Viaggio per il Portogallo, tra monasteri e dolci.

Da Georgie @Georigie891
Mi sono concessa sei giorni di vacanza in cui, zaino in spalla e sacco a pelo, ho potuto assaporare la regione centrale del Portogallo. Partita da Porto un martedì all'ora di pranzo, un comboio mi ha portato ad Aveiro per poi raggiungere Coimbra all'ora di cena.Due notti passate in una republica, una casa con affitti bassi e agevolazioni destinata agli studenti. Una comunità gestita da chi la vive. Il rifugio per i contestatori e rivoluzionari durante la dittatura di Salazar. Luogo di libertà. Coimbra, città universitaria che può vantare una storia paragonabile a poche altre. La biblioteca accoglie pippistrelli per preservare la sua cultura. E come non parlare di saudade e di fado: la musica malinconica suonata e cantata da soli uomini per le sue note gravi.
Dopo gli universitari arrivano i templari. Tomar. Un monastero. Un monastero, una chiesa, una roccaforte. Una finestra che ricorda quanto la natura sia presente e sia forte. Il convento è anche un labirinto, ma ti fa sentire come Indiana Jones. 
E poi Alcobaça, un altro monastero, meno spettacolare dopo il Convento do Cristo, ma con una storia d'amore triste che vive ancora. Ed è Alcobaça che stupisce con la sua chiesa maestosa ma priva di barocco: semplice e pulita.Arriva la volta del mare, dell'oceano impetuoso di Nazaré e della baia tranquilla dove la notte si va a pescare di Sao Martinho do Porto. Il mare è anche Peniche, con la sua Fortaleza in divesa della piccola penisola in cui si trova.
E a proposito di forti, non poteva mancare una città medievale Obidos. Circondata ancora dalle mure, con le piccole stradine piene di botteghe, corone di fiori, spade, scorci sulla distesa verde della campagna che la circonda.E finalmente si arriva a Lisboa. La capitale. I suoi quartieri così diversi. I tram antichi e moderne metrò. Le viuzze e le grandi piazze. Negozi storici e grandi magazzini. Inoltre, basta un'oretta di treno per ritrovarsi a Sintra: un paradiso naturale. Perdersi dentro il Parque de la Pena tra laghetti, sentieri, chalet, chiese, alberi, giardini botanici. E il grande palazzo disneyano. Eh sì, perché il castello che ispirò Walt Disney fu a sua volta ispirato da questo palazzo che imponente domina la valle.
E sapete una cosa? Tutto questo è accomunato dalla tradizione pasticceria ben radicata. La guida sosteneva che il Portogallo non fa per chi è a dieta e posso confermarlo.
Aveiro è la terra degli Ovos Molos: una crema di uovo e zucchero racchiusa in un'ostia con le forme più disparate, confezionati in piccole botti di legno.

A Coimbra si trovano i Pasteis de Tentugal e i Pasteis de Santa Clara. Ricordatevi che per il singolare si usa pastel.La storia racconta che i famosi dolci di Tentugal sono nati grazie alla bontà natalizia di una monaca carmelitana che regalò questa pasta molto sottile ripiena di uova, zucchero e mandorle.
Anche i pasteis de Santa Clara sono ripieni di uova, zucchero e mandorle, anche se la forma è a mezza luna e la pasta più simile alla brisè. Come mai tutti questi dolci con tuorli e zucchero? Si racconta che le monache utilizzassero gli albumi per inumidire e stirare i propri tessuti e si trovassero così enormi quantità di tuorli con cui preparare squisiti dolcetti.
Anche Alcobaça con il suo monastero ha le sue specialità a base di uova e nella piazza principale ci sono almeno tre pasticcerie che mettono in mostra le loro medaglie per la migliore cornucopia. Indovinate voi il ripieno di questi cornetti.Obidos, città medievale, ospita ogni anno a Marzo, una fiera del cioccolato. In questo periodo niente uova ma molta ginjinha: un liquore alla ciliegia servito ovviamente in un copo de chocolate para comer.E a Sintra ritroviamo la pasticceria con le queijadas, di origine medievale talmente apprezzato che è stato utilizzato per risanare alcuni debiti. Uova presenti nell'impasto insieme al queijo, il formaggio.Vicino a Lisboa esiste un quartiere che si chiama Belem e pensate c'è un gran monastero. Vi era accanto una zona per la raffinazione di zucchero di canna, proveniente dalle colonie portoghesi in Africa e in Brasile.Nel 1834 tutti i conventi vengono chiusi e, nel tentativo di sopravvivere, uno dei monaci inizia a vendere questi dolci aprendo un piccolo negozio lì vicino. Un successo per questi Pasteis de Belém che vengono prodotti dal 1837 con una ricetta tuttora segreta. E vengono copiati in tutto il Portogallo dove si chiamano Pasteis de Nata. Nata significa crema, una crema all'uovo naturalmente. 

Se volete provare a farli ecco una ricetta. Io ho utilizzato il latte di capra per variare. INGREDIENTI

1 rotolo di pasta sfoglia 
100 g di zucchero
5 tuorli
250 ml di latte
2 cucchiai di farina
burro e farina per gli stampi
PREPARAZIONE
Srotolate la pasta sfoglia e ri-arrotolatela in modo da avere una spirale con un diametro più grande della precedente.

Tagliate delle fettine di circa un cm e foderate gli stampini imburrati premendo nel centro. Lasciate riposare le vostre "coppette" un'ora nel frigo.


La crema si prepara sbattendo tutti gli ingredienti insieme: tuorli, zucchero, latte e farina. Un consiglio: seguite questo ordine per evitare i grumi.

Ponetela sul fuoco e portate a ebollizione a fuoco continuando a mescolare: la crema si addenserà.
Deve raffreddarsi fuori dal frigo e poi è pronta per farcire gli stampini. 
Intanto accendete il forno a 250°C.

Non riempiteli completamente per evitare che durante la cottura fuoriesca la farcia. 
Dieci-venti minuti nel forno finché diventano dorati.

Non dimenticate una spolverata di cannella! 


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