Magazine Cinema
titolo originale: la rafle (la retata)
un film di roselyne bosch
vento di primavera, di rose bosch, mette in scena una storia realmente accaduta, personaggi che sono realmente esistiti, nel preciso contesto storico del nazismo. siamo in francia, è il 1942.
verrebbe da dire che si tratta dell'ennesimo film sull'orrore dell'olocausto - su cui tanto si è scritto e girato - e che poco di nuovo potrebbe dare al cinema, ma vento di primavera racconta un fatto che ha macchiato la francia per sempre e lo fa mettendosi dalla parte dei bambini.
come sappiamo spesso non sono i temi affrontati a rendere un film un buon prodotto quanto come li si racconta.
nel tentativo di riportare all'attenzione del grande pubblico la deportazione, voluta dal regime collaborazionista del maresciallo vichy, di circa 13.000 ebrei che si erano rifugiati a parigi, bosch focalizza l'attenzione sui bambini: dai loro occhi apprendiamo i fatti, partecipiamo allo strazio che li ha travolti insieme alle loro famiglie, cerchiamo risposte che non troveremo e ci sentiamo assaliti dal medesimo senso di abbandono e smarrimento.
i bambini, che con la loro innocenza e purezza d'animo guardano l'orrore degli adulti senza poter comprendere, rappresnetano il motore della pellicola. gli adulti ne sono i comprimari.
il medico ebreo eroico (jean reno) che non pensa nemmeno per un secondo di salvarsi e che invece assiste fino alla fine i propri compagni, oppure l'infermiera cattolica (melanie laurent) che non abbandonerà i bambini ebrei nemmno nello sfinimento della propria malattia, non sorreggono il film ma ne sono sorretti, perchè vento di primavera è un film corale, di molti piccoli occhi che non si arrendono alla morte e che ci testimoniano una forza vitale preziosa.
dei cira 25.000 ebrei destinati al rastrellamento solo una parte si salvò grazie al prezioso aiuto dei cittadini francesi che accettarono di nasconderli. i rimanenti furono condotti al vélodrome d'hiver da dove partirono per quello che fu il loro ultimo viaggio. di essi ritornarono solo venticinque persone e nessun bambino.
film di denuncia, di memoria, crudo ed autentico, l'opera di bosch ha la precisione del documentario ed il pudore dei prodotti televisivi destinati alle famiglie.
i colori sono saturi, la luce è intensa e giocata sempre sul limite tra finzione e realtà.
dal ritmo sostenuto e mai scevro di delicatezza, il film rivela senza mostrare troppo.
bosch non cede mai all'evidenza, ma piuttosto spiega lasciando ampio margine di intuizione allo spettatore, senza abbandonarlo alla supposizione.
sappiamo bene che fine faranno le vittime, quali orrori subiranno e possiamo immaginare cosa hanno dovuto affrontare. proprio in questa non evidenza, in tal non esplicitare, risiede la forza emotiva del racconto.
jean reno, un po' imbolsito e sgualcito, è piuttosto intenso, così come lo è melanie laurent (la bionda vendicatrice del tarantinato Inglorious Basterds), che dà vita ad una donna sensibile, determinata e dalla grande forza interiore.
vento di primavera è un film sui bambini e sulla loro forza, sulla forza dell'amore umano e del credere nella vita.
un buon prodotto per tutti, per non dimenticare mai.
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