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Veneto, sapore di sale nel Po, impossibile irrigare: mozione Pd per salvare l’agricoltura

Creato il 16 luglio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Sapore di sale e di raccolti che vanno male. Il cuneo salino risale dall’Adriatico nel Delta del Po, impedendo di irrigare di acqua dolce i campi. Danni gravi all’agricoltura, accentuati dal fatto che la forza di penetrazione dell’acqua del mare vince il flusso del Po e dei suoi affluenti, in particolare il vicino Adige. Danni anche perché diventa impossibile prelevare acqua dolce dal Po per irrigare e fecondare i campi delle ubertose province confinanti. La mozione presentata da tre consiglieri regionali veneti del Pd mette in chiaro che contro l’agricoltura veneta delle province di Venezia, Padova e Rovigo, è penalizzata duramente dalla politica energetica nazionale, cioè romana, che lascia scendere a valle l’acqua dai bacini montani solo quando fa comodo alle grandi aziende e società proprietarie dei bacini idroelettrici stessi. Fenomeno che in Lombardia peggiora la siccità, quando Giove Pluvio si dimentica del lavoro agricolo, e che nella zona del Delta del Po rovina i raccolti a colpi di cuneo salino. Che farà Zaja? Tutelerà gli affari romani o l’agricoltura del laborioso ma tartassato veneto? Segue la mozione del Pd

NONA LEGISLATURA

MOZIONE N.

LA REGIONE VENETO INTRAPRENDA TUTTE LE AZIONI POSSIBILI PER SCONGIURARE IL RISCHIO DI RISALITA DEL CUNEO SALINO

presentata l’11 luglio 2013 dai Consiglieri Azzalin, Tiozzo e Niero

Il Consiglio regionale del Veneto

Premesso che:

- nonostante la piovosità degli ultimi mesi abbia allontanato lo spettro della siccità, esiste comunque un rischio che possa verificarsi, in concomitanza con i mesi estivi, la risalita del cuneo salino, ossia l’insalamento dei fiumi lungo un diversi chilometri dalla foce;
- tale fenomeno ostacola l’approvigionamento idrico per scopi irrigui nelle zone meridionali delle province di Padova, Venezia e Rovigo, che derivano l’acqua dai fiumi Adige e Po, con pesanti ricadute sulla qualità e quantità della produzione agricola del terrritorio;
- risulta evidente quanto pericoloso possa essere il fenomeno della risalita dell’acqua salata lungo i fiumi e quali ricadute possa avere per l’inquinamento delle falde freatiche, in particolare per il comparto agricolo;
- negli anni ‘80 e ’90 era stato affrontato il problema attraverso la realizzazione di barriere antisale, ma tali interventi sono efficienti fintantoché la portata minima dell’Adige, all’altezza di Boara Pisani, non scende sotto gli 80 mc/s e quella del Po, all’altezza della frazione di Pontelagoscuro (FE), non scende sotto i 450 mc/s;
- negli ultimi anni tali portate sono scese molto al di sotto dei suddetti livelli, toccando i 35 mc/s per quanto riguarda l’Adige ed i 180 mc/s per il Po. Le motivazioni del verificarsi di portate molto basse nel periodo estivo sono diverse: è evidente che in condizioni di siccità la portata naturale diminuisce, ma ciò dipende anche dall’attività di ritenuta effettuata a monte;
- il fenomeno si è infatti acuito nel 2003 con il cambio della politica energetica, cioè da quando il rilascio di acqua dai bacini idroelettrici è effettuata solo in caso di necessità di produzione di energia, ignorando le direttive comunitarie e nazionali che danno parità al consumo idropotabile umano, al consumo agricolo e solo successivamente a tutti gli altri usi;
- altra concausa importante è data dall’utilizzo di portate unitarie di acqua irrigua nei territori dell’alto corso del Po di molto superiori alle dotazioni necessarie alle coltivazioni soprattutto a causa delle modalità di irrigazione che privilegiano gli allagamenti e le sommersioni;
- quando si verificano fenomeni particolarmente significativi di risalita del cuneo salino, nel Delta del Po è messa in serio pericolo la vivibilità del territorio e questo, in particolare, è avvenuto nelle annate 2003, 2005, 2006, 2007 e 2012 nel corso dellle quali l’elevata salinità del fiume ha impedito oltre alla derivazione d’acqua irrigua, con perdite quasi totali dei prodotti agricoli, danni ambientali anche il prelievo e la distribuzione di acqua idropotabile per diversi giorni, senza contare poi il fenomeno di salinizzazione delle falde e di desertificazione dei suoli in fregio ai tratti terminali dei fiumi;
- per le comunità bassopolesane i cinque episodi acuti di risalita del cuneo salino verificatisi negli ultimi dieci anni sono inaccettabili. I sindaci dei comuni bassopolesani e le associazioni di categoria del mondo agricolo sono intervenuti con documenti ufficiali per chiedere alle istituzioni competenti di mettere in campo ogni azione volta a scongiurare il rischio di risalita del cuneo salino e a risolvere definitivamente il problema nell’ambito di una corretta condivisione della risorsa acqua;
- nel 2005 il Consorzio di bonifica Delta del Po aveva redatto un importante progetto di integrazione e adeguamento dello sbarramento antisale esistente alla foce dell’Adige che non è mai stato finanziato e attualmente sta elaborando un ulteriore progetto di barriera mobile antisale sul Po di Pila, fondamentale per separare l’acqua dolce dall’acqua salata ed evitare il cuneo salino;
- nel 2012 la Regione del Veneto ha finanziato interventi di adeguamento provvisorio dello sbarramento dell’Adige per l’importo di 1.600.000 euro che potranno garantire, se pur non definitivamente, l’efficienza dello sbarramento per portate fino a 50 mc/s.

impegna la Giunta regionale

a reperire le risorse necessarie per la realizzazione di un’adeguata barriera antisale alla foce del Po di Pila;
a promuovere un’ampia intesa con le altre Regioni interessate affinché i problemi derivanti dal fenomeno del cuneo salino non gravino interamente sul Veneto;
ad intervenire affinché, in caso di rilevazione di una portata inferiore a 450 mc/s del fiume Po all’altezza di Pontelagoscuro, siano previsti la riduzione della derivazione nei territori a monte e il rilascio di adeguate portate dai bacini idroelettrici e dai grandi laghi alpini allo scopo di garantire idonei livelli di portata del fiume Po.


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