In buona sostanza, l’«egemonia culturale» è la capacità di ottenere l’adesione ad un progetto di società da un’ampia maggioranza in seno a una comunità nazionale, acquisendone il consenso ad una particolare concezione del mondo, con la forza della persuasione. Superfluo aggiungere che questo abbia per fine la conquista del potere da parte dell’avanguardia politica che incarna questa Weltanschauung. Siamo così dinanzi a quella che per molti studiosi del pensiero gramsciano è una rottura della ortodossia leninista, e tuttavia l’alternativa sta solo nel metodo: l’«egemonia culturale» si configura come mezzo di «dominio», e dunque rimane incompatibile con la visione liberaldemocratica dello Stato, che accetta, e anzi promuove, la coabitazione di diverse e perfino opposte concezioni del mondo in seno alla società.
Non è chiaro, ora, se i radicali abbiano già conquistato l’«egemonia culturale» in Italia, come Marco Pannella afferma nel corpo del quinto capoverso dell
’intervista concessa al Corriere Fiorentino di domenica 4 agosto, o se invece stiano lì lì per conquistarla, come lo stesso afferma nel corpo del capoverso successivo, di certo sembra esserci soltanto che si tratti proprio del concetto formulato da Antonio Gramsci, che è citato in entrambi i casi: in entrambi i casi, dunque, ci si può rotolare a terra dal ridere.Bruta ignoranza? Ennesimo goffo tentativo di mistificare il pensiero gramsciano come è già accaduto con lo stravolgimento del concetto di «intellettuale collettivo»? Delirio di onnipotenza? Un’ipotesi non esclude l’altra, perché Marco Pannella è ignorante, imbroglione e matto. Con «egemonia culturale», probabilmente, voleva dare una definizione nobile a quella posizione da mosca cocchiera che i radicali hanno da sempre in sella ai mutamenti della società italiana: non è affatto il guidarli, tanto meno il suscitarli, ma soltanto il salirci sopra, cavalcandoli come fa il surfer che si arrischia sull’estremo fronte dell’onda che avanza, finché avanza, per finirvi sotto quando collassa o si infrange. Più che avanguardia, ballon d’essai. Peraltro assai sgonfio da due o tre decenni in qua.Si ringrazia Luca Massaro per la segnalazione dell’intervista sul Corriere Fiorentino.