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Viaggi astrali.

Creato il 02 gennaio 2014 da Enricobo2
Eccoci qua nel nuovo anno a far progetti e a smanettare nella rete anche per cercare di farsi spazio tra le miriadi di bufale che occupano uno spazio sempre più ingombrante. Certo che anche preparare un viaggio è una bella fatica. Sono quasi tre mesi che vado dietro a un progetto e adesso che sono più o meno ad un mese dalla partenza, non dico di essere in mezzo al guado, perché ormai stringo i biglietti in tasca e i punti fermi, sono ormai spillini piantati sulla mappa, ma sono sempre qui che mi aggiro come un cane da tartufi in cerca di un'araba fenice che mi permetta di partire senza quel senso di incompletezza classico, che poi invece dovrebbe essere il miglior stato d'animo con cui cominciare un viaggio vero. Ma sì, la nostra ansia moderna ed occidentale, vuole prevedere ogni cosa, dare sicurezze anche non soltanto tecniche, ma anche logistiche per poter concentrare in una programmazione temporale finita, la certezza di non tralasciare niente di importante tra le cose "da vedere". E' il nostro sbaglio peggiore, la programmazione fitta e precisa, quello che non ci consente di cominciare davvero il "viaggio", quel lasciarsi andare agli eventi, come diceva un grande viaggiatore cinese, quella di partire senza conoscere la meta. Noi (io) siamo tutto il contrario. 
Ogni punto esaminato, controllato, previsto, sapere cosa si andrà a vedere conoscere la storia, quello che c'è dietro, l'ansia di capire attraverso i fatti e la conoscenza, anziché l'assorbire attraverso l'istinto e l'unica visione diretta. Troppo difficile ed estraneo al nostro (mio) modo di pensare. Come lo vorrei e contemporaneamente come respingo questo modo di procedere, condito dall'orrore di trovarmi in un posto senza saperne nulla, senza essere preparato a comprendere quello che c'è dietro, partendo da punti fermi, sapendo quello che devo andare a cercare, che bisogna non lasciarsi sfuggire, magari girando per un'altra strada, attirato da uno sguardo o da un sorriso. Chissà, intanto anche questa volta tutto è partito dal contatto con chi tra i miei conoscenti c'è già stato, dalle dritte che mi potevano dare, indirizzi, luoghi, tempi, fatti; da cominciare a sentire vari tizi in loco vagliando proposte prezzi, sforzandosi di far capire cosa mi interessa e cosa meno, di che livello mi può essere accettabile e così via, subendo la maledizione di Tripadvisor con le centinaia di giudizi, forse fasulli, forse reali, di chi ha trovato nelle camere delle varie guest house preservativi usati e salviette sporche o idilliche serate di tramonti incendiari e colazioni succulente (nello stesso posto naturalmente). 
Cercare disperatamente libri che ti tratteggino le atmosfere e ti mettano sulla strada per cominciare ad immergerti nel giusto mood (è di gran moda questa parola, non so se avete notato), dall'Americano tranquillo di Greene, all' Amante della Duras, al Drago e la farfalla di Ruggeri. Girovagare su Amazon e non riuscire a trovare altro che non parli ossessivamente della guerra. Lasciarsi andare infine al Terzani di Pelle di leopardo e Giai Phong, l'unico che ne penetri davvero i mille labirinti. Scartabellare nervosamente la Lonely planet, facendo schemi, accoppiando date per arrivare al tal mercato proprio di domenica. Valutare se i trekking tra le montagne del nord, saranno semplici passeggiate o infernali supplizi per pance sempre più espanse e piedi sempre più gonfi, accompagnate da mantra continui di maledizioni e dai consueti "ci sono cascato un'altra volta". Che fatica fare il turista! Per fortuna i giorni passano e si avvicina il giorno in cui, preparati zaino e valigia, il pullman gelato pieno di cinesi (ma ci sono sempre cinesi dappertutto quando vai agli aeroporti) che ti porterà attraverso risaie infinite coperte da un velo di nebbia bassa, promessa di altre risaie lontane e già verdi, si metterà in moto per condurmi fino al sospirato gate di partenza, porta di ingresso nel sogno, per volare via sopra le nuvole.
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