Ieri, lunedì 19 gennaio, dopo un viaggio all’insegna dell’Oriente di otto giorni e otto fusi orari, Papa Francesco ha fatto ritorno in Italia. Il pontefice ha infatti visitato lo Sri Lanka e le Filippine dove, oltre a salutare i suoi fedeli, ha incontrato i vescovi locali, i capi di Stato e i leader di altre religioni.
A Manila il Papa ha celebrato la messa chiamando a sé numerosi fedeli, con un numero che ha dello straordinario. Si parla di 7 milioni di persone, pari a quelle che hanno partecipato alle sue udienze negli ultimi 12 mesi. Una cifra che supera il record di 3 milioni accorsi al primo anno di pontificato di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. La celebrazione si è svolta sotto una pioggia torrenziale accompagnata da forte vento. Le condizioni meteorologiche hanno ridotto di 4 ore la permanenza del Papa nelle Filippine, tuttavia, nonostante le interferenze climatiche, la folla dei fedeli non si è scoraggiata e ha atteso l’arrivo del Papa all’aeroporto di Tacloban, reggendo sulla testa dei pezzi di carta colorati, quasi a voler ricreare un arcobaleno sotto la pioggia.
Papa Bergoglio aveva preparato una predica per l’occasione, ma in seguito ha preferito regalare a quell’immensa distesa di fedeli una messa fatta di parole sue: parole semplici e vero calore umano. Durante questa “messa da record”, il pontefice non ha dimenticato di ricordare le vittime del tifone Yolanda, mandando un messaggio di speranza e ricordando le sofferenze di Cristo. Ha così aggiunto: “Lui è il Signore, e Lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che ci hanno colpito”. Poi, dopo un minuto di silenzio per le preghiere personali, il Papa ha concluso ricordando a tutti i fedeli che nessuno è solo, e di guardare alla Vergine Maria come a una madre affettuosa e a suo Figlio al pari di un fratello maggiore che unisce e aiuta nel momento dello sconforto: “E attaccati a lei come figli e con la forza che ci dà Gesù, nostro fratello maggiore, andiamo avanti. E come fratelli camminiamo. Grazie”.
Durante il viaggio di ritorno verso l’aeroporto “Ninoy Aquino”, migliaia di fedeli filippini sono accorsi per un ultimo saluto e per augurare al pontefice un buon ritorno a casa. Una volta arrivato, Papa Bergoglio è stato accolto da un centinaio di ragazzi che intonavano canti in suo onore. In compagnia del presidente delle Filippine, Benigno Aquino, si è avviato verso l’aereo per il viaggio di ritorno. Nel mentre, il Papa ha salutato Luis Antonio Tagle, l’arcivescovo di Manila. Poco dopo, il velivolo della “Philippine Airlines” è decollato.
Durante il viaggio, il Pontefice ha mandato messaggi di saluti a tutti i governanti dei Paesi sorvolati durante il viaggio. Fra questi la Cina, già sorvolata nel corso dell’andata e Paese sul quale non era mai stato permesso a un Papa di viaggiare. Anche con il presidente cinese, Xi Jinping, è avvenuto uno scambio di messaggi. Dopodiché, Francesco ha rivolto un augurio a tutta la popolazione della Cina. I rapporti tra Cina e Vaticano prima dell’elezione di Papa Francesco erano molto complicati, in quanto lo Stato cinese, essendo subordinato a un regime comunista, non riconosce tuttora l’autorità diretta del Papa. Tuttavia, la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha dichiarato che il governo cinese auspica che “sotto il nuovo pontefice il Vaticano adotti un atteggiamento più concreto e flessibile, riuscendo a creare le condizioni per migliorare le relazioni tra la Cina e Roma“. Attualmente, solo nella diocesi di Hong Kong è consentito praticare liberamente la religione cristiana. Si tratta di un piccolo passo verso un Cristianesimo che abbraccerà col dovuto rispetto la vastità del continente asiatico. Un progetto che è chiaramente parte integrante del pontificato di Papa Francesco.