“Mia” si fa per dire, diciamo che ci frequentiamo.
Non ho mai avuto molta simpatia per Verona e soprattutto per i veronesi. Ma non è solo un problema di rivalità cittadina, essendo io di Mantova. Tra la terza e quarta liceo, d’estate, ho fatto un viaggio con un gruppo di ragazzi. In autobus fino in Inghilterra, soggiorno itinerante nella terra albionica, e ritorno, passando per vari stati e città europee, Parigi, Brussels, Strasburgo, etc. Un bel viaggio, direte voi. Sì, fatelo con 35 quattordicenni veronesi e poi ne parliamo. Quando li abbiamo scaricati oltre Manica, noi, 15 superstiti miracolati mantovani, sembravamo reduci da un trapianto di fegato eseguito da David Guetta alla Capannina di Forte dei Marmi. I genitori, a casa, credevano fossimo stanchi per il viaggio. No no, eravamo con il cervello esploso per colpa di un manipolo di ragazzini veronesi (l’anno successivo sono partita con un gruppo di Vasto, Abruzzo, quasi peggio).
Dopo questa esperienza traumatica per me Verona era un po’ un tabù. In realtà lo era anche prima. Per chi è di Mantova, Verona ricorda un po’ una metropoli tentacolare (ha il quintuplo degli abitanti), per cui è sempre stata meta obbligata per lo shopping ma anche per gite culturali, Piazza Bra, Piazza Erbe, l’Arena, il balcone… oh ecco ci siamo.
Il balcone, Romeo e Giulietta. Quando dico a una persona straniera che studio a Verona subito questa strabuzza gli occhi e mi dice che sono fortunata, che è la città di Romeo e Giulietta, evviva evviva. Davanti al balcone ci passerò non so quante volte, non ho neanche una foto di me sotto al balcone, neanche una, nemmeno di quando ero piccolina, tanto per far capire il fascino che ha avuto su di me il dramma dei due ragazzini. Eh sì, perchè Romeo e Giulietta erano due ragazzini. Ora, qualcuno, per cortesia, mi deve spiegare cosa ci sia di affascinante in quella storia, perchè migliaia di turisti ogni anno si accalcano sotto quel cazzo di balcone, si assiepano per lasciare bigliettini e messaggini. Perchè elevare a simbolo d’amore vero la storia di due ragazzini che si suicidano dopo che si conoscono da tre giorni? Io non capisco, cosa c’è che non va in me?
Per me l’amore vero è simboleggiato da due che stanno insieme e si sopportano da 50 anni, quello sì che è amore cazzo. Ma due cioppini di dubbia esistenza, cioppini che adesso sarebbero definiti emo, diciamolo, che vivono un “amore” (seh ciao) contrastato e che per questo s’ammazzano secondo me sono simbolo solo di stupidità, e che cazzo.