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Vespa Bianco 2009, storia di un incontro casuale con Joe Bastianich

Da Eatitmilano @Eatitmilano

Vespa Bianco 2009, storia di un incontro casuale con Joe BastianichProtagonista di questo mio post il Vespa Bianco 2009, vino bianco friulano.  Friuli è sinonimo di grandissimi vini bianchi. Una certezza dunque. Ma questa bottiglia ha un che di speciale perché è firmata da un vero V I P, anzi, dovremmo dire V I M C, Very Important MasterChef!

Stiamo parlando di Joe Bastianich, il rigidissimo giudice di MasterChef, del quale ho appena terminato l’autobiografia. Dagli USA al Friuli and back: Joe “Masterchef” Bastianich ci racconta la storia del suo successo e di quello della sua famiglia in Restaurant Man,  autobiografia irriverente a metà strada tra Animal House e Wall Street.

Un libro che ho letto per caso e con non poche riserve, visto che dei tre MC italiani,  trovavo Bastianich il meno  simpatico… riserve cadute pagina dopo pagina,  a partire dal momento in cui ho appreso della sua passione per i Led Zeppelin, proprio come la sottoscritta.  “Io riesco a sentire il loro terroir: il delta del Mississipi, la costa californiana o il Nord Africa”…  ecco, è bastata questa frase a pag. 178,  seguita qualche riga più giù da:  “Il vino è un vero amore (…) Quando lo annuso il vino mi parla. Mi porta da un’altra parte (…) in una serie di luoghi“.

Led Zeppelin=Vino=Passione… Hey Joe, we have something in common, nonostante tutto!

Vespa Bianco 2009, storia di un incontro casuale con Joe Bastianich

Per un sottile quanto infallibile gioco di coincidenze, dopo essermi imbattuta nel suo libro, mi trovo ad avere l’occasione di degustare il  suo Vespa Bianco 2009  (lo si trova nella grande distribuzione o da Eataly, con prezzi che vanno dai 19 ai 26 euro). Un IGT, blend di vitigni internazionali (45% Sauvignon, 45%  Chardonnay) vinificati separatamente come il restante 10% di Picolit.  DOC Colli Orientali del Friuli.  Minerale, al naso fiori e frutti bianchi e tropicali  (pesca, mango), in bocca fresco, con una buona acidità e una buona persistenza, note balsamiche e di miele. Elegante e non invadente il risultato del passaggio in botte (botti da 400o litri per Chardonnay e Sauvignon, tonneau da 500 litri per il Picolit).  Una lavorazione complessa  per ognuno dei tre vitigni, poi miscelati e affinati in bottiglia. Il risultato? Al di là di tutto, ogni vino si esprime al meglio insieme al cibo:  pollo e tacchino arrosto, si legge nella scheda, ma anche dall’antipasto ai secondi. Noi lo abbiamo abbinato a del delicatissimo salmone al pepe rosa  accompagnato da un hummus di fave, pomodori e formaggio fresco. Ed il risultato ci è piaciuto: capace di esaltare i piatti ai quali abbiamo voluto abbinarlo e allo stesso tempo di rimanere piacevolmente se stesso.

Assolutamente da assaggiare!


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