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Vertigo - La donna che visse due volte

Creato il 21 ottobre 2013 da Misterjamesford
Vertigo - La donna che visse due volteRegia: Alfred HitchcockOrigine: USA, UKAnno: 1958Durata: 128'



La trama (con parole mie): John "Scottie" Ferguson, ex detective della polizia ritiratosi a seguito di un tragico incidente che mise a nudo il suo terrore per le altezze e costò la vita ad un collega, viene contattato da un vecchio amico in modo da sorvegliarne la moglie, Madeleine Elster, che vive un periodo di sconvolgimenti legato ad una sorta di immedesimazione con una sua antenata, resa folle dall'amore e suicida alla sua stessa età. Nell'eseguire il suo compito, Scottie finisce per sviluppare un'attrazione irresistibile per Madeleine, divenuta più forte nel momento in cui l'uomo salva da un primo tentativo di suicidio la giovane: tra i due sboccia l'amore, ma proprio quando i sentimenti esplodono la donna decide di porre fine alla sua vita gettandosi dal campanile di una missione proprio davanti agli occhi dell'inerme Scottie, messo in ginocchio dalle vertigini mentre cercava di inseguire l'amata.
Distrutto dal dolore, Ferguson impiega oltre un anno per riprendersi, e ancora segnato dalla presenza di Madeleine, rimane sconvolto quando, per caso, incontra Judy, identica in tutto e per tutto al suo amore perduto: sarà l'inizio di una spirale di emozioni che porterà John ad affrontare le sue paure e scoprire la verità di un delitto apparentemente perfetto.
Vertigo - La donna che visse due volte
A volte si incontrano pellicole di fronte alle quali si finisce per rimanere a bocca aperta, ammettendone il valore senza troppi giri di parole - cose come Il mucchio selvaggio, I sette samurai, Furore, Tempi moderni - e altre, invece, che paiono offrire ad ogni visione una nuova lettura, e la possibilità di riscoprirle quasi potesse essere sempre e comunque una "prima volta" - 2001, Apocalypse now, Quarto potere -: senza dubbio La donna che visse due volte, il mio personale favorito nell'incredibile filmografia hitchcockiana, fa parte di questa seconda categoria.
L'ultima volta che mi capitò di vederlo, ad esempio, fui travolto dalla sensazione di smarrimento del protagonista gettato tra le fauci di un intrigo noir decisamente più grande di lui e più pericoloso delle vertigini che, di fatto, lo rendono vulnerabile almeno quanto il suo esordio sugli schermi dell'allora casa Ford fu caratterizzato principalmente dalla meraviglia scaturita dalla tecnica prodigiosa come di consueto messa in campo dal Maestro, senza dubbio uno dei registi più dotati, importanti e talentuosi della Storia.
L'occasione del ritorno in sala - anche se per soli tre giorni a partire da oggi - di questa pietra miliare mi ha dunque dato modo - grazie anche agli amici di QMI - di esplorarlo da un altro e profondo punto di vista: quello dell'amore.
Dalla vertigine che da il titolo alla versione originale della pellicola ai conflitti interiori vissuti dal protagonista Scottie e da Madeleine/Judy rispetto al destino della loro storia, dall'ironia disseminata con acume dal vecchio Hitch - sfruttando soprattutto la spalla di Ferguson, l'ex fidanzata ed amica Midge - al ruolo del Destino, sempre pronto a mettere la parola fine a qualsiasi pretesa umana - la straordinaria conclusione -, il sentimento che è, di fatto, la benzina per il motore di gran parte dell'arte gioca un ruolo fondamentale in questa intensa favola nera mascherata da thriller, in grado di raggiungere in più di un'occasione - la sequenza sulla spiaggia con il primo bacio tra Scottie e Madeleine - una tensione emotiva e quasi erotica incredibile, decisamente più avanti rispetto anche ai nostri tempi.
Lo sprofondare di Ferguson nel dolore della perdita di quello che, di fatto, costituisce il suo primo - ed unico, forse - amore, culminato con la spettacolare sequenza dell'incubo - un vero e proprio cocktail in netto anticipo rispetto all'epoca della psichedelia - così come la progressiva trasformazione di Judy in Madeleine nata per compiacere i desideri del proprio compagno sono volti che ognuno di noi ben conosce - o ha sperimentato sulla propria pelle - dell'amore, in grado di mutare nella più grande gioia e nell'incubo peggiore della vita di qualsiasi persona, dal più duro all'ultimo dei teneri.
Hitchcock, troppo spesso accusato di essere un regista freddo e votato esclusivamente alla tecnica, mostra ancora una volta la grande passione della sua arte, la carica emozionale nata dal bisogno di scoprire il grande dramma del sentimento, che proprio come un'epopea alcolica riesce a portarci ad imprese incredibili ed estasi quasi mistiche tanto quanto a dolori pronti a spezzarci in due.
E come barche alla deriva risucchiate da un maelstrom di sentimenti, finiamo per ritrovarci schiavi di una vertigine che finiremo per superare soltanto nel momento in cui saremo davvero disposti ad andare oltre il passato, ed anche in quel caso, non saremo mai davvero protetti dal Destino, così come dalle follie dell'organo più pericoloso e stupefacente di cui siamo dotati: il cuore.
MrFord
"Lights go down, it's dark
the jungle is your head
can't rule your heart
a feeling is so much stronger than
a thought
your eyes are wide
and though your soul
it can't be bought
your mind can wonder."

U2 - "Vertigo" - 

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