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Verso la guerra, fermate Mussolini

Creato il 03 maggio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Verso la guerra, fermate MussoliniLa trasmissione di Nicola Caracciolo, La grande storia in onda su Rai 3  esamina nell’inchiesta dal titolo: Verso la guerra, fermate Mussolini i tentativi dell’opposizione interna al regime di bloccare sul nascere il conflitto mondiale. Badoglio, Maria José di Savoia, Balbo, Ciano e un misterioso avvocato tra i “congiurati” provarono senza successo a cambiare il corso della Storia, a evitare una tragedia di cui non erano neppure in grado di prevedere la portata.

La guerra di Hitler e Mussolini si poteva forse fermare, vediamo come.

Verso la guerra, fermate Mussolini
Roma, fine anni ’30, due dittatori a confronto, con interessi differenti ma stretti da un legame ferreo.  Dagli archivi storici inglesi  sono emerse nuove informazioni che rivelano una storia diversa da quella che fino da ora ci è stata raccontata. Tutto comincia nel maggio del 1936, le truppe italiane entrano ad Addiss Abeba, l’Italia si avvicina alla Germania di Hitler che viene in visita  a Roma, per conoscere direttamente l’esponente del totalitarismo italiano, considerato come  un giocatore d’azzardo che vince sempre, questa è la sua reputazione ed è un leader alleato che piace a Hitler. Nel 1937, Mussolini ricambia la visita e davanti ad una folla tedesca, osannante  conferma  il rapporto di amicizia che segnerà per sempre il suo destino, la sua tragica sorte, perché Hitler non è un amico comodo. Infatti poco dopo, Hitler annuncia l’invasione dell’Austria e Mussolini deve ubbidire.

Perché pur essendo un totalitarista meno esasperato, non si è opposto?

L’Italia è in difficoltà con la guerra in Abissinia e con la guerra civile spagnola. È impossibile mettersi contro contemporaneamente Germania e Inghilterra, troppo pericoloso. Mussolini è scontento, non vuole la guerra ma decide, di inghiottire il rospo. L’Italia dunque è ricattabile dai tedeschi. Gli italiani partono per la Libia, Mussolini saluta lo squadrista Balbo che è stato messo a capo della spedizione proprio per allontanarlo dal cento del potere romano. Mussolini non vuole rivali.

Verso la guerra, fermate Mussolini
Mentre la Storia corre verso l’abisso che dal giugno 1940 avrebbe causato al mondo oltre 40 milioni di morti, alcuni in Italia  si davano da fare per cercare di bloccare quel treno in corsa verso un’immane tragedia.   Ma i loro sforzi furono inutili.

1938 Hitler torna a Roma, l’atmosfera è calorosa, lo spettacolo ben organizzato. Lo spiegamento delle forze militari italiane mette in  scena la nostra magnificenza, ricevimenti, appuntamenti mondani, che raggiungono l’effetto desiderato: Hitler è entusiasta. Mussolini gioca con fuoco anche se  non vuole l’incendio. Hitler invece procede spedito verso la conquista dei suoi sogni di gloria e invade la Cecoslovacchia. L’angoscia attanaglia l’Europa, mentre il nazismo spinge a fondo l’acceleratore dando inizio al piano di cancellazione della razza ebraica.

Mussolini non vuole la guerra ma, tiene all’amicizia di Hitler, forse, era convinto che, il suo alleato bluffasse ma non osava staccarsene temendo di perdere i vantaggi del probabile trionfo, ed è un uomo che prende le sue decisione da solo. Parla per la prima volta del “problema razziale” considerato un nemico del fascismo. Tutti  col fiato sospeso, aspettavano che una qualche “provvidenza” esterna fermasse il disastro, ma pochi avevano il coraggio di fare o dire davvero qualcosa che suonasse troppo critico nei confronti dei dittatori.

Verso la guerra, fermate Mussolini
Ed è a questo punto che si inseriscono figure come il maresciallo Badoglio e la principessa Maria José di Savoia, moglie dell’erede al trono, Umberto che pensano che la guerra sia una catastrofe e si incontrano per progettare un vero colpo di stato.  Un complotto per far cadere Mussolini, impedire la guerra e instaurare un regime meno autoritario, più democratico e finalmente staccato dal nazismo.

Il piano, che coinvolgeva anche il capo della Polizia, Arturo Bocchini, prevedeva l’arresto del Duce, l’abdicazione di Vittorio Emanuele III e la rinuncia di Umberto. Al trono sarebbe salito il piccolo Vittorio Emanuele figlio dello stesso principe ereditario e di Maria José che sarebbe diventata Reggente. Badoglio, Ciano e altri gerarchi come Balbo, De Bono e Grandi e lo stesso Amedeo d’Aosta tentarono fino all’ultimo di evitare la guerra. Ciano non riuscì nell’intento a causa delle sue incertezze e del terrore che aveva del potentissimo suocero, ma finì, più tardi, per partecipare al tentativo di colpo di Stato del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 che lo portò alla rovina e alla fucilazione dell’11 gennaio 1944 a Verona.
Dall’inchiesta  emerge un ambiente politico consapevole ma letteralmente “impotente” a cambiare un’inerzia che appariva ai più inevitabile. Quasi tutti, anche quelli che si rendevano conto del rischio che il mondo correva, non osavano mettere in gioco se stessi e i privilegi che il regime garantiva. Forse chissà, se  ciò fosse successo,  tutto avrebbe potuto essere diverso.

Un fenomeno purtroppo già visto e sempre molto attuale e che ha “strani” collegamenti con l’attualità…


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