Dalla fine del 2006 (tempus horribilis dell’annalistica ‘povnica) la ‘povna e Viola accolgono con un nuovo motto – pensato, rimuginato e limato nel corso di lunghi aperitivi nel buio di novembre – il nuovo anno, un modo per dare allo sceneggiatore il tono su quello che si aspettano, ma anche di fare un bilancio di ciò che hanno passato. Da quando poi è planata nel mondo virtuale e blogghistico, la ‘povna ha sempre condiviso i nuovi motti anche su Slumberland, dove si sono succeduti, uno dopo l’altro, questi due. Quest’anno, però, era diverso. Sarà (da una parte) che la Neverland di settembre (che di solito fornisce loro una miniera di spunti) si era conclusa in modo così poco ortodosso; sarà che è un periodo che se la sentono, soprattutto, di navigare a vista; sarà infine (almeno per la ‘povna) che i mesi dell’”anche troppo” la avevano lasciata un po’ stordita e perplessa, incerta su che cosa davvero desiderare. Fatto sta che si aggirava, sottile ma costante, la tentazione di brindare a un “anche meno” per il 2012; e la ‘povna non riusciva mai del tutto a scacciarla – anche se ovviamente, per convinzione e per contratto, non potrebbe mai davvero chiedere al futuro una diminuzione della trama.
Parlava di tutto questo con Ohibò nei giorni scorsi, durante la telefonata fiume e natalizia: scherzandoci sopra, chiaro; piovendoci battute e autoironie, ovvio; ma anche con un filo di ansia realissimo e costante: perché le tradizioni a lei piacciono molto, e il 31 era sempre più vicino.
“Non ti preoccupare, per il motto: mo’ ci penso” – aveva interrotto il filo dei suoi pensieri Ohibò in versione indovino servizievole.
Detto e fatto:
“Mi sembra (per un milione di ragioni) un’idea bellissima: allora ci conto, aspetto te!”.
Ohibò, bisogna dirlo, ha fatto davvero la sua parte. Prima ha coinvolto la ‘povna in una ulteriore conversazione scritta (giusto per chiarire, inespresso, il tono della questione). E poi – perché quando gli amici sono lontani bisogna fare di necessità virtù (e poi loro si vantano di essere tecnologicamente oltre) – ha buttato la sua idea (geniale) nella piazza telematica, creando il primo wiki-motto (per i curiosi: nel titolo), taggando ovviamente la ‘povna e Viola nel dibattito e coinvolgendo in questo modo un vasto pubblico a discutere sulla questione.
La ‘povna (che – complici le sue due ultime letture toste, Stephen King e Murakami Haruki – sta passando le ultime settimane a riflettere su ucronie, paradossi e viaggi nel tempo) ci ha preso molto gusto, e si è divertita un sacco.
“Concordo!” – scriveva Xenia a commento – “però sarebbe bello poterlo fare ogni tanto”.
“Questa mattina mi sono svegliato pensandoci” – rincarava Miros dall’altro lato dello stivale.
“Mi sto ancora interrogando sul significato dell’aforisma” – chiosava Trudy, sempre un po’ seriosetta.
“Andiamo, falla semplice” – rispondeva la ‘povna (mentre Ohibò metteva “mi piace” a tutta randa) – “significa che, volere o volare, buona la prima!”.
“Ecco” – interveniva Viola per la prima volta dall’inizio delle danze – “questa tua aggiunta non mi sembra affatto male”.
Nasce così il loro primo motto partorito in modalità community. E a questo punto, per puro gusto dell’eccesso, la ‘povna ha coinvolto i propri soddisfattissimi compagni di merende anche nella scelta della colonna sonora.
“Sapete, mi piacerebbe questa” – ha azzardato compunta (e sempre in versione telematica).
“Troppo sentenziosa” – ha decretato Viola.
“Troppo sputtanata” – ha rincarato Ohibò.
La ‘povna – che sa bene di coltivare perversioni musicali che hanno bisogno di una sede separata e privatissima – cede (volentieri) alla violenza (non senza caricare pure questa, in ogni caso, nel suo proprio i-pod). Il (wiki)-motto del 2012 (titolo e sottotitolo) è dunque questo: “Viaggiare nel tempo è per i vili. (Buona la prima)”. L’accompagnamento musicale è di gran classe.
E così, dopo aver presentato i suoi rispetti e i suoi omaggi allo sceneggiatore (sempre) e a chiunque passi qua su Slumberland, la ‘povna si inchina, saluta, augura. E se ne va incontro, con il vestito nuovo di seta scintillante, all’anno che verrà.