Come volevasi dimostrare, non sono riuscito ad aggiornare il blog come avrei voluto. Ho trovato il tempo per scrivere, ma solo per Cineforum, e dunque metto il link al pezzo che ho scritto su The Unknown Known di Errol Morris, che al di là delle ambiguità per certi versi legittime genera riflessioni interessanti, e pure un po' spaventose, sul potere e sulla falsa coscienza dei potenti. Il pezzo si trova qui, e nel frattempo potrei aggiungerci un po' di altre cose - un po' di cose per smontare ulteriormente, nel mio inutile piccolo, la boria repubblicana di Donald Rumsfeld - perché ho visto un altro dei grandi film della Mostra, Berkeley di Frederick Wiseman, documentario di quattro ore sulla più prestigiosa università pubblica del mondo, in cui si vedono e ascoltano alcune cose straordinarie. Come ad esempio l'impossibilità di apportare dei miglioramenti quando una struttura è retta dai rapporti umani prima ancora che da regole ferree (e l'umano, dice uno dei docenti, resiste, non lo pieghi, come in fondo ricordano, nel male, lo stesso film di Morris attraverso la figura di Rumsfeld e, nel bene, i matti di Wang Bing nell'altro documentario-fiume della Mostra, il cinese Feng Ai); o l'affermazione sulla moneta da spendere da parte di un'università di prestigio, l'unione cioè di una razionalità infaticabile con la costante ricerca di prove, e non all'opposto l'affermazione di un tifo da fanatici che muove alla ricerca di risultati inesistenti; o ancora l'altero orgoglio di dirigenti che combattono il taglio dei finanziamenti statali, ma sembrano non sapere che la patria del free speech è attraversata da un razzismo strisciante. Nel film, un'operazione politica di grande lucidità, un attestato di stima verso l'educazione pubblica che acquisisce valore proprio perché coglie una struttura sociale nella sua multiforme complessità, ruotando attorno alla domanda "come possiamo migliorarci, come possiamo continuare a essere i migliori?", nel film dicevo si assiste a riunioni di dipartimento, a lezioni di diverse materie, a proteste studentesche, a gruppi di discussione, ma più di ogni altra cosa, da ignorante della poesia quale sono, mi ricorderò delle due liriche che in momenti diversi vengono lette, prima in un reading e dopo in una lezione di letteratura inglese, una di John Donne e l'altra E.E. Cummings, questa (qui in originale) e questa. Insomma, sono stato solo quattro ore a Berkeley e già ho imparato due cose che non conoscevo.
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Come volevasi dimostrare, non sono riuscito ad aggiornare il blog come avrei voluto. Ho trovato il tempo per scrivere, ma solo per Cineforum, e dunque metto il link al pezzo che ho scritto su The Unknown Known di Errol Morris, che al di là delle ambiguità per certi versi legittime genera riflessioni interessanti, e pure un po' spaventose, sul potere e sulla falsa coscienza dei potenti. Il pezzo si trova qui, e nel frattempo potrei aggiungerci un po' di altre cose - un po' di cose per smontare ulteriormente, nel mio inutile piccolo, la boria repubblicana di Donald Rumsfeld - perché ho visto un altro dei grandi film della Mostra, Berkeley di Frederick Wiseman, documentario di quattro ore sulla più prestigiosa università pubblica del mondo, in cui si vedono e ascoltano alcune cose straordinarie. Come ad esempio l'impossibilità di apportare dei miglioramenti quando una struttura è retta dai rapporti umani prima ancora che da regole ferree (e l'umano, dice uno dei docenti, resiste, non lo pieghi, come in fondo ricordano, nel male, lo stesso film di Morris attraverso la figura di Rumsfeld e, nel bene, i matti di Wang Bing nell'altro documentario-fiume della Mostra, il cinese Feng Ai); o l'affermazione sulla moneta da spendere da parte di un'università di prestigio, l'unione cioè di una razionalità infaticabile con la costante ricerca di prove, e non all'opposto l'affermazione di un tifo da fanatici che muove alla ricerca di risultati inesistenti; o ancora l'altero orgoglio di dirigenti che combattono il taglio dei finanziamenti statali, ma sembrano non sapere che la patria del free speech è attraversata da un razzismo strisciante. Nel film, un'operazione politica di grande lucidità, un attestato di stima verso l'educazione pubblica che acquisisce valore proprio perché coglie una struttura sociale nella sua multiforme complessità, ruotando attorno alla domanda "come possiamo migliorarci, come possiamo continuare a essere i migliori?", nel film dicevo si assiste a riunioni di dipartimento, a lezioni di diverse materie, a proteste studentesche, a gruppi di discussione, ma più di ogni altra cosa, da ignorante della poesia quale sono, mi ricorderò delle due liriche che in momenti diversi vengono lette, prima in un reading e dopo in una lezione di letteratura inglese, una di John Donne e l'altra E.E. Cummings, questa (qui in originale) e questa. Insomma, sono stato solo quattro ore a Berkeley e già ho imparato due cose che non conoscevo.
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