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Veterinaria omeopatica. Riflessioni di un buiatra

Creato il 19 marzo 2013 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Animali , Omeopatia
bovini
Bovini

Sono diventata veterinario 25 anni fa. A quei tempi la buiatria (buiatra=veterinario che lavora con i bovini ) era in forte espansione ed era in atto una trasformazione: dal piccolo allevamento a conduzione familiare si passava all’allevamento intensivo.
La zootecnia progrediva spedita: l’applicazione dell’inseminazione strumentale (fecondazione artificiale) e dell’embrio transfer (trasferimento degli embrioni), “tecniche” che consentono di sfruttare al meglio il progresso genetico nelle vacche, favorivano produzioni di latte un tempo impensabili.
La selezione genetica correggeva la forma della mammella per renderla più adatta alla mungitura meccanica, la forma del torace, gli arti, gli appiombi, “eliminando” tare delle ossa, del sangue ecc, per creare animali perfetti ma sicuramente sempre più fragili!
Io operavo in questo settore molto gasata dalle potenzialità e stimolata dalle innovazioni che apparentemente sembravano creare progresso, ma coglievo le contraddizioni e talvolta il delirio di certe affermazioni.
Per esempio, ad un convegno sentii affermare che “la bovina rende molto di più se alimentata da monogastrico (come un cane o un uomo, che ha uno stomaco solo) anziché da ruminante” (che ha 4 stomaci e un altro sistema digestivo ), e la somministrazione di proteine animali ai bovini da latte era proprio nell’ottica di correggere quest’errore della natura!
Così siamo arrivati alla BSE, in gergo mucca pazza, facilitata alimentando animali erbivori con cibo da carnivori!!! Curavo la mastite, la scarsa fertilità, le lesioni dei piedi, la chetosi (una patologia simile all’acetone dei bimbi, che provoca gravi problemi alla mucca) ed altre patologie, cosciente di curare non singole patologie, ma gli effetti di una visione via via più distorta dell’allevamento e dell’animale, considerato soltanto come macchina produttiva. Una visione dell’allevamento che dimenticava (e dimentica) l’ANIMALE.
Si, forse anche io, in quel delirio collettivo, avevo scordato l’Animale.
I casi della vita mi hanno fatto incontrare l’Omeopatia. Mia figlia ebbe otto volte l’otite in un anno e, a quel punto, cosciente che non potevo tirarla su a latte e antibiotici, mi avvicinai a questa strana medicina: il risultato positivo fu talmente sbalorditivo da mettere in moto dentro di me un processo di ribellione!..e la specializzazione in Omeopatia veterinaria ne fu la conseguenza!
Proposi questa metodologia ad un allevatore curioso e deciso a sperimentare. Certo lo scontro tra il modo collaudato di lavorare e la novità è stato difficile: considerare la visione d’insieme dei sintomi, la ricerca di una coerenza che li legasse, (la visione analogica delle medicine non convenzionali) la valutazione anche dei sintomi mentali (docile, aggressiva, non si lascia toccare) nei bovini, (in apparenza così semplici) era cosa nuova e complessa.
Ho iniziato ad osservarli con più attenzione e rispetto, cogliendo l’oscillazione continua di questi animali tra paura e curiosità, più evidente in alcuni allevamenti; la forte irritabilità che domina in altri, identificando così, di volta in volta, il rimedio giusto per la singola mucca, ma, talvolta, anche per un gruppo di bovine: spesso, infatti, utilizziamo un rimedio di stalla, cioè un rimedio che agisce sul gruppo poiché, a causa della selezione genetica, le differenze tra i singoli animali sono molto appiattite.
Nux vomica in bovine particolarmente nervose e irritabili in blocco ruminale; Natrum muriaticum nell’ulcera abomasale in bovine particolarmente deboli; Phytolacca in bovine con mastite caratterizzata da forte infiammazione, dolore iperacuto, con impossibilità ad attaccare il gruppo di mungitura. Sono alcuni esempi di trattamento omeopatico che ha determinato ottimi risultati.
La terapia omeopatica consente un recupero degli animali sovrapponibile o più rapido rispetto alla terapia tradizionale e con una maggiore convenienza economica, per via dell’assenza di residui di farmaci nel latte e nella carne (tempo di sospensione pari a zero): ciò permette un immediato utilizzo di questi prodotti, una maggiore salubrità degli stessi e un impatto ambientale zero, in altre parole nelle feci non sono presenti residui di farmaci che possano contaminare il suolo e le falde acquifere. In aggiunta, il prezzo dei rimedi omeopatici unitari è molto inferiore rispetto a quello dei farmaci tradizionali.
Nonostante le direttive CEE abbiano imposto per gli allevamenti biologici l’uso di omeopatia e fitoterapia, dunque un riconoscimento ufficiale di tali medicine, nonostante i risultati documentati da più parti, ancora non si comprende come mai una tale risorsa sia ancora privilegio di pochi!



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