Per tirare la buona Victoire fuori dai guai, i 4 avvocati inglesi della difesa dovranno rivelarsi altrettanti Perry Mason e forse nemmeno così riusciranno a risparmiarle un paio di ergastoli. Sentite i capi d’imputazione: complicità in atti di terrorismo, cospirazione contro il governo per mezzo di guerra e terrorismo, incitazione delle masse alla rivolta contro il governo, ideologia del Genocidio e divisionismo. Da brivido.
Victoire si dichiara innocente. Sostiene che la si vuole condannare solamente per le sue opinioni, come Aun Saan Suu Ky con la quale ama identificarsi. Purtroppo per lei, i 4 co-imputati (Maggiore Vital Uwumuremiy, ex membro delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwqnda, FDLR, una milizia che l’ONU considera terrorista; il colonnello Tharcisse Nditurende; il colonnello Noël Hitiyaremye e il capitano Jean-Marie Vianney Karuta) hanno vuotato il sacco e le loro confessioni con tanto di firma si trovano nelle mani del Procuratore Distrettuale Bonaventure Ruberwa. Forse qualcuno dirà: gliele hanno estorte con la tortura. Niente di più falso. Nelle nostre prigioni non si tortura. Siamo il Rwanda, non lo Stato della Chiesa. Le nostre prigioni sono aperte, naturalmente non nel senso che si può uscire, ma nel senso che si può entrare. Tutti possono visitarle e parlare con i detenuti. Dovete mettervi in nota e vi danno un formulario con un codice mediante il quale potete seguire su Internet l’iter della domanda, più o meno come si fa con i pacchi di DHL. Io stesso nel 2009 ho visitato la famosa “1930” e ho trovato i detenuti gentilissimi, nessuno avrebbe mai detto che avevano tagliato a fette il vicino di casa o sventrato la cognata incinta. Il rancio è ottimo e abbondante, le camere accoglienti, la domenica si gioca a foot, si va al cinema o si assiste a spettacoli di danza. Mi sono messo in nota anche per Victoire e il sito Internet dice: “Domanda in attesa di risposta”.
Il buon Vital ha detto che un giorno la sua amica si è dichiarata stanca di aspettare che le FDLR facessero qualcosa. “Sono dei morti in piedi”, avrebbe detto Victoire, una donna efficiente e dinamica che non per niente in Olanda ha fatto una favolosa carriera fino a diventare capo dei servizi di contabilità di una grande multinazionale (se dei morti in piedi riescono a terrorizzare tutta la regione del Kivu, a saccheggiare i villaggi e a stuprare le donne, figuriamoci che cosa farebbero se fossero vivi). Così avrebbe incaricato Vital di formare una milizia un po’ più attiva, non allo scopo di rovesciare il governo ma “di destabilizzare il Rwanda in modo da costringere il governo a negoziare”, reclutando 200 giovani per ogni provincia. Il Procuratore Distrettuale ha perfino mostrato la ricevuta di un acconto di 3000 dollari per comprare armi e munizioni, spedito a Goma (RDC) via Western Union.
Se volete conoscere il Victoire-pensiero, ecco questo link a uno dei suoi numerosi articoli. Se avete fretta o non capite il francese, vi anticipo che considera Paul Kagame “il peggior dittatore che il Rwanda abbia mai avuto” (ancora peggio di Kaybanda e Habyarimana, un record mondiale). Dichiara che l’unità nazionale “non esiste” perché anche i bambini sanno che la storia del Rwanda è stata scritta da 3 popoli, gli Hutu, i Tutsi e i Twa, dei quali gli Hutu sono i più numerosi e quindi hanno il diritto di comandare. Allo stesso modo la riconciliazione predicata dal governo è una “pura ipocrisia” perché Tutsi sono privilegiati in tutto, gli Hutu sono discriminati e i Twa non li vede nessuno perché sono 2 gatti e stanno nella foresta. Nel paese non c’è democrazia, non c’è uguaglianza, non c’è libertà, non c’è progresso, non c’è giustizia, regna la miseria e così via.
Qualcuno potrebbe dire: “Be’, se queste sono le sue opinioni, ha il diritto di averle”. Certo, nessuno lo contesta. L’ultima cosa di cui il Rwanda ha bisogno in questo momento è il divisionismo, ma si potrebbe anche chiudere un occhio. Le opinioni sono sacre. Però si dà il caso che l’articolo sia stato scritto nel 2006 mentre Victoire aveva lasciato il Rwanda nel 1993, prima che Paul Kagame sconfiggesse militarmente il governo genocidario per fondare la Seconda Repubblica, e c’è tornata solamente nel 2010 quando l’hanno arrestata. Così Victoire non ha visto niente di quello che dice. Parla per sentito dire.
Il Rwanda descritto da Victoire è quello della diaspora Hutu che nel 2010 l’aveva candidata alle elezioni presidenziali contro il presidente uscente Paul Kagame. E’ il Rwanda descritto da chi non può tornare perché ha la coscienza sporca, essendo in qualche modo implicato nel Genocidio. Con una campagna martellante, il governo rwandese ha invitato tutti i rifugiati Hutu a tornare e dopo il primo grande afflusso ora rientrano al ritmo di circa 10.000 all’anno. Ai più poveri vengono regalati una casa di mattoni, un campo e una vacca. Se qualcuno non torna, significa che non è abbastanza sveglio per non lasciarsi abbindolare dalla propaganda degli assassini che vorrebbero trattenere all’estero tutti i rifugiati per utilizzarli come strumento di sovversione, oppure significa ha qualche conto in sospeso e per questo complotta per rovesciare il governo, prendere il potere e tornare da trionfatore. Questi sono in gran parte i membri di RDR, il partito di Victoire. Dal 1993 in Olanda e in Belgio questa brava gente le ha fatto il lavaggio del cervello e in ogni caso Victoire era cresciuta sotto il regime di Habyarimana, dove il razzismo era istituzionale. Secondo questa gente, l’uguaglianza è un sopruso: gli Hutu sono più numerosi e devono comandare. Non concepisce il Rwanda in termini di cittadini ma di etnie. “Unità” gli sembra una parolaccia. Non vota per un’idea politica ma per una razza. Victoire è stata bombardata per anni con questo veleno, prima nel suo Rwanda natale e poi in Olanda. Sono le basi della democrazia etnica, l’ideologia messa a punto nel 1957 dal vescovo cattolico monseigneur Perraudin con “I Dieci Comandamenti del Popolo Hutu.” Ecco perché, se Victoire sarà condannata, credo che abbia diritto a qualche attenuante. A suo modo è una vittima.
Dragor