Veneziana sĂŹ, ma il barchino non ce l’ho mai avuto, chi mi conosce almeno un po’ sa che il mezzo di trasporto che preferisco (oltre all’aereo) sono i miei due piedi. A Venezia cammino, raramente predo il vaporetto a meno che non debba raggiungere un’isola, all’estero prediligo gli itinerari a piedi, ma il kayak era qualcosa che già dall’anno scorso mi frullava nella testa. Cercavo un noleggio di kayak senza accompagnatore, per potermi vedere i canali veneziani con i miei tempi e seguendo i miei interessi, l’anno scorso niente di fatto, quest’anno, per una serie di fortunate coincidenze, scopro Venice by Water che, di fatto, prevede il noleggio della sola imbarcazione.
Finalmente mi decido e ci vado, ok, scegliere il mese di novembre non è stato di certo un colpo da maestro se si pensa alle temperature, ma fortunatamente il tempo è stato clemente e mi sono beccata l’ultima bella giornata di caldo e sole. Venezia vista dal pelo dell’acqua forse è ancora più bella del solito, basti pensare che i canali erano le vie principali, che la porta più curata nel dettaglio e quella dalla quale si era soliti entrare in casa è quella che dà sull’acqua.
Metto le scarpe da scoglio datemi in dotazione, infilo i guanti e salgo in kayak, dietro di me Riccardo, uno dei ragazzi che gestisce il noleggio, si offre di accompagnarmi per permettermi di scattare qualche foto senza correre il rischio di uccidermi.
Attraversiamo il Canal Grande e ci sentiamo cosĂŹ infinitamente piccoli rispetto ai vaporetti, i motoscafi e le gondole, alle quali viene, solitamente, data la precedenza.
Ci infiliamo in un canaletto a fianco al Mercato del Pesce, non si sa dove puntare lo sguardo e non solo perchè la luce del sole brilla a due centimetri dalla mia pagaia e esalta le increspature che la pala fa sulla laguna, ma per la bellezza dei palazzi visti dal pelo dell’acqua. Uno fra tutti Palazzo Albrizzi e il suo ponte sospeso che porta ad un bellissimo giardino, ma anche Palazzo Ca’ Foscari visto dal Canal Grande, Ca’ D’Oro, lo squero di San Trovaso, il tutto visto da un punto di vista diverso dal solito.
La laguna, purtroppo, non è uno degli ambienti più puliti di Venezia e, spesso e volentieri, si trovano bottiglie e rifiuti di altro genere che galleggiano sull’acqua, i ragazzi di Venice by Water incoraggiano a raccoglierli, poggiarli all’interno del kayak e, una volta scesi, consegnarli a loro perchè vengano buttati negli appositi cestini.
Girare in kayak non è solo un modo per vedere Venezia dal pelo dell’acqua, ma per incentivare il turismo lento (il cosĂŹ detto slowtourism) per sensibilizzare il turista, o l’autoctono stesso, nei confronti di un ecosistema che giorno dopo giorno tende a scomparire.
Venezia vista dal pelo dell’acqua, alla guida di un kayak, è un modo per conquistarla con le sole proprie forze, la fatica che ci si mette nel fendere l’acqua e spingere indietro la pagaia per poter avanzare fa sĂŹ che si apprezzi molto di più il percorso. Ăˆ una vittoria, un assaporare ogni metro, un godere di paesaggi e scorci rari. Il kayak dona la possibilità di vedere ciò che altrimenti non si potrebbe vedere, angoli di Venezia che rimangono fuori dai soliti tragitti turistici, inaccessibili sia a gondole che barche per via del fondale basso, come il passaggio sotto la chiesa di Santo Stefano.
Mi sono fatta il regalo di vedere la mia città dal basso, di scorgere particolari che camminando non avrei mai visto, che in vaporetto non avrei mai visto, ho pagaiato sentendo i muscoli contrarsi, ne sono uscita fradicia ma felice. Ho guardato Venezia con gli occhi di chi sembrava non averla mai vista prima, la mia non è una semplice infatuazione per questa città, è un amore che si sparge tra le mura dei palazzi, le calli strette, le altane e adesso tra i suoi canali più nascosti.
Venezia rimarrà sempre la mia casa e non poteva farmi dono più grande di quello di mostrarsi nuda al mio passaggio silenzioso sopra le sue acque.
Foto by L’Arte Vale
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