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Ventisei nuovi Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO. Cinque sono africani

Creato il 03 luglio 2012 da Gianfrancodv @Gdv1964

Ventisei nuovi Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO. Cinque sono africani.La 36° Sessione del Comitato UNESCO per i Patrimoni dell'Umanità ha deciso l'iscrizione di nuovi 26 siti (erano 33 i candidati) tra i Patrimoni dell'Umanità tutelati dall'UNESCO. Con questo gruppo di nuove iscrizioni, diventano 962 i siti del Patrimonio dell'Umanità del mondo. Tra i 26 nuovi siti, 5 sono africani, portando così a 126 i siti africani.
Ecco la lista dei nuovi "arrivati" in Africa:
- Città storica di Grand Bassam (Costa d'Avorio) - La città nuova e antica di Rabat (Marocco)
- La terra dei Bassari (Senegal)
- I laghi di Ounianga (Ciad)
- Il Parco Nazionale Sangha Trinational (Congo, Camerun e Centrafrica)
Per il Ciad e il Congo si tratta della prima iscrizione in questa particolare lista. Diventano così 39 i paesi africani che vantano almeno un sito tra quelli tutelati. Il Marocco, con 9 siti, raggiunge l'Etiopia nella speciale classifica africana, distanziando Sudafrica e Tunisia che hanno 8 siti ciascuno.
Tra le iscrizioni che hanno generato polemiche vi è quella dei Luoghi di nascita di Gesù in Palestina (Chiesa della natività e la strada del pellegrinaggio) poichè segue alla polemica adesione all'UNESCO della Palestina. Per la cronaca il sito è stato subito inserito nella speciale lista dei Patrimoni a rischio.
In questa speciale lista di Patrimoni a rischio sono stati anche inseriti i due siti tutelati del Mali (la città di Timbuctu e la tomba di Askia) a seguito delle minaccie (e purtroppo della realtà) di distruzione da parte dei guerriglieri islamici. Quello che sta succedendo in Mali (e che è già avvenuto in Afghanistan con le grandi statue del Buddha) rappresenta un crimine contro l'umanità, uno scempio che deve essere assolutamente fermato. Distruggere la storia e la cultura tramandata da generazioni e generazioni è un'atto di viltà che non trova alcuna giustificazione.
Bene ha fatto il nuovo Procuratore della Corte Penale Internazionale, la gambiana Fatou Bensouda, ad affermare che "la distruzione di monumenti storici e religiosi è un crimine di guerra su cui la Corte è chiamata legittimamente a procedere".


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