Sirolo.
Le automobili di oggi non sono più quelle del 1984, viaggiano a velocità impressionanti, non sono rumorose e non necessitano di assidue fermate per far raffreddare il motore. Ma anche noi umani non siamo più quelli del 1984 e al contrario dei mezzi di circolazione, necessitiamo invece di soste. Le vesciche non sono più contenitive come le pance dei dromedari, le ernie al disco gridano vendetta, gli intestini sono mossi cause le colazioni troppo abbondanti, lo stomachino deve essere riempito ad intervalli regolari, causa una gastrite primaverile, ah! dimenticavo! la Vergine di allora non c’è più: la prova evidente è la biondina seduta sul sedile posteriore che reclama pure lei una toilette e le patatine! Morale della favola: Reggio Emilia/ Sirolo, tre ore e quindici minuti, avrei pensato di peggio! Mi guardo intorno, per cercare di capire se sono in quei luoghi che voglio rivedere o se sono in altri sconosciuti per me. Quello che vidi ,lo vidi poco e male e con il buio, dal momento che andavamo in spiaggia verso le dodici circa, si pranzava “al sacco” in spiaggia, ala bagno “La Perla” e verso sera, a piedi ci incamminavamo per ritornare al Taunus, preparare cena e preparare noi stesse, per l’uscita serale! Scorgo dal finestrino dell’auto, un panorama mozzafiato che sembrava mi aspettasse, speranzoso di potersi mostrare alla luce del sole, in tutta la sua fierezza e maestosità. Arrivando in quel di Sirolo, comincio a guardarmi intorno per osservare se riesco a ricordare qualcosa, ma ancora nulla mi sovviene. Le collinette, tipiche delle Marche, dolci ma susseguenti, almeno loro ci sono ancora a farmi compagnia e sono ancora al loro posto. E’ tutto un saliscendi di valli e colline, Paesini che si affacciano sul mare, piccoli borghi antichi, arroccati su colline stanno a fare le vedette e dominano il mare e noi curiosi di toccarli da vicino. Prendendo le chiavi del nostro alloggio che si trova nella parte alta di Sirolo, disfatte alla bell’ e peggio le valigie, ne approfittiamo per andare subito a passeggiare per il centro di Sirolo, che culmina nella grande e panoramica piazza al centro del paese, una vera e propria terrazza sul mare! Da lì ho potuto osservare tutta la Riviera del Conero, le spiagge, e se ci fosse stato un cielo limpidissimo avrei potuto vedere anche le Isole Kornati e la Croazia. Ho camminato, pensierosa e curiosa, tra quei “vigoli” che formano il centro storico, decisamente di tipo medievale. Un tempo Sirolo era un vero e proprio Castello fortificato, ed oggi è naturalmente percorribile solo a piedi!A Sirolo ci sono anche tesori storici come la Chiesa di San Nicola da Bari, la Chiesa del Sacramento e l’antica torre campanaria. Percorrendo la strada a piedi, con fatica ma con volontà, dalla frazione di San Lorenzo quella che porta al Conero, si può arrivare all’Abbazia di San Pietro, che fu fondata dai monaci benedettini. Non posso parlarvi dettagliatamente delle spiagge, dal momento che ho inteso la vacanza come percorso storico/culturale, una specie di vacanza del conoscere e dell’apprendere ciò che non mi fu possibile trent’anni fa! Vorrei però precisarvi che esse, pur belle, spaziose, amorevoli ed accoglienti dispongono di un mare pulito e degno del riconoscimento della Bandiera Blu e delle 4 vele di Lega Ambiente. Vi riporto i nomi che leggo sul libro guida al territorio della Riviera del Conero:la spiaggia delle due Sorelle, la spiaggia di San Michele, la spiaggia Urbani con le sue sue rocce bianche che si tuffano direttamente dentro al mare, formando alcune baie ed insenature affascinanti!
Numana.
Numana è il mio unico ricordo di una vacanza spensierata con le amiche, l’unica che ho potuto fare in tutta la mia vita senza mariti, fidanzati o parenti. ho solo quella stampata nella mia mente e quella per sempre rimarrà: 20 giorni di totale libertà dal mondo intero, libera di essere me stessa e di respirare quell’odore salmastro a me tanto caro! Ho vissuto e dormito con le amiche, ho condiviso con loro segreti ed amorini estivi, abbiamo anche scampato un pericolo, che potrebbe rifarsi alla strage del Circeo, esagerandola un pò, che ci fece spaventare moltissimo! Ve ne parlerò a tempo debito. Scoprii così che potevo stare via da casa e starci molto bene, senza catene al collo e senza veti continui. Avevo dovuto imparare le regole della condivisione di tutto, ci si dividevano i compiti dei mestieri di casa, dal lavare i piatti, a scopare in terra e lavare il pavimento, dal fare un minimo di bucato a mano e stirarlo. Fu come essere dentro ad una favola, eravamo tante Biancaneve che allegramente e sempre cantando, tenevano in ordine la loro anima e la loro bella dimora bianca! Dovevo attendere il mio turno anche per andare in bagno, dal momento che era uno e noi cinque! Si faceva la spesa in un market a fianco del Villaggio Taunus e si risaliva con le borsine di plastica, colme di verdura, affettati, formaggi, pane e tutto ciò che non ci eravamo portate da casa. Il rientro verso le ore 19.30 era lento, eravamo strinate dal sole, allora facevamo le lucertole, credendo di essere più belle al ritorno se più abbronzate! Ora si usa la protezione 900 se non si vogliono macchie che riemergono prepotenti ai primi raggi del sole, ricordo di un cloasma gravidico ovviamente per la femmina (nel mio caso!), creme antirughe e anti cellulite, se non vogliamo tornare a casa trasformate nel mostro di Loch Ness. Numana è quasi attaccata a Marcelli e non ho mai ben compreso dove termina l’una e dove inizia l’altra. La storia di Numana risale a tempi molto antichi, infatti già nel Neolitico si contavano insediamenti umani. All’ Antiquarium Statale sono esposti reperti archeologici di rara bellezza, le tradizioni di questa città sono legate al Crocefisso, che ho visto nel Santuario a Lui dedicato! Il Santuario fu costruito tra il 1561 e 1566. Nell’ ottobre dello stesso anno il Crocifisso fu trasferito nel nuovo Santuario, con imponenti festeggiamenti. Il Santuario, a forma rettangolare, in origine misurava 20 m. di larghezza e 22 m. di altezza. Nell’interno le strutture erano disposte a croce greca. La Cappella destinata ad accogliere il Crocifisso era ornata di marmi preziosi. Nel corso degli anni la costruzione subì delle modifiche: infatti, per soddisfare le esigenze abitative del Priore, la parte superiore venne ampliata. Con l’andare degli anni il tempio, per ragioni strutturali, divenne pericolante; qualsiasi riparazione sarebbe stata vana e l’unica via da seguire fu quella della ricostruzione che iniziò nel corso dell’anno 1967.Il nuovo Santuario, così com’è oggi, venne inaugurato il 6 Luglio 1969. Ho assistito al Rosario delle ore 17.30 nel giorno di Pasqua, dopo secoli che non sgranavo più un Rosario e alle 18.00 ho vissuto la Messa Pasquale, in modo diverso da come la conoscevo. Un’esperienza quieta, educata, con una Chiesa gremita di persone, unite e composte in un unico intento. La tradizione più diffusa è certamente quella che indica questo Crocifisso come opera eseguita da coloro che deposero dalla croce e diedero sepoltura al corpo di Cristo.Il Crocifisso, una volta terminato, venne custodito nell’abitazione di un ebreo ma, poco tempo dopo, l’opera venne scoperta e danneggiata. Carlo Magno, Imperatore del Sacro Romano Impero, venuto a conoscenza di alcuni prodigi del Crocifisso, decise di donarlo a Papa Leone III. Durante il trasporto del Crocifisso, all’altezza dell’allora imponente porto di Numana, una furiosa tempesta costrinse l’Imperatore ed il suo seguito ad approdare e a lasciare la reliquia presso la Chiesa di S. Giovanni Battista. L’Imperatore nel frattempo, per urgenti ragioni diplomatiche, fu costretto a raggiungere la Lombardia e successivamente la Francia dove morì nel 814 d.C. Il Crocifisso, dopo la sua morte, rimase a Numana dimenticato dai suoi successori. Nell’anno 846 D.C. Numana fu funestata da movimenti tellurici di notevole entità, che distrussero gran parte delle abitazioni ed anche la Chiesa di S. Giovanni cosicché il Crocifisso sembrò andare perduto. Nel 1294 alcuni pescatori Numanesi trovarono in mare il Crocifisso e, una volta liberato dai detriti che lo ricoprivano, venne portato in una cappella risparmiata dal terremoto in prossimità delle mura di cinta del paese, all’altezza degli attuali resti della “Torre” e lì vi rimase sino al 1566. A causa della decadenza di Numana, e per la floridezza del vicino castello di Sirolo dove i pellegrini trovavano ospitalità, il Crocifisso fu chiamato “di Sirolo” mentre in precedenza, come si rileva da alcuni documenti, era detto “Crocifisso di Numana”.
Foto copiate dai siti in rete, da me poste al solo scopo dimostrativo dei luoghi visitati. non appena avrò pronte le mie personali le pubblicherò!