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Società e letteratura sexy, donne e femminilità
Avrete di sicuro notato il titolo del post diverso, non più “hot” ma “pruriginosi”, non più “tette” ma “seni”. Per un motivo: il linguaggio influenza le menti e le azioni, in particolare dei più giovani. Un passo alla volta.
Dagli articoli precedenti è emerso che le donne italiane vivono livelli minori di occupazione; che la società del nostro paese ha un rapporto più conflittuale verso il sesso rispetto ad altri paesi occidentali; che non poche ragazze sognano una carriera da veline, schedine, microfonine, ecc. Da una ricerca che si può compiere con facilità online si scopre che problemi simili vi sono in quegli Stati in cui il corpo delle donne è esposto con più frequenza.
C’è un legame?
Laddove la donna è esposta di più esistono similitudini nella società, dalla comunicazione al mondo del lavoro, dalle ambizioni alle consapevolezze sessuali. Inoltre, l’uguaglianza dei ruoli fra l’uomo e la donna è ancora al di là da essere fatto tangibile in Italia. Una delle riflessioni che subito si scatena è di riflettere se sia opportuno o meno imporre con la forza della legge alcuni riconoscimenti per la donna (si pensi alle quote rosa in politica).
Si diceva prima del mutamento delle parole nel titolo, il linguaggio esprime concetti e ne influenza altri. Per tale motivo la televisione ha una responsabilità gravosa, la comunicazione intensiva detiene l’onore e l’onere di produrre modalità di stili di vita, i quali poi si riflettono nella quotidianità di milioni di persone. Non è un caso che dilaghino fra i giovani e i giovanissimi mode che sono direttamente l’effetto di qualche accadimento televisivo, in un vortice di segni, gesti, parole, che sono in parte previsti dagli autori dei programmi. Cattiva maestra la TV come sosteneva Popper? Sì, ma non basta per spiegare la complessità che si tenta di esplorare.
C’è un altro aspetto che considerato senza ipocrisia contribuisce a rallentare la consapevolezza di tante italiane. Percentuali basse di donne in politica rispetto ad altri paesi fanno sì che numerose tematiche femminili siano sempre poste in secondo piano. Inutile vantare migliorie o promesse vane, chi sono i leader della maggior parte dei partiti politici italiani? Maschi. Finché non ci sarà una rivoluzione anche da questo punto di vista, l’impatto comunicativo della politica non potrà mettere in moto nuove energie. Indipendentemente dalle idee, appare risibile come nei due più importanti partiti vi siano due uomini al comando, uno del 1936 e un altro del 1951. Sarebbe bene che si facessero entrambi da parte e passassero il testimone a donne di non più di quarant’anni, questa sì che sarebbe una rivoluzione in Italia (1970, per capirci, come limite massimo). Donne colte, intraprendenti, lungimiranti. Donne dotate di apertura mentale europea che possano essere un esempio per tante altre giovani. Se la società è lenta anche a causa dei mezzi di telecomunicazione la politica dovrebbe rigenerarsi e prendere le sorti della femminilità in mano. Se c’è maschilismo in Italia – c’è indubbiamente – tutti, sia donne che uomini, dovrebbero contrastarlo, a partire dal linguaggio di ogni giorno. Non è davvero più accettabile oggi che un uomo dica ancora “puttana” o “troia” riferendosi a una donna, per quanto lei si sia macchiata di chissà quale azione. Ma al medesimo tempo non è più accettabile che lo stesso tipo di linguaggio sia nelle bocche delle donne, colpevoli non di rado con altrettanta responsabilità.La politica si è imbarbarita, tuttavia non si può non dichiarare che il cavallo di battaglia sia palesemente in mano alla Lega Nord, nella quale molti dei rappresentanti massimi (Bossi, Borghezio, Calderoli, ecc) utilizzano un linguaggio greve degno dei trogloditi delle caverne in Val Camonica.
Il giornalismo ha anch’esso le sue responsabilità. È più semplice vendere gossip che giornalismo d’inchiesta, è più proficuo vendere l’ultima nottata di baldoria della velina con il calciatore che un’intervista a un chimico che rischia con le sue scoperte di ottenere il premio Nobel. Il mercato, si dice, ha le sue leggi. Sbagliato. Le leggi del mercato sono influenzate dalle scelte degli esseri umani, ogni giorno con le nostre azioni scegliamo, dal programma del canale televisivo al quotidiano da leggere, dai cibi che ingeriamo ai prodotti di bellezza. Ognuno di noi rimpingua le casse di una società piuttosto che di un’altra. Soltanto un maggiore spirito critico permette scelte più consapevoli, per questi motivi la curiosità intellettuale e la capacità di conoscere, di andare oltre i veli dell’ignoranza, sono le uniche difese che abbiamo a disposizione. Uniformarsi nelle mode e nelle scelte – magari influenzati come pecore dalla pubblicità – non può che indebolire lo spirito critico.
E come si nutre lo spirito critico?
Domani parlerò di questo. La sto prendendo alla lontana, ma poi ne capirete la ragione.
[Puntate precedenti: 1-2-3]
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