consiglio regionale Ruffato alla presentazione del rapporto “Le superfici agricole in Veneto”: “In Veneto, percorsa la strada sbagliata. Per l’agricoltura, per l’ambiente, per la bellezza, per la salute e per la sicurezza”

VENEZIA
“Negli ultimi 40 anni il Veneto, a causa di un uso dissennato del territorio, ha perso il 18% della superficie coltivata, circa 180 mila ettari, più dell’intera provincia di Rovigo”. Così il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato ha aperto la presentazione ufficiale del rapporto elaborato dall’Unità complessa studi e documentazione di Palazzo Ferro Fini, “Le superfici agricole in Veneto”, che si è tenuta questa mattina alla presenza del presidente della Coldiretti Jacopo Giraldo, del direttore della Cia Valter Brondolin, del direttore dell’Unione veneta delle bonifiche Andrea Crestani, del vicepresidente di Confagricoltura Adolfo Andrighetti, del vicesindaco di Trevignano e rappresentante di Anci Veneto Franco Bonesso e dei consiglieri del Pd Graziano Azzalin e Bruno Pigozzo, rispettivamente vicepresidenti delle commissioni regionali Agricoltura e Urbanistica.

“I numeri messi nero su bianco in questo rapporto – ha sottolineato Azzalin – sono noti ma non per questo meno emblematici. Fotografano una situazione chiara e drammatica, che rende necessario superare le dichiarazioni d’intenti e gli spot. Il suolo è il vero bene comune, ma fino a quando non si riesce a compiere questa rivoluzione culturale e ad offrire ai Comuni gli strumenti per poter uscire dalla morsa a tenaglia in cui si trovano, si rischia di rimanere nel campo degli slogan. Così come non è oscurando le previsioni meteorologiche che si ferma la pioggia e si risolvono i problemi del turismo, così non è ripetendo che si è costruito troppo e che il territorio veneto è stato violentato che si può cambiare lo stato delle cose. Come sottolineato dal presidente Ruffato, le province di Padova e di Treviso nel 2011 risultano tra le 10 più cementificate d’Italia, le campagne coltivate sono scese dal 54% al 44% del Veneto. Ora c’è lo spazio politico, oltre che l’esigenza, di intervenire concreta per fermare il consumo del suolo: non solo il mondo dell’agricoltura, ma gli stessi rappresentanti delle imprese costruttrici sono arrivate a comprendere che è necessario un uso più responsabile del nostro territorio. Per l’agricoltura, per l’ambiente, per la bellezza, per la salute e per la sicurezza”.

“La logica del giorno per giorno – ha sottolineato Pigozzo, che fra l’altro è l’unico consigliere regionale imprenditore agricolo – può anche portare buoni frutti, ma solo se i passi vanno nella giusta direzione. In Veneto, purtroppo, la strada percorsa è stata quella sbagliata. Le dichiarazioni d’intenti sul consumo di suolo zero, che siamo pronti a rilanciare e fare nostre, non possono essere usate come un velo per nascondere i tanti punti neri ancora presenti. Si pensi alla legge sul commercio ed a quella sullo sportello unico del 2012, che sono state impugnate a livello nazionale perché in contrasto con le norme di protezione ambientale, ma anche allo stesso Piano casa che, seppur pensato per favorire il recupero dell’esistente e ridurre le nuove costruzioni, contiene alcuni aspetti potenzialmente pericolosi. Come Pd siamo pronti a confrontarci nel merito su questo terreno, perché crediamo che giocare con le parole e rinviare ulteriormente la soluzione del problema del consumo di suolo sia colpevole”.

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