Andare in facoltà sta diventando una specie di disciplina olimpionica. Che vuol dire? Semplice, che io non pratico discipline olimpioniche.
La prospettiva di rimanere a casa intabarrata nelle coperte a fare incetta di classici cinematografici, musicali, letterari e quant'altro è fin troppo attraente. In appena un paio di giorni ho (ri)visto Amore e guerra di Woody Allen e 8 e 1/2 di Fellini (a seguire: Hiroshima mon amour), risvegliato la mia passione viscerale per Lou Reed, Smiths e Jefferson Airplane, scoperto nuovi gruppi niente male (tra cui The Coral e Gentle Giant) e spulciato libri in ordine sparso. Ma ora mi sto sforzando di fare la brava, giuro. In più, col fatto che quando non vado in università mi assale un tremendo senso di colpa, divorata dal succitato sono stata spinta a studiarmi in solitaria già buona parte del programma di svariate materie.
Domenica io e Marvi siamo state allo stand al freddo e al gelo per 12 ore consecutive.Nota positiva: i takoyaki. (leggasi: polpette di polpo giapponesi fritte).Nota negativa: abbiamo sfasciato il gazebo per cercare di smontarlo. Ma non era mio, quindi per me è una nota neutra.Nota assurda: ora, ditemi voi, quante probabilità ci sono di incontrare (ed essere riconosciute e chiamate) una professoressa universitaria di lingua francese di 54 anni in un mercatino giapponese per adolescenti otaku incalliti? zero virgola zero? signore e signori, a quanto pare anche la matematica è un concetto relativo.
PS: io e l'uomo siamo tanto ma tanto scemi / e lui è tanto bellino quanto tontino / e questo weekend fuggiremo in quel d'Abruzzo e non voglio sentire ragioni. ecco. lov!