Antonella Policastrese per il Simplicissimus
Magica Calabria che rapisce con il suo mare a volte violetto, le sue montagne, la sua storia. Prende a tal punto che a volte anche i fondi europei ne sono rapiti. E invano se ne cercano le piste come è accaduto con il “MagiKrò-Festival” di Crotone che al suo secondo anno di vita ha avuto l’onore di suscitare anche la curiosità del Corriere della Sera e di Dagospia in merito all’utilizzo di risorse comunitarie. Ma a Crotone tutto era stato già programmato ed evidentemente non è stato possibile aggiustare taluni aspetti del festival che avrebbero potuto prestare il fianco ai rilievi mossi dai due organi d’informazione, soprattutto quelli che riguardano la rilevanza strategica dell’evento finanziato. E quindi qui si parla anche di quelle strategie di comunicazione, contemplate come costi ammissibili nei finanziamenti comunitari cui attingono i cinque festival calabresi tra cui appunto quello crotonese.
E dunque è accaduto che il nuovo assessore provinciale alla Cultura, Giovanni Capocasale e quello che c’era sino a quattro giorni prima di ferragosto, Giovanni Lentini, sono saliti entrambi sul palco per presentare la serata; uno a nome della Provincia e l’altro quasi a nome proprio, dimenticando che dal suo ruolo di presidente della Fondazione Odyssea, non è ancora decaduto e non è stato destituito. L’organismo presieduto da Lentini è il principale partner della Provincia di Crotone nel progetto “Luoghi di Magia –Magia nel Luoghi”, ribattezzato con l’acronimo di “MagiKrò- Festival” e ancora più miseramente come “Festival della Magia”. Un programma il cui valore è di oltre mezzo milione di euro a edizione e per il quale la Regione Calabria, con fondi della UE, ogni anno mette a disposizione 306 mila euro. Quattrini per realizzare un grande evento, in grado di movimentare flussi turistici e di dare, attraverso festival “multigenere” in ogni provincia, nuove possibilità di attrazione. A monte dunque esistono un progetto, un piano di gestione e di attuazione e naturalmente anche una impalcatura finanziaria di cui la Fondazione Odyssea è , nella fattispecie, un pilastro visto che è l’unico partner a mettere dei soldi (€ 19.454,94) oltre alla Provincia di Crotone che contribuisce con 88 mila euro e rotti in denaro cash; più 50 mila di contributi in natura, quali le prestazione di propri dipendenti; nonché oltre 43 mila euro di presunti incassi ( la scorsa edizione se ne incassarono circa 10 mila euro a fronte di una previsione di 80 mila). Altri due piccoli partner mettono ciascuno una cifra che non supera i duemila euro a fronte di una possibilità di fornire prestazioni e servizi per un valore di circa 13 mila euro. La cosa infatti funziona così: tu partner metti due euro e poi ti consento di fatturarmene 12, a prescindere se ne avrai avuti solo 4 di spesa, poiché ti devo pagare il lavoro svolto, quindi, se sei abbastanza furbo, ne porti a casa otto euro puliti; tanto paga l’Europa per la realizzazione del progetto.
Per il partner Fondazione Odyssea le cose sono andate diversamente, almeno per la prima edizione, dal momento che avrebbe speso il doppio di quanto gli è stato poi effettivamente rimborsato. Al partner Civita S.r.l invece è stato consentito da subito di non mettere neppure 20 centesimi e di avere un rimborso spese a piè di lista pari, alla quota di budget ritagliatagli appositamente. Del resto a quest’ultima società che ambisce a diventare la milionesima Fondazione di questo Paese e che dovrebbe occuparsi principalmente di organizzazione e comunicazione è all’origine del fallimento, dell’inabissamento, della natura dell’anonimato in cui è caduta la manifestazione. Primo perché nella redazione del progetto non ha contribuito neppure con una virgola; due perché non lo ha mai sostenuto, tre perché, nei fatti lo ha affossato, quattro perché ne ha tratto immeritato vantaggio; cinque perché non ci ha investito neppure un centesimo; sei perché il soggetto, voluto all’’inizio come partner di progetto dall’ ex assessore Giovanni Lentini, si è ritrovato, nel corso di questa prima parte della seconda edizione, ad avere nell’assessore Capocasale il parente acquisito di un proprio dipendente.
La Civita S.r.l., un organismo che ha sede a Roma in piazza Venezia. Di tale organismo, durante una puntata del programma di RaiTre, “Report” del 5 maggio 2013, Milena Gabanelli, a proposito di beni culturali in Italia ebbe a dire così: “Per quel che riguarda i grandi gioielli – quelli per i quali non servono le idee perché si vendono da soli, come i grandi musei, i privati ci sono. Secondo l’Antitrust sono sempre gli stessi a spartirsi in maniera opaca un grandissimo mercato”. Si tratta sempre delle stesse società, che ottengono ogni volta gli appalti nel silenzio più assoluto, e che poi spesso danno vita a mostre e eventi di scarso valore. Un nome per tutti? Civita”. Ma Civita, partner della Provincia nel progetto “Luoghi di Magia –Magia nel Luoghi” può vantare come presidente onorario nientemeno che Gianni Letta e soci come Luigi Abete. E quindi a Crotone si dice così “alla mala vicina la pitta più grande”. E difatti la fetta più consistente del budget del Magikrò Festival , a parità di servizi e/o forniture rese, l’ha avuta ancora una volta Civita.
Ben 51.127, 90 euro per “campagna di comunicazione e promozione; produzione materiali; pubblicità e promozione su radio, tv, stampa regionale e locale”; inoltre è espressamente detto che è compito di Cività la produzione, stampa e diffusione di materiale per la promozione degli eventi. Se non fosse che, al giro di boa della fase estiva del festival, campeggiavano sui muri solo dei manifesti, molti dei quali attaccati abusivamente e realizzati con tecniche di stampa da terzo mondo e dei miseri flyer che si possono leggere solo al microscopio essendo di formato 10 X 15 cm. Gli striscioni in pvc, quelli che di solito vengono attaccati da un balcone all’altro sulle vie principali, ma che non sono mai comparsi neppure in sogno, facevano malinconicamente da separè, come i tabelloni di lamiera dei gelati Eldorado nelle baracche degli zingari, al giardino del liceo crotonese sede di uno degli eventi centrali della manifestazione.
Tutto ciò è persino ovvio, perché Civita è a Roma e quindi, presumibilmente dopo oculata segnalazione proveniente dal palazzo della Provincia, tutte le attività in capo alla nota azienda romana, vengono delegate a una crotonese, azienda o soggetto unico che sia. Già che ci siamo, tale soggetto riceve l’incarico di realizzare un tabellone pubblicitario da sistemare sotto il cavalcavia, per un compenso di 4 mila euro, soldi che, per corrispondenza di genere, dovrebbero essere defalcati dalle spettanze di Civita per attività pubblicitarie, ma che si ascrivono ad altra voce di spesa, così come stabilito nella determina n° 789 del 30/0/2013. E così pure altre attività di comunicazione, ascritte a Civita, come da suddivisione ufficiale di quote e di compiti, non gravano sulle spettanze dell’azienda romana; è il caso dell’addetto alla comunicazione ed ai rapporti con la stampa, che viene pagato da Fondazione Odyssea . Il compenso di Civita non viene dunque intaccato neppure in questo caso.
Nella precedente edizione del festival, al partner Civita andarono 38 mila euro per le proprie prestazioni e forniture, ma questa volta, a fronte di 51 mila, ha risparmiato pure sull’ingaggio di una collaboratrice-coordinatrice in loco, il cui onere è stato attribuito anche in questo caso, alla Fondazione Odyssea. Fu dunque questo aggravio di oneri ad aver determinato la debacle comunicativa della prima edizione del festival che pure fu davvero buona sul piano della qualità artistica e della spettacolarità ? In provincia avranno avranno ritenuto di si e che quindi a Civita, per la seconda edizione, avrebbero dovuto dare una quota più alta di budget, ovvero € 51.17, 90 e senza che quell’ azienda mettesse neppure un centesimo di contributo. Risparmia e non “cumparisci” , è il caso di dirlo, se è vero che, come accennato, il materiale grafico fatto circolare e parcamente distribuito, al netto di orrori ed errori di impostazioni dei testi, è di quello low-cost, facilmente reperibile, spese di spedizione comprese, su internet, quand’ anche provenisse dalla Germania; due giorni dall’ordine e ti arriva. Un migliaio di volantini 10 x 15, come quelli distribuiti dopo l’inizio del festival, costeranno si è no una sessantina di euro più Iva e al netto delle spese di spedizione; per comprare 250 manifesti 100 x 140 si spendono circa settecento euro Iva inclusa. Locandine non se sono comparse in giro, forse perché 51 mila euro non sarebbero bastati anche per far fronte a quei circa 600 euro Iva inclusa, occorrenti per realizzarne ben cinquemila in carta patinata lucida + laccatura.
Una domanda sorge spontanea farla al neo-assessore provinciale alla cultura nel momento in cui ha tessuto il pubblico elogio di Civita prima dello spettacolo del 13 agosto al liceo “Pitagora”: qualcuno lo aveva informato di tutto questo oppure questa è normalità che va comunque elogiata ?