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Viaggio in Giappone: chiamare in Italia, Seven Eleven e Jet Lag

Da Nippolandia
Yakisoba a Tokyo

Yakisoba a Tokyo

E continua il mio primo giorno nella capitale giapponese. Mentre ci godiamo il Sanja Matsuri, decido di provare a chiamare casa, visto che da quando siamo arrivati non ho ancora chiamato (anche perché al momento dell’atterraggio a Tokyo, in Italia era notte fonda!). E qui inizia la prima sfida: quale prefisso si deve fare per chiamare in Italia? Sui telefoni pubblici ci sono varie istruzioni, anche in inglese, ma o noi eravamo talmente rimbambiti dal viaggio da non riuscire a comprendere le istruzioni oppure era più complicato del previsto. Ci abbiamo messo un’ora per riuscire a “beccare” il prefisso giusto. C’è da dire che sui telefoni c’erano vari possibili numeri, in base anche ai diversi operatori con cui si voleva chiamare. Ma prima di trovare la giusta composizione di numeri abbiamo provato un’infinità di volte. In certi casi mi diceva che il numero selezionato era inesistene (e di certo non sbagliavo il numero di casa mia!). Altre volte mi dava occupato (e, conoscendo mia madre, non era possibile che tenesse occupato il telefono dato che ancora non avevo chiamato!). In realtà continuavamo a sbagliare. Alla fine, forse per caso, ci siamo riusciti! La giusta composizione era 001-010-39 più il numero di telefono italiano completo di prefisso. Verso sera ci avviamo nel nostro fantastico albergo. Nessuno ha fame… tranne me e Dany. E’ da pranzo che non mangiamo, a parte qualche spuntino nel pomeriggio? Ma perché non possiamo cercare un posto per cenare prima di andare a dormire? Non ci mettiamo a discutere, visto che in 5 non hanno fame. Ma prima di tornare in ryokan passiamo al 7/11 (Seven Eleven). Uno dei pochi negozi che ci solo vicino all’albergo. In pratica si tratta di una sorta di supermercato aperto sempre che vende un po’ di tutto. Anche piatti pronti da mangiare. E la cosa bella è che, se vuoi, te li scaldano. Nei giorni successivi ci siamo tornati spesso al 7/11 per acquisti di vario genere, dall’acqua ai francobolli (ed in questo caso abbiamo fatto impazzire il commesso perché non riusciva a capire cosa volevamo: gli chiedevamo 20 francobolli e lui pensava che volessimo un francobollo da 0,20 yen). Così abbiamo comprato il riso in bianco, tipico della cucina giapponese, e gli spiedini di pollo (yakitori). Li abbiamo fatti scaldare e li abbiamo mangiati nella nostra grandissima camera. Alle 21 eravamo in ryokan ed alle 22 già a dormire nel futon. Ma il jet lag era dietro l’angolo, pronto a farsi sentire. Calcolando il fuso orario, erano più di 24 ore che non dormivo. Ero esausta. La giornata era stata abbastanza faticosa. Così mi sono messa a dormire alle 22 pensando che mi sarei risvegliata il giorno dopo. Ad un certo punto mi sono svegliata e pensavo di aver dormito tanto, anche se mi sentivo ancora stanca. In realtà era mezzanotte. Due ore di sonno ed io, nonostante la stanchezza, ero sveglissima e non riuscivo a dormire. Panico! Sono stata letteralmente assalita da un senso di malinconia e di tristezza. Meno male che c’era Dany, che ha sopportato la mia piccola crisi! E così dopo quasi un paio d’ore, più tranquilla, superata la crisi da jet lag, ho ripreso sonno. E questa volta fino a mattina. Pronta per il secondo giorno a Tokyo.


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