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Vi sfido!

Da Francesca_82
Pensavo: mmmhhhh ma che cos'è un WhatsApp? Ci credete che quando ho letto su una rivista di sta cosa pensavo davvero che si fossero confusi e che volevano scrivere what's up ma siccome sono spagnoli non sanno l'inglese?!
Poi ho capito: sono io fuori dal mondo.
Per scelta etica ed anche economica i nostri cellulari sono degni di un museo: Raul ha un nokia vecchissimo avete presente quelli della serie 89XX? Ecco, forse ha circa 10 anni.
Il mio invece dopo anni, davvero ANNI di onorato servizio ha fatto crack definitivamente, ed era già qualche mese che non mandava più SMS e poi si è letteralmente rotto in due. Vivendo comunque ai margini di un mondo consumista, in meno di tre giorni avevo un nuovo (vecchio) cellulare Samsung che funziona. E chi me l'ha dato si è anche detto dispiaciuto perché non ha internet e un sacco di funzioni apparentemente vitali. Embé?
Settimana scorsa durante un mini aiuto in un grande trasloco di amici (ho preso le gattine e le ho qui con me finché loro non finiscono) ho lasciato il cellulare su un tavolo. Mentre caricavo la valigetta delle gattine in macchina, avevo come la sensazione che mi mancasse il cellulare, dentro di me dicevo "è in macchina", mentre entravo in auto non lo trovavo, eppure a motore ancora spento ricordo di aver pensato "l'ho dimenticato su in casa: FA NIENTE" e siamo andati via, dicendo a Raul dopo pochi minuti di aver dimenticato il cellulare: ero serena. Ho alzato le spalle e detto "chissene". Wow, fantastica sensazione, questa di essere consapevolmente senza cellulare. Mi sono detta serenamente che da lì a tre giorni lo avrei recuperato (e così è stato, di mano in mano è arrivato fin sul tavolo della mia cucina).
Noi per internet dipendiamo da un'antenna posta sul tetto della cucina che guarda alla casa del nostro amico in paese a 2 km dove c'è una potente antenna e usiamo il suo segnale: questo perché non siamo un cliente conveniente per le compagnie telefoniche e quindi non vogliono darci una connessione come si deve. In base al vento o alla pioggia abbiamo o no internet e quindi siamo abituati a rimanere anche per giorni scollegati. Sì, per il lavoro è un po' un coñazo, ma è anche vero che l'email del lavoro la guardano anche i soci da casa, quindi non ci preoccupiamo più di tanto.
Oggi dalle 19 siamo tornati on line dopo un silenzio di più di 48 ore (da domenica) e finalmente dopo aver messo mano a qualunque cosa abbiamo scoperto che il fico tappava il segnale perché le fronde erano troppo alte, lo abbiamo un po' potato e quindi eccoci qua di nuovo: aho, 48 ore belle, libere senza la paranoia delle email -ho passato la responsabilità ai soci- a cui si sono sommate alcune ore senza cellulare che io perdo anche in casa. Sono viva!
Io e Raul lasciamo volutamente i cellulari a casa quando usciamo o andiamo via il fine settimana ed io mi sento tranquilla perché sto con uno che ha girato in autostop tutto il Brasile, io davvero non ce la faccio a vedere la gente connessa sul treno, connessa in auto e pure al supermercato.
Mi piace proprio l'idea delle lettere di carta.
Mi piace l'idea di aspettare.
L'attesa è un valore che abbiamo perso, abituati a sapere e vedere tutto e subito.
Apprezzo internet molto di più sapendo che non ce l'ho sempre (e credo che i monaci tibetani stiano on line più tempo di me) e a dire il vero non mi turba affatto l'idea che riaccendendo il cellulare dopo tre giorni di abbandono non c'erano poi così tante chiamate perse. E se vogliamo dirla tutta il cellulare è tornato mercoledì pomeriggio, ma io l'ho acceso giovedì mattina, dopo averlo tenuto in ricarica tutta la notte.
Solo per non tenere la mamma di Raul in ansia che mi porto dietro spesso il cellulare quando sono con Marc, ma se sono da sola allora davvero esco con il meno possibile addosso.
E voi come vivete questa relazione con le tecnologie? O prima o poi mi dovrò abituare a comunicare con Raul attraverso i what'sApp?

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