Una goccia di silenzio.
Oggi faccio fatica a scrivere.
Mi sembra che tutto sia frivolo, futile, francamente superfluo e fuori luogo.
Avevo pensato di lasciar spento il blog, chiuso per una goccia di silenzio, sospeso e tacito, nel mare di urla, chiacchiere, invettive e bla bla bla mediatici, di trasmissioni con plastici ed esperti, di promesse e compromessi, di giustificazioni e sguardi smarriti, di gente che parte davvero e va ad aiutare, di chi aspetta le telecamere, per farsi inquadrare, un sorriso per il minuto di celebrità e un orecchio al telefonino per dire a casa mi vedete? Sono in tv! mentre il giornalista di turno fa la conta dei morti, dei dispersi, dei dolori.
Avevo pensato di restare nel silenzio iniziato lunedì per un’influenza molesta e fuori stagione, continuato ieri per l’annichilimento e il dolore: ho passato la giornata a stirare, ieri. Tutta. Dalla scossa forte e brutale del mattino, fino a sera. Mi sono inventata gli armadi della biancheria da riordinare: ho tirato fuori tutto, proprio tutto, e ho piegato, rinfrescato e ri-stirato, nel tentativo, forse, di riordinare la mia angoscia, di mettere in ordine quel che potevo, visto che non potevo mettere in ordine altro. Ho stirato lenzuola e tovaglioli, ho piegato tovaglie e asciugamani, ascoltando la tv come fosse una radio, senza guardare: mi sentivo fuori posto, quasi fossi la vecchietta che lavora a maglia davanti alla ghigliottina, una guardona del dolore, ma senza poter andare troppo lontano da quel dolore, perché non è possibile far finta di nulla.
Avevo pensato di lasciar spento il blog, oggi, come gesto di rispetto e di condivisione.
Ma una riga per dire vi penso, non posso far altro ma vi penso, quella si, la voglio scrivere.
Patrizia
Più tardi, la ricetta di oggi, delicata e silenziosa e fatta di petali di rosa.
(la foto è tratta da un sito di informazione internet )