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Vettel-alonso: cosi' vicini, cosi' diversi

Creato il 27 novembre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
VETTEL-ALONSO: COSI' VICINI, COSI' DIVERSIOgni tanto lo sport mette in mostra il suo sale, quello di non poter proclamare due vincitori. È giusto così per carità: una questione di stimoli, di riconoscimento, di gloria, di merito. Domenica, sulla pista di San Paolo, Sebastian Vettel si è seduto per la terza volta sul trono di Campione del Mondo di Formula 1. Vittoria meritata? Se ci atteniamo ai meri numeri della classifica la sentenza è inappellabile. Carta canta, come sempre. È difficile, però, non trovare qualcosa di “magico” in Fernando Alonso, anche nella sconfitta. Non mi riferisco ai tweet con le citazioni da samurai che hanno accompagnato ogni gara del circus, né all’apparente aplomb dopo i due tamponamenti che probabilmente gli sono costati il titolo iridato (lo spagnolo è sempre, sottolineo sempre, andato a punti in tutte i gp del 2012). La mia è un ode al pilota, allo spirito che ha infuso alla sua squadra ed ai suoi tifosi. Una dedizione sovraumana per tirare fuori il meglio da ciò che il convento gli passava (e non era tutto sto granché). Come l’anno scorso non gli si può imputare niente, ha fatto una stagione perfetta ed è finito a 3 punti da un Mondiale che avrebbe non meritato, strameritato! Il problema stava in ciò che gli altri non hanno fatto. La Ferrari quest’anno si è allineata per la prima parte di stagione a McLaren e Red Bull, ma nel momento in cui ha dovuto calare la carta decisiva si è accorta di non possedere l’asso. La tanto conclamata galleria del vento non ha fatto miracoli, non una novità. Sin ora tutte le “evoluzioni” studiate a Maranello hanno dato riscontri fenomenali sui computer, ma hanno fatto clamorosamente cilecca in pista. L’inventiva chiesta dal muretto dei box agli ingegneri non ha prodotto niente. Ci si è dovuti appellare come fa un compagno distratto a copiare dagli altri adattandosi al diffusore della Red Bull ed alle scanalature dell’alettone posteriore della Freccia d’argento di Woking. Non una gran figura. Eppure Alonso, consapevole di ciò che non sarebbero riusciti a fare gli altri, ha cercato in tutti i modi di limare il “gap”, da solo. E allora: giù a tavoletta. Un duello impari perso per soli 3 miseri punti, pur non sbagliando niente. Roba che portava ad ogni finale di gara a sospirare: “ Bestia che Pilota!”. Malesia, Valencia, Germania, Monaco, Gran Bretagna, Brasile sono solo alcuni dei piccoli capolavori compiuti dallo spagnolo che si è messo in testa di trapassare la pietra come una goccia. Dall’altra parte chi ha vinto davvero, ovvero Sebastian Vettel ha fatto tutto ciò che uno cinico come lui sa fare: vincere quando gli è stato possibile. Non poco. Ma nemmeno molto alla luce del fatto che ha trionfato quando la macchina era apposto e lui era in condizioni psicofisiche eccellenti. Se in Brasile avesse avuto come avversario un pilota con un’auto valida staremmo qui a raccontare di un Seb che sbaglia la partenza, va in testa coda, rimonta 12 posizioni in un giro (!!!) e vince il mondiale col minimo sindacale (uno striminzito sesto posto). Non una gran figura, ma con i “se” e con i “ma” non si va lontani. Ha dalla sua il fatto di capire quando ha lo strapotere per dettare legge, ma quando si trova in difficoltà s’incarta come uno qualunque. So che molti di voi appassionati potrebbero mugugnare ed imputarmi una certa faziosità, magari portandomi anche le prove delle ultime due rimonte compiute dal tedesco, rispettivamente ieri e due settimane fa. Ma vi lascio con una riflessione: metteteci Raikonnen, Hamilton, Button sulla macchina di Vettel. Il risultato secondo me non sarebbe cambiato. Red Bull campione, ma non ad una decina di giri dalla bandiera a scacchi dell’ultima gara. Per non parlare del fenomeno Asturiano. Altra pasta, altro livello, mica la ricerca del giro più veloce della gara quando ormai non serve. Se non fosse per la carta d’identità darei dello spagnolo a Vettel (più impulsivo)e del tedesco ad Alonso (più metodista). Non un particolare da poco. Vettel-Alonso così vicini, così diversi. Si rivedranno da metà Marzo in poi. Saranno di nuovo scintille, potete scommetterci. 
Sebastiano Paterniti

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