PUBBLICAZIONE DI UNA MONOGRAFIA CELEBRA LA LUNGA E PRESTIGIOSA STORIA
ARTISTICA DEL PITTORE E INCISORE VERCELLESE.
VICTOR NOMIN
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IL PITTORE E INCISORE VICTOR NOMIN CELEBRA I SESSANT’ANNI DI ATTIVITA’ ARTISTICA: QUADRI COME PALCOSCENICI, SU CUI SONO ALLESTITE RAPPRESENTAZIONI AMBIGUE E PARADOSSALI IN UNA VISIONE ENIGMATICA DELLA REALTA’.
Nel panorama delle arti figurative di Vercelli e non solo il pittore e incisore Victor Nòmin rappresenta sicuramente uno degli artisti più interessanti e creativi nonostante il suo riserbo e la sua estrema ritrosia a mettersi in mostra, centellinando la sua presenza e offrendo al pubblico rare ma significative occasioni per apprezzare il suo lavoro.
Biellese di nascita ma Vercellese di adozione, dotato di naturale predisposizione e talento, Victor Nòmin ha studiato all’Istituto Belle Arti di Vercelli acquisendo una notevole preparazione accademica, approfondendo il disegno e le varie tecniche sia della pittura che dell’incisione frequentando le lezioni del maestro Armando Donna che lo introduce negli ambienti artistici del postfuturismo e della metafisica del novecento italiano e gli fa conoscere maestri del calibro di Mario Sironi, frequentazioni queste che grande influsso avranno sulla sua maturazione ed evoluzione artistica.
Oggi, ad oltre sessant’anni dai suoi esordi nel mondo dell’arte, Victor Nòmin ha voluto sintetizzare in una agile ed elegante monografia, che raccoglie le riproduzioni di un centinaio di opere e una selezione di giudizi critici, le tappe fondamentali della sua carriera artistica.
“L’uomo dei ricordi”, una intensa rappresentazione di vecchio schizzata a matita risalente alla fine degli anni ‘40, apre simbolicamente la “storia” artistica di Victor Nòmin, una storia che si snoda tra le reminiscenze dell’artista attraverso le sue prime opere – in prevalenza paesaggi, nudi femminili, nature morte – che, pur nella attinenza alla realtà della rappresentazione, già lasciano intravedere quel trattamento dinamico delle forme, con un potente senso dei valori plastici e del colore, quella scomposizione dello spazio in piani successivi che evocano paesaggi del tutto irreali con linee stilizzate e colori vivi, che daranno corpo ad un universo onirico dove il mistero e la sensualità si fondono in un complesso armonioso ed elegante al limite della realtà, in un’atmosfera onirica, diremmo spettrale, resa ancor più sinistra dalla minuziosa, quasi maniacale attenzione con cui i soggetti e lo scenario prospettico sono definiti.
Colori ricercatissimi, con tinte piatte ad effetti decorativi donano alle opere una grande purezza formale, frutto di una ricerca sullo spazio spirituale dell’artista, dove ogni elemento che anima la superficie della tela partecipa al suo dinamismo, alla sua vitalità espressiva in un sorprendente amalgama di personaggi fantasmagorici e surreali, figure femminili, abatini, gendarmi, funamboli spesso ricondotti a semplici silouettes o presenze inquietanti che ammiccano dal bordo della tela, integrati in paesaggi urbani metafisici.
La precisione del tratto, la semplicità delle figure ed il trattamento geometrico delle forme, mutuato dai lavori di incisione, ci riportano all’essenziale, la figura è stilizzata e schematica, la stesura della trama dell’opera è caratterizzata da contorni netti, dovute a sottili linee nere, a superfici lisce, semplificate, con chiaroscuro elementare e ombre perlopiù monocrome dove ad emergere sono volumi, contorni nitidi e colore ricco.
Incontrare questo artista e sentirsi rapiti e’ un tutt’uno.
Con le sue opere si entra in una dimensione che lui stesso definisce metafisica, ma che possiede una forza comunicativa, che pur prendendo spunti da maestri ispiratori – di Donna e Rosai già si è detto, ma anche Sironi, De Chirico, Cezanne per certe assonanze cromatiche – riesce ad assume una personalita’ propria e totalmente individuale, monumento di irrealismo magico con la sua maniera di essere artista, densa di energia espressiva e di carica umana.
E’ la semplicità delle immagini quella che colpisce e conquista; il tratto forte e vigoroso, i colori netti e taglienti, forti e aggressivi insieme, ma che si armonizzano gli uni agli altri, proprio come se anzichè pennello e spatole, il pittore usasse degli strumenti musicali, perfettamente accordati fra loro, che riescono a toccare le corde profonde dell’animo dell’osservatore.
Una drammatizzazione della sintesi, una suggestione metafisica che precipita lo spettatore in uno stato di riflessione intenso sulla natura stessa della realtà: Nei quadri di Victor Nòmin si vede il dolore, la gioia, lo sgomento e il senso d’oppressione, l’angoscioso realismo e l’idea di solitudine che questo artista sente profondamente nel proprio animo; ma non appare mai la rassegnazione: infatti anche quando il cielo incombe sulle figure e sulla terra, quando intorno si fa buio, c’e’ sempre un punto luminoso, una luce che emerge e illumina irradiandosi verso le zone scure.
Michele Catalano, Agosto 2011
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