Gli ucraini hanno fatto la rivoluzione per Poroshenko, il che è tutto dire. Sono decenni che il popolo ucraino è manipolato dagli oligarchi che controllano i media e l’economia del Paese, con risultati devastanti per il benessere collettivo e la cosa pubblica, come tutti possono notare.
Solo l’Europa non li vede e chiama paesi che non sanno nemmeno cosa sia la democrazia e la gestione oculata delle proprie risorse a sottoscrivere accordi di associazione che finiranno col danneggiare tutte le parti.
Mentre l’UE è alle prese con le difficoltà finanziarie dei suoi membri mediterranei, lontano dall’essere risolte, apre un nuovo fronte di vaste problematiche ad est che non sarà in grado di affrontare, accelerando il deterioramento dei rapporti di partenariato strategico con il suo più grande e ricco vicino, la Russia. Non proprio un bel risultato per gli euroburocrati che, sempre intenti a far male i conti, si fanno dettare la linea politica da Washington.
L’accordo sottoscritto ieri tra Bruxelles e Kiev (lo hanno firmato anche Georgia e Moldova) è il primo passo per l’adesione alla Unione che, ad ogni modo, non sarà una passeggiata di salute come credono gli ucraini.
D’ora in poi tutti i loro sforzi dovranno essere orientati a modellare le strutture socio-economiche dello Stato su quelle di Berlino, Parigi, Roma ecc. ecc. La Turchia, dopo aver siglato il medesimo accordo, ci provava da vent’anni a farsi accettare, fino al momento in cui non si è stufata di confrontarsi con noi e adesso nemmeno parla più di voler entrar nel nostro logorato salotto unitario con la tappezzeria che cade a pezzi. Sta meglio fuori dove la crisi non morde e non fa così male.
Ma i leader ucraini, per saldarsi al potere, continuano a raccontare favole ai loro connazionali, con lo scopo di distrarli dai disastri interni. Nel frattempo, l’accordo incomincerà a produrre i suoi effetti e saranno dolori per queste persone che si risveglieranno più arrabbiate e povere di prima. Iniziamo col dire che tutti quelli tra loro che si sono illusi di poter andare a lavorare all’estero, cioè in qualche paese membro, dovranno ricredersi seduta stante.
In Europa non c’è richiesta di manodopera, nemmeno a basso costo, e la disoccupazione interna è a livelli paurosi. Pur non avendo bisogno del visto per entrare in UE gli ucraini saranno costretti a rimanere lì dove sono, a patire il crollo economico e culturale che loro stessi hanno determinato con tanto odio e scelleratezza.
A questo si cumulerà un peggioramento economico interno perché Kiev sarà invasa, come ritengono gli analisti europei, dalle nostre merci a basso costo e di miglior qualità che spazzeranno via la loro produzione. Si innesterà un circolo vizioso, con aumento della disoccupazione, che farà precipitare ancor più in basso tutti i loro indici economici. Da tener conto, inoltre, che i prodotti agricoli ucraini, quelli più numerosi ed esportabili, già entrano nei nostri mercati, quindi non c’è da aspettarsi incremento dei flussi.
La sovrapproduzione agricola europea e la politica delle quote per ciascun paese faranno il resto. Insomma, nessun vantaggio aggiuntivo per Kiev. C’è da considerare anche che l’Ucraina, la quale ha ricevuto prestiti ingenti dal FMI e da Bruxelles, dovrà seguire pedissequamente le politiche d’austerità per il rientro dal debito, secondo i programmi fissati da questi organismi, con scossoni devastanti per le sue instabili (ad essere eufemistici) finanze. Lo stop imposto da Mosca alle tariffe energetiche agevolate renderà i prodotti ucraini sempre meno competitivi e appetibili sui mercati internazionali. Queste merci non troveranno nemmeno sbocco sul mercato eurasiatico, poiché la Russia ha fatto sapere di essere costretta ad aumentare i dazi doganali sui beni ucraini di almeno un 10%, per non essere invasa dai prodotti europei che circoleranno liberamente sul suolo del suo ex satellite. Un panorama davvero desolante che dovrà pure fare i conti con l’instabilità territoriale, laddove due regioni, quelle più ricche di materie prime ed industrie, si sono proclamate indipendenti dopo mesi di guerra (ancora in corso).
E veniamo proprio a questo aspetto e alle spinte centrifughe identitarie che hanno frammentato l’Ucraina e che saranno difficilmente riassorbibili in un stato unitario. La guerra civile in atto da qualche mese laggiù ha fatto esplodere molte contraddizioni che, dopo anni di convivenza, difficilmente rientreranno al loro posto. Un interessante articolo pubblicato da russian universe le ripercorre nella loro sostanza. In Ucraina esistono cinque gruppi sociali caratterizzati per lingua, identità etnica e diversità culturale:
I tripli ucraini: gli ucrainiche parlanoucraino e si identificano come ucraini su base etnica;
I Doppi ucraini: ucrainiche parlanoprevalentementerusso, ma si identificano comeucraini;
I Rukrainiani: (russi ucraini): ucrainiche parlanorusso e si identificanocon la cultura russa;
i tripli russi: i russicheparlanorusso e si identificano con la culturarussa(i russi costituisconola più grande minoranzaetnica inUcraina);
Gli Ukrussiani (Ucraini Russi): i russicheparlanorusso, ma che siidentificanoculturalmentecon l’Ucraina.
Il confine tra questi settori non è mai stato troppo rigido e la convivenza è stata assicurata da equilibri, anche nella distribuzione del potere politico, che tenevano conto di simili diversità, polarizzate spesso per aree territoriali, più o meno omogenee. L’autore dell’articolo dice che i Rukrainiani possono trasformarsi in doppi ucraini o, viceversa, in doppi, russi e gli Ukrussiani in tripli russi o viceversa, perché coloro che appartengono agli ultimi quattro gruppi sono quelli più propensi a modificare la propria identità rispetto a quelli del primo insieme. Inoltre, la doppia identità, che egli chiama “identità ibrida”, è la più diffusa, essendoci persone in Ucraina delle quali non si può dire se siano più russe o più ucraine.
Qui arriviamo ai danni causati dall’oltranzismo di Majdan e dal nazionalismo parafascista dei movimenti più settari, i quali sostengono che l’Ucraina deve essere esclusivamente degli ucraini (le cancellerie straniere hanno strumentalizzato questi elementi preesistenti portandoli al parossismo per gettare il paese nel caos).
La versionedi una identità ucraina esclusiva (nata nella parte occidentale)è diventata quella ufficialedopo il crollodell’URSS. La rivolta di Piazza Indipendenza è divenuta uno spartiacque perchél’identitàucrainaoccidentale si è ulteriormente radicalizzata, tanto che questa quest’ultimapuòora essere chiamataidentità Euromaidan. Tuttavia essa, per le sue connotazioni rigide ed escludenti, difficilmente può essere unmodello peruna identitàdi tutti gli abitanti del paese. I russietnici, i doppiucraini, i Rukrainiani ed anche una parte degli ucraini triplisi oppongono aquesta versione fossilizzata che assurge al rango diidentità ufficialedi tutto il territorio. La storia passata ci aiuta a capirne le motivazioni che sono alle base di queste problematiche.
I territori che oggi fanno parte dell’Ucraina occidentale prima appartenevano ad altri stati: all’Impero austro-ungarico (durante l’ultima visita di Putin in Austria, qualche giorno fa, per siglare alcuni contratti sul gas, il Presidente della Camera di Commercio austriaca Christoph Leitl ha iniziato il suo discorso ricordando che 100 anni addietro l’Ucraina faceva parte del suo paese, suscitando una boutade spontanea nel Presidente russo che ha riso di gusto); alla seconda repubblica Polacca, al Regno d’Ungheria, alla Cecoslovacchia e al Regno di Romania. Il nazionalismo ucraino è stato incoraggiato nell’impero austro-ungarico e la Galizia è diventata centro propulsore di tali vocazioni. Il Nazionalismo ucraino è estremo e contiene tendenze anti-polacche, anti-ebraiche e russofobe, perché, non avendo una sua storia, si è determinato in negativo su quelle (o meglio, contro quelle) altrui. L’Europa ha capito che “razza” di guaio ci sta portando nei confini?
Dunque, per questi esagitati massimalisti ucraini l’identità culturale russa è un nemico irredimibile, per cui unicamente piegando con le maniere forti i suoi portatori sarà possibile costruire uno Stato puro con una sola cultura, una sola lingua e una sola storia. Un mito Hitleriano cosparso di panna acida ucraina. Ancora una volta l’UE ha capito che tipo di gentaglia sta sostenendo?
Quando Arsenij Yatsenyuk ha definito i suoi connazionali dell’Est subumani lo ha fatto su queste basi identitarie. Chi non è come loro non merita di vivere in Ucraina e può andarsene in Russia, se fa in tempo ad evitare le bombe. Stephan Bandera, la loro guida spirituale collaborazionista dei nazisti, farebbe altrettanto. Si sentono legittimati da un padre della patria.
Ovviamente, il sud-est dell’Ucraina, che non è invasato da questa identità “ariana”, ed avendo una diversa storia di legami con la Russia (fino a 100 anni fa, solo 50 per la Crimea, alcuni di quei territori appartenevano a Mosca), ha imbracciato le armi perché conosceva benissimo il pericolo. La sopravvivenza di quello che sono dipende dalla loro capacità di tenere lontani quelli dell’Ovest dalle loro case. Dopo Majdan ed i massacri di Odessa, che hanno chiarito a quale livello di brutalità possono spingersi i nazionalisti ucraini (sostenuti dalle armi e dai finanziamenti americani) per affermare le loro s-ragioni, non si può più tornare indietro, alla precedente tolleranza reciproca che era quasi un ignorarsi a vicenda. Devono staccarsi da Kiev per sopravvivere.
Come scrive il commentatore di russian universe, Majdan ha ucciso nei russofoni l’ucraino che era in loro, ora, dopo Majdan, possono essere soltanto russi e tornare, accompagnati da una buona dose di mistica e mitologia, pagata però col proprio sangue (e non con i dollari di Kiev), alla madre Russia. Così è nata la Novorossjia ed un’altra identità che lo Stato Ucraino non potrà più spezzare, se non vuole fare milioni di morti. Dunque, ognuno vada per la sua strada, anche se quella imboccata da Kiev sembra si diriga proprio verso un burrone.
A proposito, ecco una barzelletta, molto esplicativa, che circola da qualche tempo tra gli slavi: Un ucraino si volta all’improvviso e trova uno specchio. Poi sputa sull’immagine riflessa: maledetto mostro russo!